Riceviamo e pubblichiamo.
Lo staff di iskrae
Inviamo per conoscenza agli associati e amici, in allegato l’intervento del nostro Comitato all’assemblea nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici combattivi del 27/settembre 2020 a Bologna e la mozione presentata all’assemblea e approvata insieme a una foto.
Ciao a tutti Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Intervento del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio all’assemblea nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici combattivi del 27/settembre 2020
I MORTI SUL LAVORO SONO IL COSTO DEL PROFITTOAnche se l’occupazione, è in continuo calo, lo sfruttamento è sempre più intensivo e in Italia si continua a morire come nell’800’ . Il covid ha dimostrato la centralità della classe operaia nel processo di produzione di plusvalore, facendo tabula rasa di tutte teorie che da anni parlano di “scomparsa” della classe operaia. Anche durante il covid, tutti i giorni e le notti della settimana, compresi i sabati e le domeniche, centinaia di migliaia di operai, di lavoratori di tutti i settori hanno continuato a varcare i cancelli delle fabbriche, degli ospedali, delle logistiche, dei vari luoghi di lavoro, nelle campagne o a lavorare a proprio domicilio senza, costretti a lavorare senza sicurezza, senza protezioni individuali e collettive. Con il ricatto della perdita del posto di lavoro i padroni costringono gli operai a lavorare senza sicurezza con la complicità dei sindacati filo padronali, che a parte dichiarazioni roboanti lasciano mano libera al padrone di sfruttare sempre più la forza-lavoro. Da questo derivano gli infortuni e i morti sul lavoro, le malattie professionali e gli invalidi. Nella società capitalista dominata dal dio denaro, è diventato “normale” morire per il profitto e, salvo casi clamorosi, su cui si stende subito dopo un velo di silenzio, non fanno neppure più notizia le stragi che avvengono giornalmente sui luoghi di lavoro. Il conflitto capitale-lavoro si manifesta in tutta la sua violenza e brutalità nello sfruttamento e nei morti del profitto. La lotta per la sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita contro i morti sul lavoro e di lavoro deve diventare il primo punto di ogni piattaforma o rivendicazione sindacale, come è già successo localmente in alcune realtà lavorative durante il covid. Il regime dispotico della fabbrica ormai è diffuso in tutta la società. I licenziamenti di chi ha infranto il “vincolo di fedeltà” aziendale per denunciare situazioni di pericolo, la repressione che ha colpito i compagni che hanno manifestato il 25 aprile portando un fiore alle lapidi partigiane e manifestato il 1° maggio e le manifestazioni contro la Regione e governo vietate con la scusa del covid sono prove generali di normalizzazione della società, proibizione della socialità. La repressione selettiva ha colpito i compagni, i militanti, ma anche persone che andavano a fare la spesa durante il lockdow deciso dal governo e regioni, o che andavano a trovare famigliari in ospedale in macchina, attuando la logica terroristica di colpire alcuni per spaventare tutti. I sindacati confederali CGIL-CISL-UIL, ma anche alcuni sindacati cosiddetti di base, invece di accodarsi alle sirene padronali e di preoccuparsi del costo del lavoro, dovrebbero preoccuparsi di quanto sia alto il costo di vite umane che gli operai devono pagare per far arricchire i loro padroni. Il problema non che in Italia i ricchi, i borghesi non pagano o evadono le tasse, cosa peraltro vera: il problema e che ci siano i ricchi che diventano sempre più ricchi sulla pelle degli sfruttati e dei poveri. Dietro l’apparente “pace sociale” si nasconde una guerra di classe il cui prezzo sempre più alto è pagato solo dagli operai. Nella crisi la contraddizione capitale –lavoro salariato che investe tutti i settori della società genera movimenti di opposizione in vari strati del proletariato ma anche di altre classi. Intervenire nel movimento di massa del proletariato e delle classi sottomesse con posizioni anticapitaliste, partendo dal principio della solidarietà di classe, dimostrando che un mondo senza sfruttamento è possibile solo eliminando i padroni, con il potere in mano agli operai, si può battere il cretinismo parlamentare e impedire uno sbocco reazionario al movimento di massa. Compagni, la nostra lotta non può limitarsi a combattere gli effetti dello sfruttamento capitalista, dobbiamo distruggere le cause che continuano a produrre i borghesi come padroni e i proletari, i lavoratori come schiavi salariati. Per questo serve un’organizzazione politica di classe in cui i lavoratori sono il soggetto dirigente. Oggi noi siamo qui per fare un passo in questa direzione. |
Mozione- risoluzione-ordine del giorno CONTRO I MORTI DELLO SFRUTTAMENTO E LE STRAGI DEL PROFITTO NON BASTA IL LUTTO.ORA E SEMPRE RESISTENZA(27 settembre 2020) I partecipanti all’assemblea nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici combattivi del 27/settembre 2020 riconoscono che la contrapposizione fra capitale e lavoro si manifesta quotidianamente nei morti sul lavoro e negli infortuni che non sono mai una fatalità. Esiste nel paese una guerra di classe degli sfruttatori contro gli sfruttati che produce ogni giorno morti, feriti e invalidi: questo è il costo che gli operai e gli sfruttati pagano alla realizzazione del profitto. Dopo esserci confrontati nel dibattito, noi, lavoratori e delegati RSU e RLS di diverse sigle sindacali, centri sociali e associazioni, decidiamo di coordinarci nella battaglia contro lo sfruttamento capitalista, contro la violenza e brutalità evidenziata dai morti di lavoro, riconoscendo che: 1) Gli operai, i lavoratori, i proletari morti sul lavoro o per malattie professionali, a prescindere dall’appartenenza sindacale, sono MORTI PER IL PROFITTO, vittime dello sfruttamento capitalista. Appartengono alla nostra stessa classe, non hanno amici nei palazzi del potere economico, politico, istituzionale e religioso e sono fratelli di classe degli sfruttati di tutti il mondo. 2) Ci impegniamo a diffondere informazione sui crimini contro i proletari compiuti dai capitalisti sui posti di lavoro e nella società e a prendere posizione, organizzando azioni di lotta e stringendo un patto di unità d’azione. I morti sul lavoro in una singola fabbrica o luogo di lavoro sono morti che appartengono a tutta la classe operaia. 3) Riconosciamo che per i padroni gli operai, i lavoratori nella democrazia borghese sono solo merce forza lavoro da usare quando l’industria tira e da licenziare quando non servono più per valorizzare il capitale. 4) Siamo coscienti che senza un’organizzazione indipendente e autonoma (politico-sindacale) operai e lavoratori in questa società non sono altro che carne da macello dei padroni. 5) Siamo consapevoli che partiti e governi si alternano alla guida del paese, ma sempre nell’interesse dei padroni e della borghesia e gli operai, i lavoratori, frazionati e divisi, senza organizzazione non contano nulla, sono solo le vittime sacrificate sull’altare del profitto, del mercato e del dio denaro. 6) Come sfruttati appartenenti alla stessa classe, al di là delle appartenenze sindacali o politiche, da oggi cominciamo ad organizzarci creando ambiti di discussione nazionale e internazionale, per rispondere colpo su colpo al nemico di classe, mettendo in discussione con le lotte il sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Se colpiscono uno di noi, colpiscono tutti. I governi cambiano, ma gli operai continuano a essere sfruttati e a morire come prima, più di prima. E’ ora di ricominciare ad agire e organizzarsi per superare la frammentazione della nostra classe, ognuno di noi deve agire nei propri ambiti politici e sindacali per questi obiettivi e principi. Mozione presentata all’assemblea nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici combattivi del 27 settembre 2020 Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio |