Angelo Alves *
Gli ultimi attacchi dell’aviazione israeliana contro la Siria sono un atto di guerra e un altro elemento esplosivo nella situazione del Medio Oriente. Meritano la più viva condanna da parte di chi difende il diritto internazionale, la sovranità e l’integrità territoriale delle nazioni e lotta per la pace. Perpetrati nei pressi di Damasco contro diversi obiettivi militari, e con rapporti che indicano la possibilità che siano state usate armi all’uranio impoverito, questi attacchi non rappresentano le uniche azioni provocatorie, illegali e criminali del regime sionista. Oltre a un simile attacco realizzato nel gennaio di quest’anno, nelle ultime settimane si sono ripetuti attacchi contro la Palestina, violazioni dello spazio aereo libanese e siriano, incursioni e provocazioni militari nel Sud del Libano e minacce contro l’Iran. Possiamo allora dire che tali attacchi sono anche un elemento della campagna permanente di provocazione di Israele contro i suoi vicini. Lo sono. Ma sono anche qualcosa di più. Il quadro in cui si realizzano e lo scenario militare e politico ci pongono di fronte a un altro livello della strategia imperialista di aggressione e possibile “balcanizzazione” della Siria.
In primo luogo perché si realizzano nel momento in cui i ribelli stanno subendo rovesci militari in virtù dell’avanzata delle Forze Armate Siriane nel corridoio “strategico” di Homs, uno dei principali canali di rifornimento da parte della NATO e del Consiglio di Cooperazione del Golfo di armi, bombe, denaro e tecnologia al cosiddetto “Free Syrian Army” (FSA). Vale a dire che Israele irrompe sulla scena come “appoggio aereo” alle bande armate e terroriste. In secondo luogo perché questi attacchi non sono solo la decisione isolata di Israele. Sono noti i piani di Washington di imposizione attraverso attacchi militari attuati dagli alleati nella regione (si legga Israele) di una “No fly Zone”, nello stesso momento in cui si prepara l’intervento militare diretto. Il fatto che gli attacchi israeliani siano stati preceduti da attacchi terroristi del FSA che avevano di mira il sistema radar siriano nei dintorni di Damasco; che siano stati gli USA ad “annunciare” in pratica gli attacchi, vendendo la storiella della necessità di impedire trasferimenti di armi a Hezbollah; e anche il fatto che il Segretario Generale dell’ONU si sia rifiutato di condannare gli attacchi israeliani, sta a indicare la validità della tesi che essi sono parte della strategia sopra descritta del triangolo NATO- Consiglio di Cooperazione del Golfo-Israele.
La campagna politica internazionale in corso sulle “armi chimiche” (la “linea rossa” di Obama) concorre ad accreditare questa possibilità. Il fatto che si sia spacciata la menzogna che uno dei bombardamenti aveva di mira l’arsenale chimico (fatto smentito dalla realtà) e il fatto che i ribelli avrebbero usato Gas Sarin (confermato dall’ “insospettabile” Carla Del Ponte) nel tentativo di “dare copertura sul terreno” alle menzogne diffuse da Washington secondo cui a usarlo sarebbe stato il governo siriano, danno consistenza alla tesi che potremmo trovarci di fronte alla preparazione di un attacco su larga scala contro la Siria. Le reazioni immediate della Cina, della Russia, dell’Algeria, come anche della Lega Araba e dell’Egitto, e il modo con cui si sono manifestate, confermano la gravità della situazione. Nel frattempo gli USA daranno inizio a nuovi “giochi di guerra” nel Golfo Persico coinvolgendo 40 paesi, 38 navi da guerra e decine di sottomarini e aerei non pilotati. L’Iran si prepara a reagire. La situazione è di fatto esplosiva e i venti sono di guerra. Esigono la mobilitazione per la pace e contro la strategia criminale dell’imperialismo.
* Angelo Alves, della Commissione politica del Partito Comunista Portoghese
09/05/2013
Traduzione da marx21.it