Il principino (nazi?) William forse andrà allo stadio a vedere la partita dell’Inghilterra titolavano ieri l’altro i giornali.
E CHI SE NE FREGA!
I media odiano i comunisti, descrivendoli come residuati di un mondo lontano, ma in compenso amano gli aristocratici, questi sì, espressione sociale vetusta e classista. Fondamentalmente ciò è una dimostrazione di quanto essi siano poco democratici e legati a doppio filo al potere che cala come una clava proterva su di loro dall’alto. Il pensiero dominante d’altronde è il pensiero di chi comanda scrisse tempo fa qualcuno…
Il calcio, che ha finito di essere un gioco tanto tempo fa, oggi è diventato più che mai oppio per obnubilare le menti.
Siamo pronti a trepidare per una partita e a scendere in strada a fare caroselli in caso di una vittoria ma non per difendere i diritti democratici che via via ci stanno togliendo. Mi vergogno e mi dispiaccio per i proletari inglesi (più di quelli russi…), ad esempio, che si trasformano in hooligans e si sgolano per cantare ancora “God save the queen” invece di fare “un taglio netto” con Elisabetta come fecero a suo tempo i francesi con Maria Antonietta.
L’IMPERO britannico s’è perso quasi tre secoli di storia moderna: infatti non ha una Costituzione nazionale, il diritto si basa sul senso comune (common law) e non su un codice (Civil law) determinato e inoltre le leggi vengono approvate da una camera dei “signori” (Lord) della quale molti membri sono ancora EREDITARI.
Mi domando (retoricamente) perché nel senso comune o immaginario collettivo la Gran Bretagna passi ancora per paese democratico più di altri: si sa i vincitori scrivono la storia…
La regina Elisabetta, per inciso, è regina di mezzo mondo, dall’Australia al Canada per un totale di 53 stati uniti attraverso il Commonwealth, con più di un miliardo di SUDDITI più che di cittadini.
Fino a quando i proletari avranno velleità di “sognare” di diventare re o regine, principi o duchi – rimanendo di fatto sudditi – per fare il tanto agognato (dalla società borghese) salto di classe, invece che diventare comunisti, e fare la lotta di classe per liberarsi dalle catene dello sfruttamento, non saranno né l’uno né l’altro ma certo continueranno a essere schiavi.
Domenico Marino
Sezione comunista Gramsci-Berlinguer, Pisa