Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer
per la ricostruzione del P.C.I.
LE RAGIONI UMANE E POLITICHE PER PARTECIPARE ALL’INIZIATIVA SULLA RIVOLUZIONE BOLCEVICA IL 14 OTTOBRE 2017 A PISA
Ogni essere umano, se pur giovane, privato del suo bagaglio di memoria e di esperienza avrebbe serie difficoltà a comprendere il presente quotidiano e conseguentemente a districarsi in esso.
Uguale cosa accade, in forma più generale, quando lo stesso essere umano viene privato o si priva di una coscienza storica.
Non conoscere, infatti, almeno “discretamente” la storia significa non superare una condizione di infantilità culturale, che non solo non ci permette di capire il perché del presente che stiamo vivendo, soprattutto a livello politico-sociale, ma anche di capire noi stessi come facenti parte ed espressione di una determinata società.
In questa premessa si inserisce l’importanza di conoscere fatti “angolari” che hanno portato cambiamenti e accelerazioni straordinarie, con forti riverberi nella contemporaneità, in seno al processo storico.
Uno di questi eventi strabilianti, senza dubbio e senza faziosità, la Rivoluzione bolscevica russa dell’Ottobre (calendario giuliano) 1917; anche se oggi col revisionismo storico “atlantico” in atto si cerca di sminuirne la portata, occultandone i tratti salienti e determinanti e ponendo invece l’accento su questioni più marginali; laddove non si operi addirittura uno stravolgimento ideologico proditorio dei fatti storici.
Il bolscevismo, tolto dalla patina caricaturale attribuitagli in cento anni di revisione storica occidentale, fu una potente combinazione sociale fra l’intellighenzia rivoluzionaria e la classe operaia rivoluzionaria, combinazione che nel resto d’Europa invece mancò. Una combinazione che fece maturare nella popolazione tra i suoi obbiettivi più importanti la PACE, obiettivo scaturito dalla comprensione delle vere egoistiche ragioni della prima guerra mondiale e del ruolo del capitalismo nella sua fase imperialista.
Proprio per questi motivi la Rivoluzione d’Ottobre, pur sancendo un effetto strabiliante e unico: la salita al potere delle classi sociali sfruttate, fu talmente una “opera d’arte” di prassi politica che si compì con pochissimo spargimento di sangue, a differenza di tutte le rivoluzioni borghesi.
La presa del Palazzo d’Inverno infatti fu quasi un atto formale, anche se potente da un punto di vista simbolico, poiché buona parte della Russia proletaria e popolare si era già schierata con i bolscevichi e si identificava con essi, con la loro onestà, coerenza e dedizione alla causa rivoluzionaria.
I bolscevichi ritenevano che in Russia il proletariato dovesse guidare una rivoluzione sociale in alleanza con i contadini poveri, cioè che il ruolo del partito fosse quello di agire come fattore soggettivo rivoluzionario, poiché Lenin (leader bolscevico) non credette mai, e a ragione, nello spontaneismo “tout court” delle masse tanto meno nell’idealismo rivoluzionario di matrice anarcoide che sconfina, come oggi possiamo ben vedere, nel terrorismo.
La vittoria della Rivoluzione d’Ottobre, in buona sostanza, fu possibile perché il partito bolscevico era riuscito a conquistare la maggioranza dei soviet grazie al fatto di aver articolato nella forma più chiara le rivendicazioni delle masse relative alla fine della guerra, alla liquidazione dei latifondi e al rovesciamento del precedente sistema politico che non era disposto a soddisfare tali esigenze.
Possiamo dire che in Russia il bolscevismo ha rinnovato, in modo radicale e sistematico, gli strumenti della rappresentanza.
Il valore di tali riforme ha sorpassato i confini della rivoluzione russa per l’influenza che esse hanno sul pensiero politico moderno e contemporaneo del mondo intero.
Il regime bolscevico, di cui Lenin su tutti fu l’artefice, fu l’applicazione pratica e su vasta scala di quella democrazia integrale basata sulla reale partecipazione popolare.
Esperienza che come procedimento umano, sociale, culturale, politico ed economico ebbe molte difficoltà pratiche oggettive, tra cui la miseria a cui il dispotismo dei Romanov aveva portato la popolazione, annichilita e affamata dalla guerra imperialistica del 1914-1918 e dalla reazione dei paesi occidentali a fianco dei controrivoluzionari “bianchi”, che scatenarono al suo interno una sanguinosa guerra civile.
Tra le cose di grande rilievo: portò in auge il dibattito internazionale su quale siano i veri valori democratici al di là della decadenza e della inadeguatezza della società liberale, impregnata com’era, e com’è, del pensiero unico capitalistico-consumistico, e dei suoi sistemi di rappresentanza incapaci di dare risposte alla stragrande maggioranza delle persone.
Da un punto di vista pratico e risolutivo si ebbero questi immediati cambiamenti:
«Il governo degli operai e dei contadini, sorto dalla rivoluzione del 24 e del 25 ottobre e che si appoggia sui Soviet dei delegati degli operai, dei soldati e dei contadini, propone a tutti i popoli belligeranti e ai loro governi di cominciare immediatamente le trattative per una pace giusta e democratica. Il governo intende per pace giusta e democratica… la pace immediata senza annessioni, cioè senza conquista di territori stranieri, senza annessioni forzate di altre nazionalità, e senza contribuzioni.» (Lenin)
Subito dopo, il 26 ottobre, venne emanato il decreto sulla terra che prevedeva l’immediata distribuzione, senza indennizzo, delle terre dei proprietari terrieri ai contadini privi di terra.
Seguì il decreto sulla pace che si proponeva una pace “giusta e democratica”.
Il vecchio sistema giudiziario corrotto venne sostituito con i tribunali del popolo di tipo elettivo; la polizia venne sostituita da una milizia composta prevalentemente da operai.
Altre misure prese furono: la completa separazione tra Stato e Chiesa; l’introduzione del matrimonio civile, con uguali diritti per entrambi i coniugi e il divorzio; la donna otteneva la totale parità di diritti rispetto all’uomo; si introduceva la giornata lavorativa di otto ore.
Nell’esercito vennero cancellate la differenze di trattamento fra soldati e ufficiali.
Sul fronte economico vennero nazionalizzate tutte le banche private; il commercio estero diventò monopolio dello Stato; flotta mercantile e ferrovie diventarono statali, mentre le fabbriche furono affidate direttamente agli operai.
Il nuovo governo denunciò anche tutti gli accordi internazionali compresi quelli segreti sospendendo il rimborso dei prestiti “usurai” ottenuti all’estero dal regime zarista.
In ultima analisi, alla luce di questi provvedimenti universali, la Rivoluzione Russa fu e rimane ancora oggi il fatto più grandioso dei tempi moderni e forse anche oltre.