I manifestanti parigini hanno estromesso dal corteo un poliziotto per evitare che qualcuno potesse provocare dei disordini.
Che nei cortei ci siano le forze dell’ordine non è una novità, e la cosa in sé non crea problemi, li crea quando si arriva ad estrarre un’arma che testimonia le non corrette intenzioni dell’agente e suffragate dalle menzogne a giustificazione dell’atto.
Noi che consideriamo le forze dell’ordine nell’identico modo di PierPaolo Pasolini e, infatti, non usiamo terminologia come gli “eterni immaturi” che assumono frasi estrapolate dai malavitosi che li definiscono “sbirri” ma li valutiamo come lavoratori che se schierati con i bisogni dei proletari potrebbero fare molte cose per il bene comune.
Qualche esempio.
Quanti di noi hanno gioito quando abbiamo visto gli imprenditori, politici, amministratori pubblici… finire in galera nell’era di Tangentopoli?
Quanti hanno tirato un respiro di sollievo nel vedere un fascista come Carminati, nella vicenda di “Roma Criminale“, essere arrestato dalle forze dell’ordine?
Perché, spesso e opportunisticamente, ci dimentichiamo di quanti siano gli agenti che rischiano la vita per proteggere magistrati che svolgono indagini delicate sul malaffare del potere o di quelli che saltano in aria come quelli al seguito di Giovanni Falcone?
Non dire tutte le cose non fa un buon servizio ai comunisti e al comunismo… se si pensa di essere tali; altrimenti, si finisce per essere identici a quel poliziotto della foto e di assumere atteggiamenti comodi alla borghesia ed espressi nella cultura cossighiana!
MOWA
Parigi, i lavoratori lo cacciano dal corteo, lo sbirro caccia la pistola
Un poliziotto in borghese, infiltrato per provocare un corteo di lavoratori in sciopero a Parigi, viene riconosciuto e allontanato. Lui non ci sta e punta la pistola verso i manifestanti
di Sauro Digiovanbattista
I francesi si interrogano sugli scatti del fotografo professionista Cyril Zannettacci, che mostrano un poliziotto in borghese che estrae la pistola e la punta contro manifestanti.
Il poliziotto in borghese insieme al suo collega col casco, era stato riconosciuto all’interno della manifestazione di giovedì a Parigi contro il Job Act ed espulso dal corteo con qualche spinta e urla. Indietreggiando ha messo mano alla pistola minacciando i manifestanti.
La prefettura di Parigi, ha ammesso l’episodio, ma l’ha giustificato come legittima difesa, di fronte a una quindicina di manifestanti che secondo il comunicato governativo stavano tirandogli sbarre di ferro, bastoni e bottiglie.
Episodio negato dal fotografo e da un altro giornalista presente che parlano di qualche spinta iniziale, e poi slogan e urla quali “Vattene sporco poliziotto, ti abbiamo riconosciuto”, “provocatore vattene via”. Ha dichiarato che chi lo ha allontanato erano lavoratori normali, a viso scoperto.
Intanto il quotidiano Liberation, ha suscitato grande dibattito, dando la parola ai “Casseurs” e alle loro motivazioni. In particolare ha pubblicato interviste che sostengono la legittimità dell’uso della violenza contro le cose simbolo del potere economico, e il diritto a difendersi dalle aggressioni e dalla violenza della polizia.
La repressione continua a colpire: un liceale diciottenne di Parigi è stato condannato per aver tirato un uovo contro gli scudi dei poliziotti, e soprattutto 19 operai della fabbrica automobilistica PSA di Valenciennes, sono stati trascinati in tribunale dalla direzione della fabbrica con procedura d’urgenza per il picchetto del riuscito sciopero di giovedì scorso, e chiede la condanna per violenza e il loro licenziamento immediato.
Da giovedì sera le sedi del Partito Socialista sono fatte oggetto di scritte, murales, imbrattanti fatti anche da artisti, che ne denunciano il ruolo e soprattutto la perdita di consenso.
Cosa che preoccupa anche il giornale Le Monde che nell’editoriale di ieri paventa che il crollo di consensi per il governo e il presidente, gli impediscano di utilizzare la forza legge per impedire la paralisi del paese.