Dal fronte baltico dell’Ucraina al ‘fronte egeo’, la nuova politica energetica Russa sempre più verso oriente
Atene non è solo l’enormità del debito da rimborsare al mondo. Suk con i contabili tedeschi, ma assieme una alternativa strategica. Diventare lo snodo energetico del Sud Europa grazie a Turkish (Greek) Stream e al Corridoio Meridionale. Con ricadute politiche a vantaggio della Russia di Putin
di Ennio Remondino
Due mesi fa, a Mosca, il primo ministro greco Tsipras ha incontrato il presidente russo Putin. Le richieste greche al più potente ospite e le contropartite: 1) Uno sconto sui prezzi dei contratti di gas applicati ad Atene; 2) Una deroga russa sulle contro sanzioni alla Grecia per le sanzioni Ue; 3) Un bel po’ di buoni del tesoro ellenici da comprare come investimento a perdere. In cambio, il confine turco greco diventerà il punto di entrata del gas russo in Europa meridionale con la creazione della pipeline denominata Turkish (Greek) Stream: ‘Cavallo di Troia sotto forma di Hub’, ha scritto Limes.
La Grecia, non essendo un produttore di gas naturale, cerca di assumere il ruolo di snodo energetico grazie a quattro situazioni per lei potenzialmente favorevoli: 1) La volontà della Federazione Russa di bypassare definitivamente il territorio dell’Ucraina e, dal 2019, di non rinnovare più il contratto di transito con Kiev; 2) La costruzione del cosiddetto Corridoio Meridionale voluto dall’Ue con l’illusione di limitare il ruolo della Russia; 3) La guerra in Libia; 4) L’interesse della Turchia a farsi nodo strategico energetico da est verso ovest delle risorse russe, azere e in parte anche iraniane.
Probabilmente il Cremlino ha sondato la possibilità che il governo Tsipras ponga il veto o freni sulle nuove sanzioni dell’Ue alla Federazione Russa sollecitate pesantemente da Obama. La Grecia, accortamente, non ha chiesto alcun prestito finanziario alla Russia. Vittorio Da Rold acutamente fa rilevare la differenza ‘tra chiedere finanziamenti e fare affari bilaterali i cui profitti serviranno a pagare i debiti che Atene’. ‘Finesse’ politico diplomatica per attrarre Atene nell’orbita russa senza costringere, il premier greco a rompere platealmente con i suoi partner europei. Partita in corso.
Due punti a favore del Cremlino. Primo: Grecia e Turchia, grazie al Turkish Stream, indirizzano i loro interessi strategici anche verso est. Secondo, l’aiuto di Mosca sotto quella forma è anche una mano tesa all’Europzona in attesa di tempi migliori. Ma non si possono escludere effetti anche sul versante politico-militare, in una fase di forti divisioni interne alla Nato. C’è chi teme una Grecia amica di Mosca come minaccia alla capacità della Nato di reagire a una ipotetica aggressione russa. Chi invece (i servizi segreti francesi), vede il vero problema Nato nell’intelligence Usa inaffidabile.
Demostenes Floros, analista geopolitico ed economico, su Limes mette in rilievo la cosiddetta ‘diplomazia delle icone’. La Russia dona a Tsipras l’icona di San Nicola rubata alla Grecia dagli occupanti nazisti. Evidente il simbolo della Grecia come nazione sotto occupazione a cui la Russia restituisce la sua sovranità. Altra considerazione interessante da George Friedman, consigliere del Dipartimento di Stato e fondatore del think tank Stratfor: ‘Il principale interesse degli Usa è che Germania e Russia non si uniscano: sarebbero l’unica potenza (economica e militare) in grado di minacciarci’.
12 giugno 2015