Tutte le persone del mondo riversano le loro confidenze, sotto forma di “comunicazione“, in quel bacino di bit informatico che si chiamano Facebook, Apple, Google e Microsoft, senza riflettere che quei contenitori immagazzinano aspirazioni, frustrazioni, fotografie (anche di minori, alla faccia della tutela), ambizioni, gelosie, ecc. di ognuno e con una precisione impressionante vista la possibilità dell’incrocio dei dati.
In questa marea di dati e di leggerezze valutative dei fruitori di Facebook, Apple, Google e Microsoft, però, qualcuno riesce a far riflettere e mettere un minimo d’ordine a quello che è il dominio di alcuni fratelli minori del “grande fratello” che entrano nelle nostre case come ospiti ben graditi, senza farci sapere, in verità, che hanno avuto un solo compito: studiare le nostre vite… Tanto pervasivi da allarmare la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Questa cosa dovrebbe farci riflettere, anche a fronte dello scandalo del programma di sorveglianza della Nsa americana svelato da Edward Snowden, che la massoborghesia intende perseverare nella creazione (e vediamo gli enormi sviluppi in tal senso) di un modello di controllo tecnologico globale. Incominciamo ad organizzare una resistenza a tutela della nostra vera privacy partendo da leggi più severe contro quelle multinazionali che estorcono informazioni in modo arbitrario.
MOWA
La corte di giustizia Ue: i cittadini europei potranno vietare a Facebook di conservare negli Usa i propri dati. Non c’è un livello di protezione adeguato
(Agi) I cittadini europei potranno chiedere di vietare a Facebook o ad altri colossi del web di conservare negli Usa i dati dei propri iscritti: è quanto ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Ue che ha rovesciato una decisione del 2000 della Commissione europea, la quale riteneva che gli Usa garantissero un livello di protezione adeguato dei dati personali. Si permetteva quindi il trasferimento di informazioni riguardati cittadini europei.
Il massimo organo giudiziario comunitario ha accolto la richiesta al centro di una lunga battaglia giudiziaria contro Facebook avviata nel 2011 da uno studente austriaco di giurisprudenza, Max Schrems, dopo lo scandalo del programma di sorveglianza della Nsa americana svelato da Edward Snowden. La sentenza fissa un precedente, che finirà per riguardare i giganti tecnologici americani presenti in Europa: oltre a Facebook la Apple, Google e Microsoft.
Secondo la legislazione comunitaria, si possono trasferire dati personali a un paese terzo solo se questo garantisce un livello di protezione adeguato. La corte ha fatto presente che negli Usa le esigenze della sicurezza nazionale prevalgono “sul regime dell’approdo sicuro” per i dati privati dei cittadini europei. Per questo i colossi del web sono obbligati a derogare “senza limiti, alle norme di tutela previste” con il rischio di “ingerenze da parte delle autorità pubbliche americane nei diritti fondamentali delle persone”. Per la Corte di Lussemburgo, “una normativa che consenta alle autorità pubbliche di accedere in maniera generalizzata al contenuto di comunicazioni elettroniche deve essere considerata lesiva del contenuto essenziale del diritto fondamentale al rispetto della vita privata”.
Facebook raccoglie i dati dei suoi utenti europei in un server che ha base in Irlanda e da lì, li trasferisce negli Stati Uniti. Con questa sentenza, la Corte Ue ha rimesso alle autorità di controllo di Dublino di “esaminare la denuncia” del cittadino austriaco e di valutare se sia necessario “sospendere il trasferimento dei dati degli iscritti europei verso gli Stati Uniti, poiché gli Usa non offrono un livello di protezione adeguato dei dati personali”.
La Germania ha salutato con favore la sentenza della Corte di giustizia Ue. “È un segnale forte per la protezione dei diritti fondamentali in Europa”, ha affermato il ministro della Giustizia, Heiko Maas. “Quanti offrono prodotti e servizi nell’Ue devono aderire ai principi di protezione dei diritti, quale che sia il server del computer”, ha dichiarato.
Facebook ha sollecitato l’Unione europea e gli Stati Uniti a trovare rapidamente una soluzione. “È imperativo che i governi di Ue e Usa garantiscano che continueranno a fornire metodi affidabili per il trasferimento legale dei dati e che risolveranno tutte le questioni legate alla sicurezza nazionale”, ha fatto sapere Facebook Europe, in un comunicato.
Dal 2013, l’Unione europea sta negoziando con gli Stati Uniti un nuovo accordo per la gestione e lo scambio dei dati personali on-line e l’intenzione è di arrivare alla conclusione dei colloqui “il prima possibile”. Lo ha assicurato il commissario europeo per la Giustizia, Vera Jourova, commentando la sentenza. Sentenza che – ha promesso la Commissione europea – verrà attuata “nelle prossime settimane”. ”La sentenza è un passo importante verso il rafforzamento del diritto degli europei alla protezione dei dati personali”, ha sottolineato Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione in una conferenza stampa a Bruxelles. “In queste settimane incontreremo le autorità nazionali per la protezione dei dati personali e insieme a loro discuteremo come trovarne applicazione. Presenteremo analisi e spiegazioni nelle prossime settimane”, dopo gli incontri con le Authority, ha aggiunto. (Agi, 6 ottobre 2015)