Stando in una vettura tranviaria, mi venne fatto, giorni sono, di udire le espressioni di vivo compiacimento di un gruppo di lettori torinesi dell’«Avanti!» per la sua nuova tiratura mattutina, che li preservava, dicevano, dal quotidiano disgusto connesso all’obbligatorio acquisto di un foglio borghese.
Piantatosi cosí solidamente nel dominio dei fatti concreti, il prof. Giuseppe Prato, per due colonne e diciassette linee di un foglio borghese, apre la fontanella dei prodotti che di solito seguono al disgusto. Poiché il prof. Prato è invece disgustato, nauseato, rivoltato dalla lettura dell’«Avanti!» torinese: e siccome il prof. Prato è un democratico serio e tende al progressivo sviluppo dell’umanità verso il bello e il buono, consiglia a tutti i borghesi: «Leggete l'”Avanti!”, vi disgusterete, sentirete nausea e conato di vomito, ma diventerete “veri e sani borghesi”».
Il «vero e sano borghese» acquista consapevolezza del suo essere quando vomita: egli s’accorge allora come qualcosa di piú alto e piú vasto che gli interessi d’una classe o gli ideali di un partito sia veramente in gioco. Si tratta del patrimonio integrale di cultura e di pensiero che secoli di lavoro, di lotte, di sacrifizi, ecc., ecc. Questo patrimonio è in pericolo. Esso è intatto, naturalmente; la guerra non lo ha diminuito, poiché la guerra ha migliorato gli uomini, li ha affinati, li ha ingentiliti, ha fatto perdere loro ogni abitudine di violenza, di frode, di menzogna; la guerra ha liberato il pensiero da ogni pastoia, rendendolo disinteressato nel perseguire il fine che gli è proprio, la verità. La guerra ha democratizzato la società, il suffragio universale dà al maggior numero la sovranità dello Stato.
L’«Avanti!» invece, quale disgusto! L’«Avanti!» propugna il bolscevismo integrale; vuole abolire il suffragio universale per dare la sovranità dello Stato ai produttori, i quali sono un’oligarchia, anzi una oclocrazia, poiché in Italia lavorano e producono solo gli straccioni, lavora e produce solo un’infima minoranza di irresponsabili, volgari, triviali, iloti ubriachi, mentre il maggior numero amministra il patrimonio integrale di pensiero e di cultura. L’«Avanti!» vuole eliminare dalla società gli intelligenti, i capaci, i luminari delle scienze e delle arti, perché… cosí hanno fatto i bolscevichi russi, i quali, è noto anche ai gatti miagolanti alla luna, mangiano uno scienziato a pranzo e uno scrittore a cena e solo cosí hanno potuto sopravvivere alle leggi economiche liberali abolite. L’«Avanti!» è l’Anticristo, è il pecoro a due teste, è il serpente pitone, è il terremoto, è la febbre spagnola: l’«Avanti!» è un emetico che i borghesi devono ingurgitare per avere la nausea e il vomito e diventare seri e veri. O borghesi «leggete l'”Avanti!”»
Cosí parla il prof. Giuseppe Prato, democratico liberale e scienziato che studia e pensa. Disgusto? Ma no, riso, allegro riso per questo barbassore che scrive della Russia, del bolscevismo, del comunismo, dei Soviet, della produzione, della civiltà, raccogliendo tutti i fondacci giornalistici, che manca dell’elementare spirito critico necessario per distinguere un pettegolezzo da un «documento».
Antonio Gramsci (14 gennaio 1919)