di Antonio Mazzeo
Google acquista una startup israeliana e rafforza la propria presenza nel mercato mondiale della cyber security. Con un comunicato stampa emesso il 4 gennaio, la transnazionale informatica con quartier generale negli Stati Uniti d’America ha reso noto l’acquisizione di Siemplify, azienda leader nella gestione e analisi dei dati e provider SOAR (security orchestration, automation and response), con quartier generale a Ramat Gan, città alla periferia est di Tel Aviv. Per l’operazione Google avrebbe speso non meno di 500 milioni di dollari.
“Siemplify condivide la nostra visione nel settore della sicurezza informatica e con il team specialistico di Google Cloud aiuterà le aziende a gestire meglio la loro risposta alle minacce”, spiega il management della transnazionale. Nello specifico le applicazioni della start up israeliana saranno messe a disposizione della Google Cloud Platform, la suite di servizi di “cloud computing” che Google utilizza per i suoi più noti prodotti, come l’omonimo motore di ricerca, Gmail, Google Drive e il canale YouTube.
“In un periodo in cui gli attacchi cyber stanno crescendo rapidamente sia in frequenza che per complessità, è questo il momento migliore perché le due aziende lavorino insieme”, aggiunge l’ufficio stampa di Google Cloud. “Con Siemplify noi cambieremo le regole su come le organizzazioni cacciano, individuano e rispondono alle minacce informatiche. La piattaforma di Siemplify consente agli analisti del Security Operation Center di gestire le risposte con velocità e precisione e sarà integrata nel gruppo di sicurezza informatica Chronicle di Google Cloud. La sua provata capacità SOAR unita all’approccio innovativo di Chronicle sarà un passo importante per migliorare gli strumenti a disposizione nel settore della cyber security”.
Siemplify è stata fondata nel 2015 e tra i principali clienti annovera Amazon Web Services, Microsoft Azure, McAfee, Cisco e alcune delle più importanti aziende e start up israeliane del settore sicurezza. Cofondatore e amministratore delegato è Amos Stern, in passato analista del dipartimento d’intelligence delle forze armate israeliane, poi responsabile vendite della divisione Cyber & Intelligence di Elbit Ltd, una delle maggiori aziende del complesso militare-industriale di Israele. Simile il curriculum professionale dell’altro co-fondatore e direttore generale di Siemplify, Alon Cohen.
Siemplify non è la prima azienda rilevata in Israele dal colosso internazionale dell’informatica. Nel 2013 Google ha acquistato per oltre un miliardo di dollari Waze Mobile Ltd, la start up israeliana che ha ideato e brevettato Waze, l’applicazione di navigazione stradale che fornisce agli utenti aggiornamenti in tempi reali sul traffico veicolare, oggi disponibile con le piattaforme IOS e Android. Nel 2019 sono state rilevate invece la società Elastifile per 200 milioni di dollari (elabora applicazioni informatiche per la gestione della logistica) e Alooma per 150 milioni di dollari (società di elaborazione e trasmissione dati).
Il 22 giugno 2021 è stata formalizzata invece la partnership tra Google e ThetaRay, società di sicurezza informatica con sede a Hod HaSharon per sviluppare programmi e sistemi di intelligenza artificiale “contro il riciclaggio di denaro sporco” e le “transazioni finanziarie internazionali delle organizzazioni criminali”.
Non sono mancate le critiche sulle relazioni di Google con le aziende israeliane notoriamente legate al complesso militare-industriale. In un documento pubblicato da The Guardian lo scorso mese di ottobre, oltre 400 dipendenti di Google ed Amazon hanno denunciato che le applicazioni informatiche realizzate o utilizzate dai due colossi transnazionali sarebbero state impiegate per spiare attivisti e difensori dei diritti umani palestinesi o per “colpire direttamente i cittadini palestinesi nella Striscia di Gaza”.
“Condanniamo l’impiego di questi servizi cloud che vengono venduti al governo e ai militari israeliani e che contribuiscono alla sorveglianza e alla repressione dei Palestinesi”, scrivono i lavoratori. “Abbiamo avuto modo di osservare che Google e Amazon perseguono aggressivamente i contratti con istituzioni come il Dipartimento della Difesa, l’Immigration and Customs Enforcement (ICE) e i dipartimenti di polizia statali e locali USA. Questi contratti sono parte di un inquietante modello di militarizzazione, perdita di trasparenza ed elusione del controllo”.
In particolare i dipendenti di Google e Amazon stigmatizzano la decisione di dare avvio al cosiddetto progetto Nimbus con il trasferimento a Israele di “pericolosa tecnologia informatica”. “Il Progetto Nimbus è un contratto del valore di 1,2 miliardi di dollari con cui si forniscono servizi cloud ai militari e al governo israeliano”, scrivono i lavoratori. “Questa tecnologia consente l’ulteriore sorveglianza e l’illegale raccolta dati sui palestinesi e facilita l’espansione degli insediamenti abitativi illegali di Israele in territorio palestinese. Non è casuale che il contratto è stato firmato la stessa settimana in cui le forze armate israeliane hanno attaccato i palestinesi nella Striscia di Gaza, uccidendo 250 persone circa, tra cui una sessantina di bambini”.
“La tecnologia che le nostre compagnie si sono impegnate a realizzare renderà sistematici la discriminazione e i trasferimenti forzati della popolazione da parte dei militari israeliani e sarà ancora più crudele e letale per i Palestinesi”, concludono i lavoratori di Google e Amazon. “Per questo chiediamo che non vengano venduti servizi cloud e che si interrompano le relazioni e i legami con il regime oppressivo di Israele”.
Articolo pubblicato in Pagine Esteri il 7 gennaio 2022, https://pagineesteri.it/2022/01/07/mondo/google-la-cyber-security-aumenta-il-controllo-digitale/