Nasceva oggi [ieri ndr], 22 gennaio, del 1891, ad Ales, Antonio Gramsci: mentre la gran parte della produzione teorica marxista è rimasta sotto le macerie del Muro di Berlino, il pensiero di Gramsci – marxista critico, comunista umanista – rifulge sempre più luminoso. Oggi è il pensatore italiano più studiato e tradotto nel mondo. Ed è uno degli autori, di ogni genere, inseriti dall’Unesco nella classifica dei 250 maggiori di ogni tempo e di ogni lingua. Non soltanto il pensiero e l’opera, ma la figura stessa di Antonio Gramsci costituiscono un patrimonio teorico, uno stimolo culturale e un esempio morale al quale guardare “con reverenza” (così scrisse Benedetto Croce) e con attenzione, consapevoli della piccolezza della classe politica e del ceto intellettuale oggi, al cospetto della grandezza di questo piccolo uomo malato, vissuto solo 46 anni, fra drammatiche difficoltà, perseguitato dal regime mussoliniano. Il pubblico ministero nell’arringa finale pronunciò la famigerata frase: “Bisogna impedire a questo cervello di funzionare per almeno vent’anni”. E la condanna giunse: 20 anni, 4 mesi, 5 giorni di reclusione. Quel cervello non smise di funzionare. E ha prodotto con le Lettere e con i Quaderni due capolavori della letteratura e del pensiero di tutti i tempi. La fortuna di Gramsci nel mondo rappresenta oggi la più clamorosa disfatta per il fascismo.
21 gennaio 2014