Mai furono così vere e concrete le parole di Gramsci su un ceto politico che aderisce ad una determinata cultura basata sullo sviluppo della borghesia, invece di aumentare quella collettivistica e di solidarietà comunista.
Nello stadio attuale la classe capitalista è rappresentata da un ceto… d’avanguardia, la plutocrazia; la linea di sviluppo storico della classe capitalista è un processo di corruzione, un processo di decomposizione. Le funzioni tradizionali della classe capitalista nel campo della produzione sono passate nelle mani di un medio ceto irresponsabile senza vincoli né di interesse né psicologici con la produzione stessa: burocrati del tipo «impiegati dello Stato» venali, avidi, corrotti, agenti di borsa, politicanti senza arte né parte, gentarella che vive alla giornata, saziando bassi desideri e proponendosi scopi ideali adeguati alla sua psicologia crapulona: possedere molte donne, avere molti quattrini da spendere nelle alcove delle prostitute d’alto rango, nei baltabarine nello sfarzo vistoso e grossolano, avere una particella del potere di tormentare e far soffrire altri uomini sottoposti.
(L’operaio di fabbrica – Non firmato, L’Ordine Nuovo, 21 febbraio 1920, sotto la rubrica «La settimana politica»)
Spano e quei club hard che imbarazzano il Pd
Collaboratore di Melandri e Amato. Sul suo profilo Facebook spuntano foto con Orlando e la Boschi. I finanziamenti pubblici dell’Unar a circoli di sesso a pagamento e i legami dell’ex direttore coi big dem.
Giovanna Predoni
Francesco Spano, l’ex direttore dell’Unar finito nella bufera del servizio delle Iene per aver assegnato un bando da 55 mila euro a un’associazione cui fanno capo alcuni circoli, saune e centri massaggi “hard” dedicati al mondo omosessuale, non è un personaggio qualunque all’interno del microcosmo che ruota attorno a Partito democratico e centrosinistra. Sul suo profilo Facebook si possono trovare foto con la presidente della Camera Laura Boldrini e persino con il ministro della Giustizia Andrea Orlando.
ACCUSATO NEL 2013 DA FDI. Il numero uno dell’ente gestito da Palazzo Chigi, per promuovere la parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni, fu già accusato nel 2013 da Fratelli d’Italia di essere diventato segretario generale del Museo Maxxi (con uno stipendio da 72 mila euro all’anno) solo perché da tempo “portaborse” e “avvocato” di Giovanna Melandri, già ministro per le Attività culturali tra il 1998 e il 2001. La poltrona di Spano è saltata, anche perché Le Iene lo avevano accusato di essere persino iscritto ai circoli dove si svolgevano questi “festini” hard con anche casi di prostituzione.
RISCHIA UNA DENUNCIA PER ABUSO D’UFFICIO. Si è dimesso, ma ora rischia comunque una denuncia per abuso d’ufficio da parte dell’associazione Provita. A convocarlo a Palazzo Chigi è stata l’ex ministro per le Pari opportunità Maria Elena Boschi, che, secondo il leader del Popolo della Famiglia Mario Adinolfi, avrebbe anche lei responsabilità per non aver vigilato abbastanza su come venivano impiegati questi fondi quando era al ministero.
HA OTTIME ENTRATURE NELLA CHIESA. Ma le dimissioni di Spano rischiano di fare rumore nell’ambiente capitolino. Il legale nato a Pisa nel 1977, con ottime entrature nella Chiesa – già direttore del Centro culturale della diocesi di Pitigliano dal 2001 al 2009 – è stato collaboratore di Giuliano Amato quando l’attuale membro della Corte costituzionale era ministro dell’Interno sotto il governo Prodi tra il 2006 e il 2008.
Francesco Spano con Maria Elena Boschi
È uno storico collaboratore della Melandri, che non è persona di poco conto nell’establishment romano. È cugina dello storico anchorman televisivo Gianni Minoli che a sua volta ha una figlia, Giulia, sposata con Salvo Nastasi, ex plenipotenziario del ministero dei Beni culturali, ora vicesegretario generale di Palazzo Chigi, su nomina dell’ex premier Matteo Renzi, e commissario per la bonifica dell’area ex Italsider di Bagnoli a Napoli.
ADINOLFI: «SI DIMETTA ANCHE LA BOSCHI». Insomma toccare Spano significa mettere in serio imbarazzo il Pd. Non è un caso che sempre l’ex piddino Adinolfi, parli di responsabilità politica del governo Renzi. «Insieme a Spano dovrebbe dimettersi la Boschi che fa fare tanti bandi come questo da 999.274 euro dove Arcigay fa la parte del leone (75.000 ad Arcigay, 75.000 ad Arci, 20.000 a Arcigay Roma, 75.000 pure al Mit dei trans)», dice il leader del Popolo della Famiglia. «Questo schifo esiste perché politici come la Boschi fanno bandi come come quelli che il Popolo della Famiglia ha denunciato con le erogazioni dell’Unar. Spano deve dimettersi, la Boschi insieme a lui, l’Unar va chiuso e quei bandi non vanno fatti più. Con le risorse risparmiate noi del Popolo della Famiglia al governo finanzieremo il reddito di maternità. Prima la famiglia, poi la prostituzione gay, che dite, è ragionevole?».
UN ENTE CONTRO LE DISCRIMINAZIONI. L’Unar è stato istituito nel 2003 con lo scopo di promuovere la parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica, anche attraverso la concessione di fondi ad associazioni che si adoperano in questo senso. Le Iene però accusano l’Ufficio di aver finanziato con soldi pubblici «un’associazione di imprenditori del mercato del sesso gay», come spiega un uomo, rimasto anonimo, da cui è nata la segnalazione, e come hanno documentato le immagini del servizio televisivo. Secondo il Corriere della Sera si tratta della Anddos, Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale.
Francesco Spano (a destra) accanto al ministro della Giustizia Andrea Orlando
A difendere l’Unar e il suo operato è stato il responsabile comunicazione Fernando Fracassi. «Vorrei solo dire a chi con tanta enfasi sta riempiendo la mia bacheca di insulti gratuiti e mi telefona in anonimato per aggredirmi in modo violento solo perché lavoro all’Unar», ha scritto Fracassi su Facebook, «che purtroppo non sapete con quale dedizione noi svolgiamo il nostro lavoro, dal direttore fino all’ultimo operatore che risponde al numero verde. Non conoscete l’ufficio e vi basate solo su un servizio che distorce la realtà».
PALAZZO CHIGI SOSPENDE IL BANDO. «Sono dispiaciuto per come è stato montato il servizio», ha concluso, «noi non finanziamo associazioni ma solo progetti che abbiano esclusivamente una valenza sociale e che possano contribuire al contrasto contro le discriminazioni». Ma le parole di Fracassi non sono bastate. E anche la presidenza del Consiglio a fine serata ha deciso di correre ai ripari con un comunicato. «La presidenza del Consiglio, per quanto non si ravvisino violazioni della procedura prevista e d’accordo con il dottor Spano, disporrà la sospensione in autotutela del bando di assegnazione oggetto dell’inchiesta giornalistica, per effettuare le ulteriori opportune verifiche. I relativi fondi, comunque, non sono stati ancora erogati».
20 febbraio 2017