Carissimi amici, prima di tutto Buon Anno AUGURI per un sereno e fecondo 2017
“Guardare il passato con gratitudine … vivere il presente con passione … abbracciare il futuro con tanta speranza …. facciamo nostro l’augurio di Papa Francesco”
Varese Palazzo comunale Salone Estense per sabato 7 gennaio ore 15 sul tema “SOLIDARIETA’ PACE ACCOGLIENZA” con la mostra su Don
Lorenzo Milani, priore di Barbiana
All’incontro parteciperanno:
Massimo Bonfatti – Mondo in Cammino
Lisa Bosio Mirra – Associazione FIRDAUS Ticino
Agostino Burberi – vicepresidente Fondazione don Lorenzo Milani
Emilio Vanoni
L’esilio di Barbiana
“L’esilio di Barbiana” è senz’altro l’ultimo dei libri su don Lorenzo Milani, scritto da un personaggio, quel Michele Gesualdi, che del Priore fu uno dei primi allievi, diventato suo malgrado il più autorevole testimone vivente di quella straordinaria esperienza da cui è nata LETTERA AD UNA PROFESSORESSA. Un libro molto interessante anche se non offre molto di nuovo rispetto a quanto già scritto in passato di questo grande profeta del XX° secolo della chiesa cattolica italiana.
E’ un libro in cui emerge “un don Milani in tutta la sua prorompente, complessa umanità, un’umanità che nel suo vasto abbraccio sembra comprendere tutti gli stati d’animo: la speranza, il timore, la delusione, l’entusiasmo, la rabbia, la gioia, lo sconforto. Emozioni e sentimenti espressi senza mediazioni, con l’impeto di chi desidera vivere senza calcoli, con la sola preoccupazione di costruire giustizia e cercare verità” come scrive don Luigi Ciotti nella postfazione del libro.
Quello che emerge è un don Milani tutto preso nell’amore verso la sua chiesa e un amore irrefrenabile nei confronti dei poveri. Quando la chiesa di quel tempo lo manda in esilio a Barbiana, gli fa dono dell’incontro con i poveri, i contadini, che lo accolgono come Priore e come maestro, un dono di cui non possono vantarsi tutte le gerarchie ecclesiastiche del tempo e nemmeno quelle attuali. E’ in questo contesto che termina di scrivere l’unico suo vero libro “ESPERIENZE PASTORALI”, un grido d’amore e di speranza verso la sua chiesa, ma che la chiesa, in connubio con il potere, giudicò inopportuno per oltre cinquant’anni. C’è voluto l’arrivo di Francesco al soglio di Pietro, per togliere quel “inopportuno” dal suo libro.
E in questo esilio, rifonda una scuola per i più poveri, per i figli dei contadini, una scuola costruita ad immagine del loro lavoro. I contadini del tempo lavoravano 365 giorni all’anno, 12 ore al giorno, senza festività o ferie. E così anche la scuola di don Barbiana è una scuola di 365 giorni all’anno, 12 ore al giorno, senza ferie o festività, che noi abbiamo chiamato Scuola a Tempo Pieno, ma avremmo dovuto chiamarla con il suo vero nome: LA SCUOLA DEI I CONTADINI E DI TUTTI I POVERI, fatta per il loro riscatto e per affermare la loro dignità di essere uomini liberi, non più schiavi. Una scuola vissuta dai loro allievi come un premio, una fortuna, un dono, rispetto al lavoro faticoso nei campi. Per questo oggi la scuola di Barbiana nei paesi occidentali è una esperienza irripetibile. Una scuola forse che può essere riprodotta nei paesi del terzo mondo, dove da cielo piovono soprattutto bombe e non la pioggia, dove la scuola può diventare un lusso e non solo un dovere.
E dopo aver dato tutto se stesso alla chiesa e ai poveri, dopo aver difeso l’obiezione di coscienza al servizio militare, riceve in maniera perentoria dal suo vescovo, il Cardinale Florit, l’ordine di tacere pena la minaccia “di sospenderla a divinis” quando era già gravemente ammalato, due anni prima della sua morte, e dopo aver chiesto con insistenza al suo vescovo un gesto di riappacificazione, per raccogliere i frutti del suo lavoro tra i suoi parrocchiani. Quanto crudeltà in quella lettera! Una richiesta vissuta da don Milani con un dolore atroce, molto simile a quello sconforto provato da Gesù Cristo nell’orto del Getsemani “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”. E così dopo aver scritto che l’obbedienza non è più una virtù, a don Milani non gli resta che obbedire alla sua chiesa, come sempre.
Quello che emerge è una chiesa priva di qualsiasi misericordia, dominata dai pettegolezzi e dalle maldicenze, ossessionata nei confronti dei suoi servitori più coraggiosi di una sola cosa: FARLI TACERE. Tutto il contrario da quanto vissuto nel Vangelo da Gegù Cristo, messo in croce anche Lui per farlo tacere, perché parlava troppo, scandalosamente sempre a favore dei poveri, come fa ora Papa Francesco, ma solo dopo duemila anni.
E così a questo prete, che aveva fatto della parola lo strumento per il riscatto dei poveri, viene imposto il silenzio. Ma oggi “IL SILENZIO DIVENTA VOCE” è il titolo della mostra itinerante sulla vita di don Lorenzo Milani e che il 7 e 8 gennaio sarà esposta nel Salone Estense di Varese, dopo essere stata in alcune scuole della città. E sabato 7 gennaio al pomeriggio a concludere questo percorso ci sarà Agostino Burberi, uno dei primi allievi della scuola di Barbiana.
Emilio Vanoni
Induno Olona
20 dicembre 2016