Intervento che avrebbe dovuto fare il compagno Paolo Casole alla Festa del 1 Maggio a San Giovanni Valdarno e che per motivi organizzativi è saltato ma, vista la validità dei contenuti, reputiamo di diffonderlo.
MOWA
Un saluto a tutte le compagne e compagni a tutti coloro che sono presenti in questa piazza a cui vogliamo dire ad alta voce che la classe operaia nel capitalismo è una classe internazionalmente sfruttata e per noi il primo maggio ricorda che i proletari non hanno patria. Sono passati pochi giorni dal 25aprile in cui ci siamo ritrovati direi numerosi a quanto ne sò nonostante il processo revisionistico storico in atto sulla resistenza e mi è venuto da riflettere su un’ analogia che avvicina queste due date, naturalmente non mi riferisco al dato cronologico, ma al fatto che come per i partigiani che hanno condotto la lotta di liberazione che è stata anche lotta di classe, vissuta dalle masse lavoratrici guidate dal Pci come lotta per un nuovo mondo, anche noi nelle fabbriche in tutti i luoghi di lavoro e in tutti i territori dobbiamo rilanciare la lotta di classe per la nostra liberazione dal giogo dello sfruttamento capitalistico per l’appropriazione dei mezzi di produzione per la costruzione del socialismo comunismo. Questo noi ce lo dobbiamo avere sempre chiaro in testa e detto questo vediamo però che la classe operaia ed i lavoratori italiani stanno vivendo una situazione di debolezza politica e frammentazione sindacale estrema. Voglio prendere ad esempio la situazione dei lavoratori della Lucchini di Piombino non sono un esperto nel settore siderurgico e non mi soffermerò sulla specificità tecnica dell’impianto e dei problemi ad esso connessi, ma possiamo e dobbiamo specializzarci e anzi invito i compagni a far si che si inizi un’attivazione in tal senso, ma voglio fare una considerazione politica sindacale che è esemplificativa di ciò che dicevo prima, rispetto alla totale frammentazione della classe operaia. Ma come; un settore di un’importanza strategica di queste dimensioni, come del resto l’Ilva di Taranto,-senza considerare la solidarietà di classe- che viene ristrutturato nella migliore delle ipotesi nell’interesse del grande capitale monopolistico che deve rinnovare e rimodernare per estrarre ancor più plusvalore o essere eliminato per lasciar libero spazio alle grandi concentrazioni capitalistiche dell’acciaio del nord Europa e Tedesche nello specifico. Lasciando a casa migliaia di lavoratori che genera una controffensiva del tutto risibile è la dimostrazione che c’è bisogno di ristabilire l’unità della classe operaia per creare intorno ad essa un blocco sociale di forze che chiami a raccolta lavoratori della città e della campagna, giovani e donne del mondo del precariato, lavoratori della cultura e della scienza, strati di piccola borghesia, piccoli imprenditori ed artigiani, auto-impiegati, oppressi dal capitale monopolistico e proletarizzati dalla crisi. La costruzione di questo blocco sociale a cui noi abbiamo dato il nome di Fronte Unitario dei Lavoratori, (ma il nome in sé non è importante), non vuole avere la finalità di creare una nuova sigla sindacale, ma partendo dallo sforzo politico ed organizzativo da compiersi in ciascuna realtà di lavoro in cui ci troviamo ad operare, di creare la più ampia unità d’azione di lavoratori nella organizzazione di scioperi e mobilitazioni sociali, partendo da contenuti di resistenza sociale a difesa degli interessi vitali dei lavoratori stessi (salario, condizioni di lavoro, libertà sindacali) che oggi sono attaccati e messi in discussione dalle politiche padronali e governative e dalle maggiori sigle sindacali (vedi accordo 10/gennaio). Questo vuol dire che, a prescindere dalla appartenenza sindacale di ciascun lavoratore, bisogna lavorare, come comunisti, ad unire il maggior numero di lavoratori su obiettivi giusti.
Il materialismo storico ci insegna che il motore della storia è la lotta di classe e la lotta di classe è fatta da idee che camminano però sulle gambe degli uomini e noi siamo qui per raccogliere e unire queste idee perché per noi la storia non è finita.
La maggiore attività dei sindacati oggi sono tavoli e tavolini per farci avere la miseria degli ammortizzatori sociali cioè la miseria per tenerci buoni e sottomessi; ma il servizio migliore che oggi fanno ai padroni è quello di tenere divise le lotte di resistenza che gli operai attuano contro i padroni
E’soprattutto su quest’ ultimo punto che dobbiamo lavorare. Loro ci vogliono divisi per dominarci, noi dobbiamo unirci per abbattere la dittatura economica borghese.
Dobbiamo, poi, avere attenzione nel corso della mobilitazione, ma anche semplicemente nei rapporti quotidiani con i lavoratori, colleghi di lavoro, ad esporre con chiarezza e semplicità le cause e le responsabilità della sofferenza che i lavoratori provano sulla loro pelle, svelando i nessi di causa-effetto che legano le politiche dell’Unione Europea e dei governi del nostro Paese agli interessi della classe padronale nel fare pagare ai lavoratori stessi il costo della crisi.
Non sono mai stato bravo nelle chiusure forse perché quando mi relaziono con i compagni e con le persone sensibili a temi a me cari non me ne vorrei mai staccare, ma ci proverò con una frase riallacciandomi alla solidarietà che ho appena accennato Dobbiamo in buona sostanza far si che come a Taranto così come a Piombino e in ogni “dove” il problema di uno diventi il problema di tutti perché è la classe operaia e il proletariato tutto che vogliamo che si unisca e che con il suo protagonismo, senza bisogno di falsi rappresentanti, si liberi dalle catene con cui il capitalismo ci ha soggiogati e diventi cosciente di essere la maggioranza del popolo, che è oppresso da una minoranza sfruttatrice e parassitaria e finalmente cominci a pensare alla costruzione di quel nuovo mondo che ci spetta di diritto. Il socialismo-Comunismo.