Foto: Justin Sullivan/Getty Images
Più ne hanno (di soldi e di potere) e più ne vorrebbero!
Questo slogan potrebbe essere ciò che descrive la cultura e il mondo tanto desiderato dai capitalisti.
I capitalisti, però, per realizzare tutto ciò, hanno bisogno di un mondo che si materializzi su parole d’ordine che mettano sullo stesso piano i prodotti e la vita delle persone, con una scadenza programmata.
Infatti, in questo brodo culturale a “scadenza programmata“, ci hanno messo dentro sia i prodotti classici della catena produttiva, con una definizione oscura ai più, “obsolescenza” (vedi articolo sotto), che la vita delle persone e impedire ai popoli di avere una storia in cui riconoscersi, dove il passato cessi la sua funzione del portato utile culturale ad evitare di commettere gli stessi errori. E’, infatti, sotto gli occhi di tutti come costoro (i capitalisti) concepiscano le persone in genere: finché sei utile alla loro causa di guadagno “ti fanno lavorare” ma se non gli servi più incominciano a programmare i calvari delle delocalizzazioni, delle dismissioni dell’azienda, sino ad arrivare al licenziamento per cause diverse. Quest’ultima cosa, figlia del liberismo, è diventata, persino, una legge italiana con il nome di “jobs act“. I capitalisti (tramite i loro ruffiani), in politica l'”obsolescenza” del quadro parlamentare o dei partiti in essere, l’hanno realizzata chiamandola con la neolingua orwelliana: “rottamazione“, “nuovo che avanza“…
Ma, qualcosina, incomincia a farsi breccia nei discorsi delle persone contro questo modo di concepire il mondo e si chiama irritazione. Una “irritazione” popolare che, pian piano, si fa strada e si organizza perché stanchi di vedersi sballottati come marionette in mano a dei capricciosi e impomatati che pensano di giocare con la vita e i sentimenti delle persone oneste. Una “irritazione” popolare che si è stancata di difendere gli interessi di questi improduttivi e nullafacenti esseri, come i capitalisti, e di essere mandata, anche, a combattere (e morire) in guerre in nome, e per conto, dei loro malaffari. Una “irritazione” popolare che si è stancata di vedersi volar via (dalle banche di proprietà dei capitalisti) una vita di sudati risparmi perché queste cicale viziate dal gioco dell’azzardo e dalla speculazione di Borsa, si sono giocate aziende che erano sanissime sino a farle diventare museo dell’archeologia industriale.
Una “irritazione” popolare che farà tremare le sedie setose dove posano le natiche i potenti sino a farli scappare su Marte per evitare di pagare lo scotto del loro ingordo e patologico ego. Avvisandoli in anticipo che, probabilmente, anche Marte potrebbe risultare, anch’esso, “obsolescente“…
MOWA
Quanto durano davvero i prodotti della Apple
Obsolescenza programmata? Sistemi operativi da cambiare apposta? Dopo una denuncia che rivela il malcontento dei consumatori, l’azienda fondata da Steve Jobs risponde
Di sicuro, non sono come le lavatrici tedesche degli anni ’60, destinate a durare anche dopo la fine del Sistema Solare. Anzi: secondo molti, i device della Apple (e non solo) sarebbero progettati apposta per smettere di funzionare in un momento preciso. È la cosiddetta “obsolescenza programmata”, metodo furbissimo per costringere il consumatore a continuare a comprare, una volta che ormai si è fidelizzato (o meglio, assuefatto), i prodotti della stessa marca. Un iPhone può costare più o meno la stessa cifra ma, a differenza dei diamanti, non è per sempre. La domanda esatta allora è: per quanto?
Sembra che la risposta (ancorché sia vera) sia arrivata. E la fornisce la stessa Apple in un servizio di FAQ in cui compaiono le domande che tutti, prima o poi, si sono posti. E cui le aziende, di solito, preferiscono non rispondere. Del resto, i clienti si erano stancati. All’inizio dell’anno è stata depositata una denuncia per pubblicità ingannevole proprio su questo argomento. La Apple renderebbe l’iPhone 4S obsoleto apposta attraverso l’aggiornamento di IOS 9.
Per l’iPhone, spiega la stessa casa produttrice, si calcola una durata di vita approssimativa di circa tre anni (cioè, spiega, “per i dispositivi che hanno un sistema come IOS e watchOS”), mentre per i computer, cioè i Mac, se ne calcolano quattro (“i dispositivi funzionanti con OS X e tvOS). E poi? Be’, o lo si tiene per ricordo oppure – e sarebbe meglio – lo si ricicla.
21 Aprile 2016