di Cristiano Bordin
Ilaria Salis compare in aula dopo la concessione dei domiciliari a Budapest: c’è il padre, ci sono alcuni attivisti italiani venuti sostenerla. All’inizio della udienza di ieri la prima brutta sorpresa: il giudice rivela l’indirizzo della capitale ungherese dove Ilaria sarà ai domiciliari.
Presente all’udienza l’ambasciatore italiano commenta: “E’ stata una comunicazione un po’ incauta. Chiederemo adeguata protezione per la cittadina italiana ma Budapest è una delle città più sicure al mondo”. Diplomaticamente, un colpo al cerchio e uno alla botte.
Ma ieri è stata la giornata dei testimoni: nessuno dei tre testi l’ha riconosciuta. Uno dei tre ha lamentato lesioni comparse un mese fa rifiutandosi di rivelare il nome del medico o dell’ospedale che le ha rilevate, e ha chiesto, dopo la costituzione di parte civile fatta oltre i termini stabiliti dalla legge, un rimborso di 26 mila euro.
Ma sono tanti gli elementi del processo che sembrano fatti apposta per l’uso politico, da parte di Orban, della vicenda: il più importante riguarda le traduzioni delle testimonianze che non sono ancora state fatte e arriveranno agli avvocati a fine anno.
Presente a Budapest Aurora D’Agostino- avvocata e osservatrice internazionale dei Giuristi democratici- rileva anomalie e storture procedurali: “Questo processo deve essere osservato perchè ha molti aspetti procedurali poco comprensibili: il rito è un mix tra sistema accusatorio e non che non dà nessuna garanzia e parvenza di terzietà all’imputato”.
Ilaria Salis rischia comunque 24 anni di carcere: la sua vicenda non è certo terminata con la concessione dei domiciliari e non è certo arrivato il momento di abbassare la guardia…
26 maggio 2024