Le leggi in questo Paese ci sono e se rispettate (con questa Costituzione) possono dare una svolta significativa alle corbellerie linguistiche di molte persone. L’approssimazione linguistica (non in questo caso) è sempre stato un cavallo di Troia per alcuni politici, i quali si sono fatti una carriera personale su misura, sfruttando le debolezze della povera gente che tentano di trovare un futuro più dignitoso e umano. Diciamo che questa magistrale applicazione delle legge potrebbe, nel contempo, dare una mano all’appello a quelli che hanno lanciato la proposta di “salvare la lingua italiana” e, chissà mai, a contribuire a capirsi di più l’un l’altro. Nella speranza di migliorare le relazioni tra gli esseri viventi .
MOWA
I leghisti avevano organizzato una manifestazione contro 32 richiedenti asilo arrivati a Saronno
Giocare con le parole per far passare concetti xenofobi. Un trucchetto che la demagogia dei nostri tempi ha reso più evidente. Eppure definire ‘clandestini’ i richiedenti asilo, una “espressione discriminatoria. Lo ha stabilito il giudice della prima sezione civile di Milano che ha condannato la Lega Nord di Saronno a risarcire con 5 mila euro ciascuna le due associazioni (Naga e Asgi difese dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri) che avevano presentato ricorso.
La vicenda nasce con l’arrivo di 32 richiedenti asilo che dovevano essere accolti nel territorio di Saronno. Il ‘Carroccio’ diede vita ad una manifestazione esponendo cartelli di protesta contenenti le espressioni “Saronno non vuole clandestini”, “Renzi e Alfano vogliono mandare a Saronno 32 clandestini: vitto alloggio e vizi pagati da noi. Nel frattempo ai saronnesi tagliano le pensioni ed aumentano le tasse” “Renzi e Alfano complici dell’invasione”.
Secondo l’ordinanza del giudice Martina Flamini, l’associazione dei termini clandestini (ossia di coloro che entrano/permangono irregolarmente nel territorio contravvenendo alle regole sull’ingresso e il soggiorno) e richiedenti asilo (ossia di coloro esercitano un diritto fondamentale ovvero quello di chiedere asilo in quanto nel loro paese “temono, a ragione, di essere persguitati) oltre ad essere erronea, “ha una valenza denigratoria e crea un clima intimidatorio e ostile”.
Sempre secondo il tribunale di Milano a nulla vale invocare l’articolo 21 della Costituzione in materia di libertà di pensiero perché, “nel bilanciamento delle contrapposte esigenze – entrambe di rango costituzionale – di tutela della pari dignità, nonché dell’eguaglianza delle persone, e di libera manifestazione del pensiero, deve ritenersi prevalente la prima in quanto principio fondante la stessa Repubblica”.
Nonostante la rimozione già avvenuta dei cartelli, al fine di garantire una effettiva protezione del diritto alla non discriminazione, il giudice ha disposto inoltre la pubblicazione della decisione, a spese della Lega, sia sul quotidiano locale “il Saronno” sia sul “Corriere della Sera”.
23 febbraio 2017