Dietro le morti per l’Ilva di Taranto c’è la sottrazione di capitali da parte della famiglia Riva: recuperati 1,3 miliardi di euro dai conti esteri
Un miliardo e trecento milioni di euro, sottratti evadendo il fisco e nascosti dalla famiglia Riva nel paradiso fiscale dell’isola di Jersey, sono stati recuperati e accreditati sul Fondo unico di giustizia. Verranno utilizzati in parte per la gestione corrente del gruppo e in misura di un miliardo e cento milioni per la bonifica e il recupero ambientale del sito Ilva, per portare finalmente beneficio ai lavoratori e alle settemila famiglie che da anni soffrono le conseguenze di vivere nelle aree più vicine agli impianti siderurgici di Taranto.
I fondi esteri sono stati costituiti a discapito della salute degli operai e dei cittadini di Taranto, ma il loro recupero non è stato semplice né automatico, anche se Jersey “vorrebbe liberarsi dell’immagine di paradiso fiscale”: per sbloccarli – e questa è un’altra nota scandalosa nella vicenda – c’è voluto un fitto lavoro diplomatico.
Lo staff di iskrae
Lo zibaldone
La rete diplomatica dietro l’accordo Ilva per riportare i soldi dei Riva in Italia
di Andrea Ducci
“Corriere della Sera“
29 maggio 2017
ROMA – Un triennio di carteggi, incontri, telefonate e viaggi a Jersey, l’isola nel canale della Manica. L’operazione di recupero di 1,3 miliardi di euro, riconducibili alla famiglia Riva e destinati agli interventi di bonifica dell’Ilva di Taranto, si configura anche come una defatigante opera diplomatica. Nel 2013, una volta individuati dalla Guardia di Finanza i fondi, frutto di evasione fiscale e distrazione ai danni dell’Ilva, l’ambasciatore italiano a Londra, Pasquale Terracciano, ha iniziato a tessere la tela necessaria al rientro del denaro. Una trattativa con alti e bassi, segnata nel luglio di due anni fa dalla prima visita ufficiale a Jersey da parte di un ambasciatore italiano.
Terracciano ha dovuto fare i conti con il sistema fiscale e finanziario locale che contraddistingue l’isola britannica come un paradiso offshore, con tanto di inevitabili opacità e zone d’ombra. Un lungo negoziato diplomatico che ha segnato la prima tappa di svolta nel settembre 2016. Quando a Palazzo Grosvenor, sede dell’ambasciata a Londra, Terracciano ha ricevuto la delegazione dell’amministrazione di Jersey per intavolare un percorso condiviso sul fronte legale, amministrativo e finanziario.
Così, mentre il fisco italiano trattava con la famiglia Riva per arrivare al versamento di 1,3 miliardi nel Fondo unico di giustizia, l’ambasciatore si è misurato con la resistenza di Jersey ad autorizzare un’intesa con i sette trust dove erano collocati i soldi (seppure fisicamente depositati su conti svizzeri di Ubs). La bozza di accordo legale, nel dicembre scorso, sembrava lo snodo definitivo per ottenere la pronuncia della Royal Court di Jersey necessaria per il via libera alla firma dei Trust.
Nei fatti il pronunciamento è slittato di settimana in settimana, fino a quando lo stesso Terracciano ha riattivato il canale della diplomazia, sensibilizzando le autorità dell’isola a chiudere la partita. L’atto conclusivo porta la data del 12 maggio con la sigla autorizzativa della corte. Il resto è cronaca degli ultimi giorni con la firma della transazione, da parte di Adriano Riva, e il versamento il 26 maggio della prima tranche di denaro sul Fondo unico di giustizia. La destinazione dei soldi è nota: 1,1 miliardi di euro serviranno alle bonifiche dei siti industriali Ilva, i restanti 230 milioni contribuiranno alla gestione corrente del gruppo siderurgico.
Sul fronte del dossier relativo al destino di Ilva domani il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e i commissari Enrico Laghi, Piero Gnudi e Corrado Carrubba incontreranno i sindacati. Durante l’appuntamento saranno illustrati i capisaldi e le cifre del piano, si tratta del primo incontro all’indomani della decisione dei commissari di approvare l’offerta per rilevare il gruppo da parte della cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia. Oggi saranno consegnate le risultanze della gara a Calenda, domani la decisione finale dopo l’incontro con i sindacati.
Completato il recupero dei fondi esteri Riva
La missione si compie oggi. La saga per il rimpatrio del fondo Riva – ovvero 1,3 miliardi di euro frutto di evasione fiscale effettuata dal gruppo Ilva negli anni passati – si conclude in queste ore con la chiusura dell’iter amministrativo per il trasferimento dell’ultima tranche del “tesoretto” che è stato recuperato grazie all’azione dell’Ambasciata d’Italia a Londra, della procura di Milano e della rete della Guardia di Finanza.
I danari sono accreditati sul Fondo Unico di giustizia, ma saranno usati per un compito specifico: bonifica e recupero del sito Ilva a beneficio di settemila famiglie dell’area intorno a Taranto dove hanno sede gli impianti del colosso siderurgico.
Recuperare i capitali che i Riva avevano accumulato con operazioni effettuate attraverso società esterovestite o grazie ad evasione fiscale non è stato nè facile nè breve. A mettere in moto il meccanismo è stato l’ambasciatore a Londra Pasquale Terracciano che nel luglio del 2015 prese contatto con le autorità di Jersey, una delle isole del canale da sempre considerate scudi impenetrabili ai controlli fiscali. Lì avevano sede i trusts assemblati dai Riva, ma riuscire ad aprire lo scrigno di scatole cinesi altamente impermeabili è stato possibile solo grazie al rapporto di fiducia che il diplomatrico italiano ha stabilità con le autorità locali. Recuperare quei fondi era ovviamente essenziale per l’Italia ma – e Terracciano lo ha fatto notare – era importante anche per Jersey impegnata a liberarsi dall’immagine di paradiso fiscale. Lo è sempre stata – come le altre isole del Canale – ma la stretta deliberata dagli organismi internazionali nella lotta all’evasione e l’impegno nella chiusura delle falle della fiscalità impone alle dipendenze dalla corona di affrancarsi dall’opacità residua. L’ambasciatore Terracciano ha così stabilito un rapporto di fiducia con le autorità locali, agevolando l’emersione della rete di trusts riconducibili alla vicenda Ilva.
La successiva decisione della famiglia Riva di accedere al patteggiamento ha spianato la strada a una transazione per il recupero delle somme finite all’estero. Un’intesa che nel 2016 s’è conclusa con la decisione di versare al Fondo Unico di giustuizia 1,3 miliardi di euro a chiusura dell’operazione. C’è voluto più di un anno e nuovi ripetuti interventi della sede diplomatica italiana a Londra per convincere la Corte di Jersey a sancire l’accordo con la firma finale dei trustees. La prima rata è stata sbloccata il 26 maggio e oggi si completa la procedura amministrativa per sbloccare l’intera somma che è ormai in volo fra Jersey e Taranto.
31 Maggio 2017