La genesi per capire come mai ci si trova in questa situazione e chi furono alcuni responsabili. Un breve cenno di analisi che anticipava l’involuzione odierna.
MOWA
(da “il lavoratore/oltre”, 18 settembre 1992)
I battistrada della destra si svelano
In una situazione resa più drammatica dagli effetti reali che il trattato di Maastricht esercita senza essere ancora entrato in vigore, la deriva della democrazia italiana viene bruscamente accelerata dal passaggio dei «pieni poteri» al governo, ciò che rende lo stesso ruolo della Commissione De Mita per le riforme istituzionali uno strumento di ratifica di decisioni incostituzionali già prese, senza una opposizione sufficiente.
Invano si è cercato sino ad oggi di far capire che il Psi di Craxi, Amato e Martelli sin dal 1979 ha aperto una voragine contro la democrazia, in cui si sono infilati il Pci e il Pds di Occhetto, Napolitano e Ingrao, nonché la Rete di Orlando e i verdi, illusi tutti a vario titolo di interpretare correttamente una domanda sociale che non era contro la «partitocrazia» — come sempre aveva detto la «destra» — ma contro la riduzione di democrazia favorita, dentro e fuori delle stesse organizzazioni che avevano fondato la Repubblica democratica e la Costituzione per avviare un processo di trasformazione della società e dello stato.
Siamo ad una stretta traumatica, e dopo l’inganno alimentato col dire che sono superate le divisioni tra «destra» e «sinistra» — ciò che è tipico della cultura delle forze conservatrici che puntano all’Europa «delle nazioni» — ci troviamo davanti persino ad affermazioni stupefacenti, come quella che riscrivere il patto tra i cittadini e le istituzioni «non è un obiettivo “di sinistra”, tant’è vero che è condiviso anche da persone e gruppi di altra ispirazione». (L’Unità del 6 settembre, nell’omonimo «fondo»). E — con più precisione — non si esita a scoprire — oggi — che i temi della riforma delle istituzioni e del sistema politico «sono i temi della destra», che «dominano» la scena politica perché «la destra ha imposto il suo gioco» dopo l’abbandono da parte del Psi della carta delle riforme, e che Craxi ha lasciato Cossiga solo «a fare segni nell’aria» (La Repubblica del 9 settembre, per la penna di Baget Bozzo).
E così, si accompagna la democrazia al tramonto, scoprendo le carte al fine di dire che «destra» non implica nulla di disonorevole sia in Segni che in Bossi e Miglio, e che sono «anche» di altri le posizioni che Psi e Pds hanno assunto facendo da mosche cocchiere di un carro che — in materia di autoritarismo — è portatore di un’antica egemonia culturale, e che di recente ha fatto trovare in Karl Schmidt [e] l’alternativa a Karl Marx negli epigoni della cultura marxista.
Salvatore d’Albergo