La vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica indica quanto profonda ed estesa sia stata l’involuzione e l’arretramento politico, culturale e istituzionale nel nostro paese. La critica alla “vecchia politica”, il nuovismo dei Grillo e di altri giovanilisti alla moda, la contrapposizione e la confusione introdotta sui ruoli e sulle funzioni di partito e di società civile, in gran parte promossi dai vari media tradizionali e dalla inconsapevolezza/consapevolezza responsabile di certa asini-stra, hanno demolito la funzione strategica dell’organizzazione politica e spianato la via al plebiscitarismo, al comunitarismo, alla “decrescita” dell’intelligenza collettiva.
Bisogna riprendere a studiare, rielaborare i paradigmi della politica e ricostruire il partito, alla faccia dell’esaltazione del “movimento dei movimenti”, degli esorcismi del “popolo viola”, degli inconcludenti “indignados”, delle litigiose “comunità del mio cortile”, della mistica del “terzo settore”, della categoria anti-moderna del “bene comune” gestito dalle entità locali senza classe e senza stato, e di altre inconcludenti belinate, che ci stanno facendo deragliare, sia come paese, sia come soggetti della politica.
Senza parlare della relazione pre-politica verso i lavoratori immigrati che, anziché essere considerati come classe lavoratrice internazionale ed esercito di manodopera di riserva, quando va bene si ha un atteggiamento caritatevole pretesco o filantropico borghese, e quanto va male si applica lo stile WWF.
E’ sufficiente osservare come a Milano l’asini-stra comunale non sia stata in grado di affrontare e superare l’emergenza permanente dei campi rom (nessun serio e concreto progetto di avviamento lavorativo, di integrazione alloggiativa, di patto sulla legalità e sua rigorosa verifica, ecc.) e abbia saturato la tensione tra proletari che abitano nei quartieri popolari verso i rom, amplificando il disagio sociale tra le parti, trasformato in rabbia acefala e regalando alla destra e ai fascisti la piazza: asini-stra assoluta!