Lorenzo Frigerio
Lunedì 11 novembre nella regione di Trvana, in Slovacchia, è in programma un evento unico ed importante non solo per quel paese, ma anche per l’Europa intera: la Prima Conferenza Internazionale contro tutte le mafie in Slovacchia che consentirà, per la prima volta, di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sulla presenza e gli interessi del crimine organizzato in una nazione, da sempre, ai margini della stereotipata narrazione delle mafie nell’era della globalizzazione.
Proprio in Slovacchia, uno dei suoi giornalisti più brillanti e promettenti, Jan Kuciak, ha pagato con la vita il suo lavoro d’inchiesta, finendo brutalmente assassinato in compagnia della sua fidanzata, Martina Kusnirova, il 21 febbraio del 2018. Sono finiti in carcere quattro uomini, accusati di essere stati gli esecutori materiali del duplice omicidio e un imprenditore Marian Kocner, nell’ipotesi investigativa uno dei mandanti o il mandante unico.
Con il sostegno della Regione di Trnava e dell’Ambasciata d’Italia a Bratislava, la giornalista della Rai Maria Grazia Mazzola, insieme alle famiglie Kuciak e Kusnirova, è riuscita nella straordinaria impresa di organizzare due giornate di studio e riflessione sul tema delle mafie in Slovacchia, riprendendo i fili del lavoro giornalistico di Kuciak, stroncato prima di ulteriori clamorose rivelazioni e poi pubblicato dopo la sua morte. La brava giornalista di Speciale TG1, già distintasi per aver promosso una campagna per la ricerca della verità sulla fine della giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa a Malta, ora accende i riflettori su un altro caso irrisolto dove ancora una volta a farne le spese è il giornalismo libero, senza padroni.
Jan stava documentando le frodi sui fondi europei, soprattutto in campo agricolo, con la presenza anche degli interessi di uomini della ‘ndrangheta e legava questo malcostume corruttivo alle ripetute malversazioni operate in danno dei piccoli proprietari terrieri slovacchi. A fare gola a quella che il procuratore generale Jaromír Čižnár ha definito «mafia dell’agricoltura», in collegamento evidente con non pochi “colletti bianchi” attivi tanto nel settore pubblico che in quello privato, sono i terreni agricoli di varia estensione nella Slovacchia orientale, divenuti il terminale delle false attestazioni per il rilascio dei contributi europei e/o l’oggetto di altrettanto remunerative speculazioni edilizie. Un contorto sistema, retaggio del precedente regime politico, infatti, regola la proprietà terriera, in modo che una cospicua parte sia ancora di proprietà dello Stato, mentre il resto sia concesso in affitto. Questo complica l’assegnazione diretta dei contributi ai possibili assegnatari, tanto che in alcuni casi in cui gli stessi non siano nemmeno erogati, nell’inerzia delle autorità preposte che dovrebbero intervenire.
I contadini vengono picchiati, i loro raccolti vengono bruciati, le loro famiglie intimidite. Si è creata così una pesante cappa d’intimidazione e sfiducia nei confronti dello Stato che sembra non essere in grado di tutelare gli interessi e le vite degli agricoltori, di fronte ai soprusi di questa crescente criminalità, pesantemente infiltrata dalla ‘ndrangheta. Una cappa criminale che diventa funzionale al sistema che consente a politici locali e imprenditori, con l’aiuto di funzionari corrotti, di accaparrarsi le terre e di stornare i contributi provenienti dall’Unione Europea, finendo per consolidare un blocco di potere economico in grado di condizionare le maggioranze di governo.
