Jose Luis Forneo
La Corte Costituzionale della Repubblica Moldava martedì ha annullato la legge che vietava l’uso pubblico a scopi politici dei simboli comunisti, dichiarandola incostituzionale. Con questa decisione si arresta per il momento l’offensiva fascista lanciata non solo contro il Partito Comunista della Repubblica Moldova (ricordiamo che è di gran lunga il più votato nel paese ed ha preso nelle ultime elezioni quasi la metà dei voti), ma anche contro la storia della Repubblica Sovietica di Moldavia che, curiosamente, rispetto al disastro causato dal capitalismo, viene rimpianta da più della metà della popolazione soprattutto per il tenore di vita che i lavoratori avevano allora.
Il Parlamento moldavo ha approvato lo scorso mese di marzo una legge che pretendeva anche di condannare il passato socialista della Repubblica Socialista Sovietica di Moldavia, nella quale, secondo i difensori del più grande genocida dell’umanità, il capitalismo, si sarebbero commessi crimini contro l’umanità.
Il Partito Comunista della Moldavia ha denunciato la legge, che entrata in vigore il 1° ottobre naturalmente senza alcun successo, perché come è possibile vietare alla maggior parte della popolazione di un paese di utilizzare i simboli e le bandiere che rappresentano quello in cui credono? Il tentativo di mettere fuori legge la maggioranza di un paese è un fatto che illustra molto bene il concetto di democrazia che hanno gli eredi del fascismo, interessati a fare piazza pulita con tutti i mezzi di tutto ciò che evochi quanto i lavoratori hanno potuto, prescindendo da padroni e proprietari, organizzare nella maggiore potenza economica, militare, culturale e sociale della storia dell’umanità, l’URSS, il cui esercito umiliò e sconfisse le orde naziste e ridicolizzò tutti gli eserciti delle potenze capitaliste.
Così come caratterizza questa classe di fascisti mascherati da democratici, tanto comuni nelle dittature capitaliste, i sostenitori della legge non hanno rispettato la decisione della Corte costituzionale, sostenendo che continueranno a perseguire con tutti i mezzi il loro obiettivo, come viene evidenziato nelle seguenti dichiarazioni del vice presidente del Partito Liberale, Valeriu Munteanu:
“Esiste la verità storica e nessuno può annullarla. La decisione di oggi della Corte Costituzionale ci motiva nella nostra lotta affinché tutta l’eredità del regime sovietico sia cancellata e ridotta a zero. Troveremo altre strade”.
Come è evidente, cancellare dall’immaginario collettivo quel passato in cui mafiosi e criminali non potevano saccheggiare impunemente i lavoratori dovendo così rinunciare a ricchezze e privilegi accumulati attraverso il costante furto alla classe produttrice, la classe operaia, è diventata un’ossessione. Per loro è naturalmente un incubo che non permette di vivere in pace, se rimane qualche traccia del tempo in cui erano privilegiati coloro che lavoravano per vivere e in cui le fabbriche e lo sfruttamento economico erano controllate dai lavoratori stessi e la ricchezza prodotta era a vantaggio di questi. Dopo due decenni dalla fine dell’URSS, l’incubo della classe parassitaria continua senza sosta e fa temere a questa che un giorno debba di nuovo vivere con le proprie forze, piuttosto che a spese dello sfruttamento del lavoro altrui.
I comunisti invece hanno accolto con favore la decisione dell’Alta Corte. Tuttavia e anche se le loro politiche lasciano a desiderare, essendo in realtà più vicine a quelle dei socialdemocratici (vale a dire con la stessa base fascista e liberale) che a quelle della conquista del potere politico ed economico della classe operaia, la falce e il martello sono ancora i simboli di questo partito che, come abbiamo detto, è il più votato nella Repubblica Moldova, da una popolazione che, rammentiamo, continua a ricordare dopo due decenni di truffa capitalistica, con nostalgia e frustrazione, l’epoca in cui il suo paese era una Repubblica sovietica (nel 2010, il 68% dei moldavi aveva nostalgia dell’URSS).
Traduzione per Resistenze.org
06/06/2013