di Daniele Chicca
NEW YORK (WSI) – Con le élite politiche che vengono con sempre maggiore facilità associate ai gruppi che fanno gli interessi di aziende multinazionali, grandi banche e ultra ricchi, gli elettori preferiscono rivolgersi ai partiti che offrono un’alternativa. Si tratta spesso di movimenti che sfociano in populismi ed estremismi, ma che hanno il pregio di offrire loro una rappresentanza più corretta ed equa.
L’elettorato cerca semplicemente di ottenere le soluzioni ai loro problemi, che sono tanti dopo la grande crisi economica e finanziaria mondiale degli ultimi anni. Il problema di fondo di un simile contesto è che l’incertezza politica e l’instabilità e la poca continuità al potere costituiscono, insieme alla mancanza di fiducia nelle banche centrali, un ulteriore zavorra sulla ripresa, non la soluzione.
- I prezzi azionari. Se i mercati finiscono nei guai, le attività di M&A, la liquidità e le operazioni di buyback, che avevano sostenuto le Borse, si ridurranno e la debolezza di Wall Street contagerà anche le altre piazze finanziarie.
- I mercati del debito e i bond societari. Le aziende energetiche e quelle attive nei mercati emergenti si sono indebitate fortemente per investire. Il numero di default societari sta già salendo a vista d’occhio e il rischio di un contagio è elevato, dal momento che sia gli investitori retail sia gli istituzionali di tutto il mondo sono esposti a questo settore.
- I problemi del settore bancario. Dopo la stretta creditizia le banche devono prestare attenzione a eventuali segnali di stress finanziario. In Italia i problemi delle sofferenze bancarie sono note, ma non siamo l’unico paese interessato. Le banche cinesi ed indiane e quelle europee più in generale sono piene di crediti deterioati. In Europa rappresentano 1.200 miliardi di euro.
- Le restrizioni ulteriori alle condizioni di liquidità rischiano di esacerbare il nervosismo. A contribuire sono i cali continui delle quotazioni delle materie prime.
- Volatilità nel Forex e guerre valutarie. Un dollaro più forte indebolisce la crescita della prima economia al mondo, gli Stati Uniti. Ma un biglietto verde in calo, significa anche un euro e uno yen più forte, che avrebbero un impatto negativo sulle prospettive di crescita di due regioni ancora in difficoltà, Eurozona e Giappone.
- La rinnovata debolezza dell’economia mondiale. In questo caso i due “imputati” principali, i quali attraversano una crisi profonda, sono i mercati emergenti e il settore energetico. Il rallentamento del Pil, la deflazione e i problemi finanziari riporteranno l’attenzione sulla sostenibilità del debito pubblico. Le questioni sono ancora irrisolte in Usa e Giappone, mentre in Eurozona è facile che in un quadro del genere, i problemi di rifinanziamento dei propri debiti coinvolgano anche paesi considerati “core” come Francia e Italia.
- Perdita di fiducia nelle autorità di politica monetaria. Le banche centrali hanno fatto tutto il possibile per rilanciare la ripresa, andando – dicono alcuno – anche contro al loro mandato. Ma le munizioni ormai stanno per finire.
- Incertezza e caos politico. La situazione geopolitica si è deteriorata, i partiti populisti e nazionalisti continuano la loro avanzata. Il tutto mentre a giugno ci saranno almeno due appuntamenti caldi e decisivi sul piano politico, come le elezioni anticipate in Spagna e il referendum sulla Brexit.
In realtà come si può capire, non sarà un solo elemento a far scoppiare la prossima crisi, bensì una serie di venti concatenati.
10 maggio 2016
Fonte: The Independent