Jamil El Sadi
Secondo i 4 giovani indagati era sesso consenziente, per i magistrati no
“Costretta ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box del bagno; afferrata per la testa a bere mezza bottiglia di vodka; costretta ad avere rapporti di gruppo” dai quattro giovani indagati che hanno “approfittato delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica” di quel momento. È quanto riporta l’atto d’accusa della Procura di Tempio Pausania, provincia di Sassari, a carico di quattro ragazzi della Genova bene: Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria e Ciro Grillo. Ebbene sì, tra i giovani c’è anche il figlio ventenne del garante del M5S Beppe Grillo. L’atto d’accusa ricostruisce le dinamiche di quello che sembrerebbe essere uno stupro, una violenza di gruppo avvenuta nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2019 ai danni della giovane studentessa italo-svedese S.J. Il gruppo di giovani si trovava in Costa Smeralda perché in vacanza tra serate danzanti al Billionaire (noto locale di Flavio Briatore) e cene assieme. Una vacanza trasformatasi poi – ancora è da accertare – in qualcos’altro. Il luogo in cui ha avuto luogo il fatto è la villa in Costa Smeralda di proprietà di Grillo. “Il residence – si legge nelle carte della Procura – è stato individuato grazie a un selfie scattato” dalla diciannovenne, ed “è riconducibile a Beppe Grillo“.
A lavorare sugli atti dell’inchiesta che vede indagati i quattro giovani per violenza sessuale di gruppo è il Procuratore capo Gregorio Capasso. Lo scorso 20 novembre la Procura ha chiuso le indagini e inviato la notifica alle difese mettendo a disposizione il materiale agli atti. I legali hanno chiesto, però, una proroga per le memorie difensive perché il materiale è “enorme“. I quattro indagati, inoltre, sono stati interrogati nei giorni scorsi ed hanno respinto tutte le accuse parlando, anzi, di “sesso consenziente di gruppo“. Ma i pm non hanno creduto alla loro versione.
Sono ore febbrili quelle che sta vivendo la Procura di Tempio Pausania, in quanto il termine sta per scadere e la Procura sta decidendo proprio in queste ore se chiedere il rinvio a giudizio per il figlio di Beppe Grillo e i suoi tre amici. I magistrati attendono l’iter procedurale per poi prendere la decisione. E non c’è da stupirsi se il procedimento è blindato, anzi blindatissimo. Il cognome di uno degli indagati ha un certo rilievo nella compagine politica del Paese. Sull’indagine anche le bocche sembrano essere serratissime in Procura, dove il Procuratore capo di Tempio Pausania Gregorio Capasso si limita a riferire all’Adnkronos la situazione attuale dell’organico in ufficio: appena quattro sostituti impiegati su centinaia e centinaia di fascicoli, in un ufficio che ha puntato l’attenzione soprattutto sul Codice Rosso e sull’Ambiente. “Nel solo 2020 – ha detto Capasso – il mio ufficio ha iscritto a carico di noti 208 procedimenti per reati riguardanti la violenza di genere e in danno di minori, tra cui stalking, maltrattamento, violenze sessuali“. Non si è spinto oltre. Nulla sull’inchiesta a carico di Grillo junior e dei suoi amici se non un veloce “non ho niente da dire sull’inchiesta” ribadito più volte. Con le domande dei magistrati sono stati precisati, inoltre, anche alcuni dettagli della seconda contestazione di violenza sessuale. Mentre l’amica della vittima dormiva sul divano del soggiorno, incosciente perché ubriaca, Grillo e gli amici si sono fotografati su di lei in pose oscene. La versione fornita al pm di quei fatti è che si è trattato di uno scherzo di cui non avevano compreso la gravità.
Due versioni completamente avverse
Il gruppo di giovani della Genova bene, dalla loro, hanno confermato il rapporto di gruppo con la giovane studentessa affermando però che era un rapporto “consenziente“. E per rafforzare la loro tesi hanno raccontato ai magistrati che dopo il primo rapporto, lei e il primo ragazzo, sarebbero andati insieme a comprare le sigarette, e al ritorno, nella villa del Pevero (Porto Cervo), lei avrebbe avuto rapporti consenzienti con gli altri tre. E, inoltre, che nei giorni seguenti ci sarebbero stati scambi di messaggi con i ragazzi. La denuncia è avvenuta solo successivamente, quando la ragazza era tornata a casa a Milano, quando ha raccontato quanto avvenuto durante una visita alla clinica Mangiagalli.
Una versione totalmente opposta dal racconto crudo della studentessa, difesa dall’avvocata Giulia Bongiorno (ex ministra leghista del Governo Conte I), che i magistrati hanno allegato agli atti, che racconta di essere stata stuprata a turno.
“Verso le sei del mattino – viene riportato in un verbale – mentre R. M. (amica della vittima, ndr) dormiva” la giovane è “stata costretta” ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box doccia del bagno, con uno dei ragazzi. “Gli altri tre indagati hanno assistito senza partecipare“, scrivono i magistrati. La ragazza è stata poi costretta a bere mezza bottiglia di vodka contro il suo volere perdendo così i sensi. “La ragazza ha poi perso conoscenza fino alle 15 quando è tornata a Palau“, si legge nel verbale. Quando è stata “condotta nella camera matrimoniale dove gli indagati” l’avrebbero costretta ad avere “cinque o sei rapporti” sessuali, la “lucidità” della vittima risultava “enormemente compromessa“. Il procuratore Capasso e la sostituta Laura Bassani hanno inserito nel fascicolo anche le immagini ritrovate nei telefoni che, secondo l’accusa, mostrerebbero gli abusi anche ai danni della seconda ragazza, che dormiva. Entro fine mese, infine, è atteso il deposito della richiesta di rinvio a giudizio negli uffici del gup del piccolo Tribunale di Tempio Pausania, guidato dal magistrato napoletano Giuseppe Magliulo.
Al momento ciò che è certo, al netto delle opinioni e dei modi di scrivere sulla questione da parte di alcuni giornali e giornalisti (a volte troppo svilenti nei confronti di potenziali casi di stupro), è che secondo i magistrati non fu “sesso consenziente“, come invece sostiene la difesa degli indagati, bensì “violenza sessuale di gruppo“. Spetterà alla Procura decidere se chiedere l’archiviazione del caso oppure chiedere il processo per Ciro Grillo e i suoi amici. Nel frattempo, resta alto il livello di riservatezza da parte degli organi inquirenti in merito a quello che, dopo il recente “Sofagate”, potrebbe definirsi tranquillamente “Grillogate”.