Preoccupazioni nel mondo, intervento Usa. per la maggioranza dei greci sì all’accordo con i creditori
Banche e Borsa di Atene chiuse una settimana sino al referendum. Ordine della banca centrale ellenica mentre il premier attacca: ‘La decisione di respingere la richiesta per una breve estensione degli aiuti è un atto senza precedenti in Europa e mette in forse il diritto di un popolo di decidere’
di Ennio Remondino
Il governo greco ha deciso di chiudere le banche e la Borsa di Atene da oggi fino a lunedì 6 luglio, all’indomani alla celebrazione del referendum sul piano di 15,5 miliardi di ulteriori aiuti fino a novembre. I bancomat riapriranno invece domani pomeriggio con il limite di ritiro massimo fissato a 60 euro per i greci. Ieri sera, nuovo intervento di mediazione Usa. Obama chiama la Merkel. Il ministro del Tesoro statunitense, Jack Lew, parla con Tsipras e ripete che la partita Grecia coinvolge l’economia globale e che deve essere trovata una soluzione verso la ripresa senza far precipitare tutto.
La rabbia in Grecia è tanta, pari forse alla paura di tutti, governo di Atene compreso che, il giorno dopo la rottura con Bruxelles, si toglie molti ‘sassolini’ politici, prima di dover tornare a fare i conti meno facili con l’economia. ‘I tentativi di cancellare il processo democratico sono un insulto e una vergogna per le tradizione democratiche in Europa’, accusa Tsipras che ha invitato la popolazione alla calma sottolineando che ‘i depositi dei greci sono al sicuro’. E’ stata la banca centrale ellenica, riferisce ancora Tsipras a suggerire di chiudere Banche e Borsa oggi. In attesa di non si sa bene cosa.
‘Né l’Eurotower né altri, aggiunge ancora il premier greco, ‘fermeranno il processo del referendum’. E forse nessuno a livello europeo e dei creditori neppure se lo sogna, stando almeno ai sondaggi sul risultato. Arrabbiati tutti con l’Europa banchiera ma la maggioranza dei greci vorrebbe restare nell’ Eurozona e quindi voterebbe sì all’accordo con i creditori. Secondo un primo sondaggio il 57% è per accettare l’ultima offerta dei creditori, mentre il 29% è contrario. Più incerto invece l’esito di una seconda rilevazione: 47% si all’accordo, 33% no, mentre gli indecisi sono il determinante 18,4%.
Mente i politici si scaricano colpe addosso sono i tecnici a dover cercare le soluzioni d’emergenza a breve termine. La decisione greca sulla chiusura degli sportelli è stata studiata dal Consiglio per la stabilita’ finanziaria di Atene. La Banca centrale europea conferma che manterrà la fornitura di liquidità di emergenza alle banche greche al livello attuale, quello deciso il venerdì della rottura. Lo riferisce una nota della Bce, aggiungendo di stare operando con la Banca centrale greca per conservare la stabilità finanziaria. Il Consiglio direttivo si dice pronto anche a riconsiderare la sua decisione.
Aperture sul fronte dei creditori dove la linea oltranzista è tenuta dal creditore minore, quel Fondo Monetario diretto della francese Legarde tra non poche polemiche ed accuse anche sul piano personale. Ma rimaniamo alla Bce di Mario Draghi. ‘A seguito della decisione delle autorità greche di indire un referendum e della mancata proroga del programma Ue di salvataggio, il Consiglio direttivo della Bce lavorerà a stretto contatto con la banca di Grecia per mantenere la stabilità finanziaria’. Quindi, la porta del negoziato, sbattuta venerdì dalla rabbia greca, resta ancora aperta.
‘La Grecia fa ancora parte dell’Euro’, viene ripetuto insistentemente a Bruxelles, aggiungendo che anche il rischio di un default non è imminente. Dal punto di vista tecnico il governo greco ha potuto pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e se martedì, non potrà pagare il debito di 1,6 miliardi col Fondo monetario, si troverà in una situazione di arretrato, o al massimo di default, ma solo nei confronti dell’Fmi. Dopo la decisione di chiedere oggi banche e borse, guadagnata una settimana alle istituzioni internazionali ed europee per trovare una soluzione possibile ed evitare l’ignoto.
29 giugno 2015