di MOWA
Dobbiamo chiarire, da subito, che si parte da un forte equivoco di fondo basato sulla negazione, da parte della realtà occidentale ed in particolar modo da quella economicistica, del conflitto.
Ci furono, sì, in occidente filosofi come Jeremy Bentham, i quali, consapevoli degli “squilibri socio-economici, causati dallo sviluppo industriale dell’Inghilterra della seconda metà del settecento” usarono espressioni come la “dottrina dell’utilitarismo” o la “necessità utilitaria di promuovere collettivamente la felicità, il piacere di tutti” [1] ma ci furono, anche, personaggi come John Keats, il quale propinava “un romanticismo etico a differenza di quello dei suoi contemporanei, in particolare [di] quelli della prima generazione basato più sul valore della bellezza in genere che su un misticismo naturalistico”. Tanto che Keats sosteneva “l’abilità di accettare il fatto che non ogni cosa potesse essere risolta – essendo in grado di mantenere un atteggiamento negativo su qualcosa”. Keats era un “romantico e credeva che la verità non risiedesse nella scienza o nel ragionamento filosofico, ma nell’arte. Nell’arte lo scopo non è, come nella scienza, risolvere problemi, ma piuttosto esplorarli”. [2]
Quindi, in ragione dei vari filoni di pensiero, sarebbe più opportuno parlare di complessità irriducibile della realtà occidentale.
Perché se le persone (i giovani in particolar modo) hanno la consapevolezza che ci siano tante cose, eterogenee e conflittuali tra di loro, sono messi di fronte alla modalità della scelta secondo il principio di responsabilità.
Questo avviene di fronte alle nuove tecnologie… La téchne, difatti, non è ne buona ne cattiva dipende solo dall’uso che se ne vuole fare. Se, per es., si prende un martello (come oggetto è utile) e lo si usa per darlo in testa a qualcuno, non possiamo attribuire al martello stesso la colpa dell’atto ma alla sua negativa utilizzazione.
Quest’equivoco, probabilmente, nasce dalla convinzione che abbia vinto la linea razionalista, illuminista, positivista basata sulla scienza quando, in realtà, ha vinto l’ideologia razionalista, l’ideologia scientista… qualcosa che viene dato e applicato.
Viene, infatti, consegnato un dato processo già confezionato e non ragionato.
Ecco, quindi, uno dei motivi per cui in internet (per es.) proliferano fenomeni religiosi o para tali che prospettano nuove visioni del mondo che con la ragionevolezza nulla hanno a che fare.
Con questo, non possiamo dare la colpa al mezzo di internet ma a come si è fatto mancare il processo evolutivo della ragionevolezza alle persone.
Dobbiamo sollevare la contraddittorietà del sistema socio-culturale della società in cui viviamo partendo da dati antropologici, prima ancora, di condannare tout court la téchne. Bisogna dire ai giovani che come spiegava, la rimpianta, antropologa Cecilia Gatto Trocchi “per non perdere la razionalità,…[è importante] il contatto con la realtà non bisogna estraniarsi. Avere l’aurea mediocritas – (come diceva Orazio)” prima di cadere nei fenomeni denunciati da Edward Snowden, Chelsea Manning, ecc.