Una domanda legittima che l’autore del periodico si pone e che esige una risposta chiara e lineare da parte di chi, sino a qualche tempo fa (l’oggi non è escluso), aveva posizione dominante nelle maglie del potere esecutivo.
In un paese martoriato da trentennali pessime politiche e orribili leggi, dove le concessioni ai potenti sono state esagerate, non si debba controbilanciare, almeno, con una verità (non di comodo) la più corrispondente su quanto accaduto in quell’area del c.d. giglio magico.
Partiamo dalle pertinenti osservazioni del periodico in cui solleva le seguenti considerazioni sulle:
“zone grigie, abbiamo il dovere di porre alcune domande. E chiediamo che sia l’ex presidente del Consiglio a rispondere.
Presidente, era al corrente di ciò che avveniva, o tutto è stato fatto a sua insaputa?
L’amministratore della Consip, Luigi Marroni, nominato dal suo governo, le aveva mai fatto cenno a presunte sollecitazioni, inviti da parte di persone a lei così vicine?
Non dobbiamo dimenticare cosa spingono le logiche massocapitalista a varcare le frontiere degli schieramenti politici (tradizionalmente concepiti) e adagiarsi sui “fedelissimi“.
Inoltre, conoscendo i trascorsi del padre dell’ex Presidente del Consiglio se non sia opportuno chiedere:
Nel caso in cui qualcosa le fosse giunto all’orecchio, che cosa è stato fatto per porre fine a tutto questo?
Per prendere le distanze, politicamente prima di tutto, da qualcosa che somiglia a un groviglio di relazioni che si vuol mutare in “sistema”. E se invece non è così, questo significa che c’è un uomo ai vertici di una società pubblica come la Consip che avrebbe ricostruito di fronte ai magistrati una realtà immaginaria?
Perché allora Marroni sta ancora al suo posto?”
E visto che siamo alla vigilia delle (illegittime) primarie del Pd sarebbe interessante sapere cosa c’è d’altro che i militanti di quello squassato e transgenico partito non conoscono…
Tutto ciò, perché risuano, ancora, nelle orecchie le parole rilasciate da Giovanni Campennì nell’articolo di Paola Zanca su il Fatto Quotidiano, del 3 dicembre 2014, dal titolo: “Mafia Capitale, appalti rossi sotto la Lupa Nera. Le influenze del ‘Compagno Buzzi’”
“… i nostri sono molto meno ladri di… di quelli della Pdl”.
MOWA
L’ex premier, la Toscana, le relazioni pericolose che emergono dai legami tra il padre Tiziano, Verdini e Lotti. L’Espresso le racconta nel numero in edicola da domenica. Ora il politico deve spiegare
Nemesi vuole che già Dante Alighieri, fiorentino, esiliato per giunta dalla sua città, scrivesse nel Purgatorio che «rade volte risurge per li rami l’umana probitate», cioè che poco spesso le virtù dei padri (di conseguenza i difetti) passano ai figli. E questo perché, nella visione medievale dei destini, spettava solo a Dio diffondere sapienza e virtù. Ecco perché l’inchiesta firmata da Emiliano Fittipaldi e Nello Trocchia , che mette in luce un “sodalizio” e rivela nuovi, importanti elementi nelle relazioni pericolose – in terra di Toscana – fra Tiziano Renzi, padre dell’ex premier ed ex segretario Pd Matteo, Denis Verdini, ex berlusconiano legato ai Renzi da avventure di altri tempi e poi divenuto stampella del governo piddino, e Luca Lotti ci pone di fronte a una questione fondamentale. Quella di sapere, con certezza, cosa Matteo Renzi sapesse, direttamente o indirettamente, rispetto ai fatti ipotizzati nell’inchiesta Consip. Ombre che si stendono su tre figure chiave: il genitore, l’alleato scomodo, l’amico e fedelissimo di governo.
I nuovi elementi sul caso Consip che coinvolge il padre di Matteo Renzi, Denis Verdini e Luca Lotti e fanno emergere un vero e proprio sistema di potere; un lungo approfondimento sul declino dell’Occidente … (continua)
2 marzo 2017