Inventati e sostenuti per incanalare la protesta popolare
di Goffredo Pistelli
«Insomma se un gruppo di uomini armati ti circonda casa, che devi fare? Sei disposto ad armarti e a far vedere che sei armato». Ovvero la crisi coreana secondo Marco Rizzo, deputato per quattro legislature, prima con Rifondazione poi coi comunisti italiani, con cui è stato anche eurodeputo.
Rizzo non è un comunista, è l’ultimo comunista. Gli altri, da Nichi Vendola a Paolo Ferrero, chi più chi meno, ha deviato, rivisto, archiviato. Rizzo, classe, 1959, torinese, già insegnante in un centro professionale, uno scampolo di Lotta continua alle spalle, non è solo: oggi, a Roma, riunisce una piccola internazionale di partiti che si richiamano a Marx e Lenin e ha da poco celebrato i 60 anni dalla morte di Giuseppe Stalin con un convegno: «Dovevo lasciar lì 6-7 gruppetti a contendersi l’icona? Li ho riuniti tutti, almeno è venuta fuori una cifra comune», spiega il segretario di Comunisti Sinistra Popolare-Csp.
Domanda. Rizzo, siete anche pochi, ma ogni tanto si parla di lei. L’altro giorno è rimbalzata sulle agenzie una dichiarazione sulle trattative fra Pier Luigi Bersani e i grillini. Lei ha detto che li avrebbe mandati al diavolo dal primo minuto_
Risposta. Li avrei mandati a fare in culo, per l’esattezza. Innanzitutto per una questione di carattere: non ho visto un uomo farsi umiliare così tanto senza obiettivo, perché anche un bambino avrebbe capito che la logica di Beppe Grillo era non fare accordi.
D. Se fosse sceso a patti Grillo avrebbe perso la sua diversità_
R. Che non ha mai avuto! Questo, casomai, Bersani doveva dirgli ma la sua politica è così subalterna al sistema capitalistico che alla fine l’ha introiettata.
D. Vale a dire?
R. È subalterno a tutto ormai. Come i bambini col maestro severo, han paura anche del bidello che viene a portargli la meranda.
D. Stiamo su Grillo e sul M5s: sono fascisti anche per lei come per Bersani ante-elezioni?
R. I fascisti hanno un’idea, questi non ne hanno e, alla fine, sono in sintonia col grande capitale.
D. Addirittura_
R. Ma sì. Le do qualche indizio. Grillo ha preso tanti voti con parole d’ordine antieuropeiste che, ci faccia caso, oggi non ripete più.
D. E che dovrebbe fare?
R. Proponga un referendum: ha i voti, le rappresentanze, gli eletti. Lo potrebbe fare benissimo. E, prima che me lo ricordi lei, so bene che non possiamo farne in materia di trattati internazionali, ma facciamone di politici. Che so, sull’idea di Costituzione europea. Diamogli una bella botta politica.
D. Per lanciare segnali, lei dice_
R. Certo, tanto l’Europa è una dittatura, non ne esci.
D. Allora cosa sono questi grillini?
R. Una forza totalmente in sintonia col grande capitale. Servono a convogliare la protesta, a fermarla.
D. Beh, questo lo dice anche Grillo: dopo di noi, i forconi.
R. Esatto. E i suoi deputati non parlano dei 50 miliardi di euro che col fiscal compact ci siamo obbligati a pagare. No, stanno a raccogliere gli scontrini dai cestini della buvette di Montecitorio e gli fanno le foto: sono «un’arma di distrazione di massa».
D. Ma la lotta alla casta, non è di sinistra?
R. È una cosa giusta ma portata al parossismo dalle grande banche che, attraverso i media, i grandi giornali, che vogliono distrarre la pubblica opinione.
D. Dà ragione a Grillo: è sempre colpa dei giornali_
R. Sì ma_ Aspetti faccio un esempio: se piove, prendi l’ombrello, metti anche l’impermeabile ma poi non ti metti le mutande antipioggia, la canottiera antipiogga, i calzini antipioggia. E poi la politica non conta più niente.
D. Proprio niente?
R. Se chiudono un piccolo ospedale di provincia, la gente si incazza con l’assessore regionale e invece se la dovrebbe prendere con Mario Draghi, con la banca europea. Lo dice lui stesso.
