La Confindustria, attraverso il suo presidente Vincenzo Boccia, manifesta un’ingiustificata reazione alla legge sulle nuove norme del codice Antimafia che avrebbe dovuto, in realtà, essere messa in atto decenni fa… da che esiste la Repubblica democratica italiana.
Anzi, si dovrebbe, addirittura, pretendere che i potenziali lavoratori siano messi in condizione di avere, attraverso le Camere di Commercio, liste pubbliche e accessibili su quei padroni che non versano i contributi dei propri dipendenti o che non pagano regolarmente gli stipendi per valutare se andare a lavorare presso quelle aziende.
Quante volte, infatti, si scopre di aver lavorato per decenni presso una ditta e, poi, questa (che magari ha, anche, fruito di soldi pubblici) dichiari insolvenza o andata all’estero mettendo in seria difficoltà i propri dipendenti?
“Delinquenti“, come dice Boccia, forse, no… ma come li dovremmo chiamare?
MOWA
Confindustria: “Norme del Codice Antimafia minano principi costituzionali”
Quella nuova norma proprio non piace. L’estensione del sequestro preventivo ai casi di presunti reati, prevista dalle nuove norme del codice Antimafia, “stravolge i principi costituzionali e, per l’alta discrezionalità che concede, mina il bene assoluto della certezza del diritto”. È questa la posizione di Confindustria espressa dal suo presidente, Vincenzo Boccia, intervenendo ad un convegno a Santa Teresa di Gallura. Il numero uno degli industriali, mettendo in risalto i danni che potrebbero derivare, ha sostenuto che “con il nuovo codice antimafia si equipara l’attività degli imprenditori a quella dei delinquenti”.
“L’estensione del sequestro preventivo a casi di presunti reati contro la pubblica amministrazione contenuta nel nuovo Codice antimafia – sostiene il presidente di Confindustria – è figlia di una cultura del sospetto che si nutre di una pericolosa ideologia anti industriale”. Per Boccia, “la presunzione di colpevolezza che la norma contiene stravolge i principi costituzionali e per l’alta discrezionalità che concede mina il bene assoluto della certezza del diritto”. Il presidente degli industriali ha sottolineato che “si vive di reputazione, un imprenditore particolarmente, e quando questa dovesse essere scalfita da misure pesantissime legate alla presenza del semplice dubbio sarà impossibile recuperarla con danni permanenti a chi dovesse esserne colpito”.
29 settembre 2017