di Nicola Tranfaglia
Prima di dedicarmi di nuovo alla prima guerra mondiale, che è stata quest’anno, come mai in passato, al centro dei discorsi di quanto hanno a cuore il futuro della nostra Repubblica, mi corre l’obbligo di fronte ai lettori di dire ancora qualcosa a propo sito della peggiore tra le riforme istituzionali che il nostro ineguagliabile presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha tirato fuori dal cappello e su cui, se non abbiamo capito male – vuole giocarsi la partita decisiva per durare fino al termine della presente legislatura.
Ora lasciamo da parte la questione, che dipende da elementi in una certa misura ancora non del tutto ponderabili ,e ritorniamo per un momento sull’Italicum (mai nome fu più brutto tra quelli scelti negli ultimi agitati decenni per una legge elettorali) che, se non ho capito male ,sembra ormai accettato dalle forze politiche presenti in parlamento malgrado tutti i sondaggi demoscopici segnalino percentuali sempre più grandi di astensionisti e cittadini che non sono disposti ad accettare il meccanismo previsto dalla legge. Si tratta in realtà di un meccanismo abbastanza semplice a ben guardare. Intanto la minoranza del quaranta per cento che peraltro il partito democratico di Renzi sembra l’unico in grado di raggiungere, se tutto funziona fino all’ultimo momento, diventa maggioranza grazie a un premio che gli fa superare il cinquanta per cento o con un ballottaggio. Il meccanismo-come ha scritto a ragione-Carlo Galli che è proprio del Partito democratico, prevede una secca aggiunta di seggi che si aggiunge al risultato ottenuto con il proporzionale. Il secondo elemento caratteristico della legge è che molti deputati saranno frutto di una scelta verticale dei partiti che l’elettorato potrà soltanto ratificare. I deputati saranno in gran parte nominati dalle segreterie dei partiti. Di questo non si può assolutamente dubitare se si conosce il Paese e lo stato in cui versano da oltre un ventennio le formazioni politiche attuali. L’abbassamento delle soglie di ingresso e il premio alla lista(solo il PD è in grado di superare il 40 per cento dei voti) creeranno una situazione in cui un grande partito della nazione regnerà indisturbato in un panorama di arboscelli (partiti del 15-20%, antisistema come la Lega Nord o i Cinque Stelle ma lo stesso destino riguarda Forza Italia di Silvio Berlusconi o anche di arbusti non apparentabili (come rischia di essere il campo in formazione di quelli che si collocano a sinistra del PD). Insomma alla fine il bipolarismo dell’antica repubblica e della prima versione dell’Italicum diventa mono-partitismo. E il partito vincitore diventa il servitore del vero capo della politica italiano che è il presidente del Consiglio futuro, come lo è stato di quello italiano. Il giro si chiude e peggio per quelli che non avevano capito i discutibili meccanismi che reggevano la legge elettorale nella sua ultima e celebrata versione.
20 maggio 2015