D. Draghi?
R. Sì quando dice che «in Italia abbiamo introdotto il pilota automatico»: la politica non conta più un cazzo, è una palla di Natale, la puoi girare come ti piace. Le faccio un altro esempio?
D. Prego
R. Quello del negoziante che spara allo zingarello che gli ruba una cosa di poco conto, mentre le banche lo fanno fallire. Cosa ce ne frega dei 900 euro all’anno di rimborso per il viaggio del consigliere regionale? È la solita grande forza del capitalismo: la capacità di azzerare le proprie responsabilità.
D. L’Europa è il problema, dunque.
R. Esatto, mentre Giorgio Napolitano tagliava i nastri dei 150 anni dell’unità, ci toglievano la sovranità nell’economia, facevano il Meccanismo europeo di stabilità-Mes. E oggi a subire è il proletariato tedesco ma quello spagnolo, portoghese e italiano molto di più. E sa perché succede?
D. Perché_
R. Marxianamente parlando…
D. Come si diceva una volta_
R. Esatto. Il saggio del profitto tendenziale sta diminuendo in linea costante, oggi siamo, mediamente al 12% nel mondo. Se investi in un negozio 100mila euro e ne guadagni 12mila, lo chiudi dopo un anno. Questo porta a concentrazione sempre più alta del capitale: puoi guadagnare anche lo 0,1% se hai miliardi. Ne deriva la proletarizzazione del ceto medio, l’espulsione dei piccoli, ovvero artigiani e negozianti, la negazione di diritti.
D. Quindi anche questa tendenza progressista del Pd di Bersani, con questa Europa, è perdente…
R. Chi oggi sostiene delle politiche socialdemocratiche compie il peggiore dei delitti, perché ci racconta che il modello è riformabile. Non ci sono più i margini. Negli anni ’60-’70, mio padre, operaio, lavorava 48 ore, e siamo arrivati a 40. Oggi ti chiedono di lavorare di più, produrre di più. Tutte le battaglie sono difensive, per evitare che ti portino via qualcos’altro.
D. Socialismo o barbarie, dite spesso. Ma allora Vendola che ci sta a fare in quell’alleanza?
R. La sfumatura rossa. Tutti quelli che alla fine si acconciano alle alleanze politiche del centrosinistra potrebbero farle benissimo col centrodestra..
D. Allora ha ragione Grillo_
R. No, perché non ha un progetto alternativo. Qual è dove sta? La rete? La democrazia dal basso: puttanate. Sono come miliardi formiche sotto una tovaglia, si muovono a destra e a sinistra. Devi creare un movimento ordinato anche di 500 formiche per cambiare.
D. Rizzo ma che senso ha il comunismo, ancora, nel 2013?
R. Il comunismo è giovanissimo ha un secolo, è il capitalismo che ha novecento anni. Chiamiamolo anche Pippo, ma la soluzione è quella roba lì.
D: E invece i post-comunisti_
R. Stanno tornano indietro, sono arrivati a Proudhon. Prenda Ferrero.
D. Il segretario di Rifondazione, certo.
R. Il «partito sociale» che propugna, ma che cazzo è? La Caritas funziona meglio. Fa i gruppi per vendere il pane alla gente? Ma bisogna saperlo fare, se no gli attacchi i microbi alla gente, gli vengono le malattie e poi ti viene male magari…
D. Non oso chiederle di Renzi_
R. Sta nello stesso teatrino. Lo conosco da quando era piccolo, essendo stato eletto due volte nel Mugello. Un giovane cattolico progressista, una brava persona, anche simpatico. Ma chi cambia il mondo non deve esserlo per forza.
D. Lo cambierete voi?
R. Stiamo costruendo. Alle ultime elezioni eravamo presenti nella circoscrizione Estero-Europa, col simbolo del Partito comunista. E abbiamo preso 8mila voti sui 400mila espressi. In Francia abbiamo doppiato Oscar Giannino, in Spagna battuto Antonio Ingroia. Le cose cambiano. Anche la Chiesa ha avuto il suo Kruscev.
D. E chi è stato a fare il XX Congresso?
R. Joseph Ratzinger: quando ha smesso di fare il Papa. Uno «è» pontefice, non «fa» il pontefice. Una mazzata terribile e infatti han dovuto tirar fuori il meglio che avevano, George Bergoglio, ma magari fra 100 anni la Chiesa non c’è più.
D. E voi ci sarete?
R. Credo proprio di sì.