La terra presa d’assalto
Se si guarda a quello che accade in Slovacchia sembra di assistere ad un brutto film, peraltro già visto più volte. Il quadro politico, economico e sociale che potrebbe descrivere oggi questo paese sembra copiato fedelmente dalla Sicilia di un secolo e mezzo fa, quando a fare il bello e il cattivo tempo sui latifondi dell’isola erano i campieri e i gabellotti, quei “protomafiosi” delineati dalla sociologia per descrivere la crescita della mafia come potere criminale, in accordo con i baroni e i grandi proprietari terrieri. A distanza di oltre 150 anni e di migliaia di chilometri, vengono a riprodursi ora nell’Europa orientale le stesse condizioni di sfruttamento e di accaparramento delle risorse pubbliche. Un mix di arcaico e di moderno che è la cifra più autentica delle mafie e dei poteri criminali oggi.
I tasselli del puzzle che rappresenta questa nuova mafia rurale attiva in Slovaccchia si ricompongono esemplarmente nella storia di Vladimir Rybar residente a Samorin, un piccolo paese alle porte di Bratislava. Rybar, un agricoltore sempre ligio alle regole, era stato prima lusingato con promesse di denaro perché vendesse le sue terre. Al suo rifiuto di cedere quanto si era guadagnato con la fatica quotidiana, hanno fatto seguito pesanti minacce rivolte a lui e alla sua famiglia, fino a quando l’uomo è stato sgozzato e lasciato morire dissanguato in mezzo ai suoi terreni dagli spietati assassini.
Questi fatti, poco conosciuti a livello di opinione pubblica europea, in realtà sono già stati documentati da alcune inchieste giornalistiche, come quelle di New York Times e Deutsche Welle e anche dallo stesso Parlamento Europeo, grazie al lavoro di una propria delegazione che ha raccolto numerose prove degli avvenuti abusi dei sussidi previsti dall’UE per lo sviluppo dell’agricoltura, soprattutto nei territori della Slovacchia orientale.
La delegazione, in seguito all’uccisione di Kuciak, ha svolto una serie di audizioni e di missioni sul campo che hanno certificato lo stato del comparto agricolo slovacco. Gli eurodeputati hanno sottolineato il clima ostile registrato nei loro confronti da parte delle autorità locali, tanto da spingere il ministro dell’Agricoltura slovacco ad annunciare provvedimenti disciplinari e licenziamenti a carico degli incaricati di pubblico servizio nell’erogazione dei contributi stessi.
Nemmeno la clamorosa protesta degli agricoltori, nel giugno di quest’anno, con la “marcia dei trattori” su Bratislava, sembra aver modificato la situazione. Il presidente Andrej Kiska ha espresso la necessità che il governo si occupi «onestamente e sensatamente» delle richieste del settore agricolo, dichiarando la necessità di «ripristinare lo stato di diritto nelle campagne». Non a caso, quindi la delegazione del Parlamento Europeo ha indicato come fondamentale priorità per la Slovacchia la riforma agraria, per togliere spazio alla corruzione e agli interessi criminali ricostruiti da Kuciak.
Per raccontare la drammatica situazione che si vive nell’est della Slovacchia, le voci degli agricoltori saranno ospitate nel corso della due giorni in programma, insieme a quelle dei giornalisti colleghi di Kuciak, in rappresentanza delle testate Aktuality.Sk, Sme, Denník N e Týždeň, altrettanto fondamentali per documentare lo stato della libertà d’informazione nel paese, finito al centro del dibattito internazionale, in seguito all’omicidio di Kuciak e alle scoperte successive.
Le presenze annunciate dall’Italia del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho e del presidente di Libera, don Luigi Ciotti, insieme a quelle dell’avvocato Enza Rando, sempre di Libera e della stessa collega Mazzola, da decenni impegnata nel documentare giornalisticamente gli affari delle mafie dentro e fuori i confini nazionali, danno uno spessore internazionale all’iniziativa e assicurano che la stessa sarà un punto di svolto nel contrasto alle mafie in quel territorio.
Con l’auspicio che la Slovacchia per prima, l’Unione Europea a seguire prendano sempre più coscienza della necessità di estendere la battaglia contro il crimine organizzato a livello internazionale, per colpire quelle connessioni strategiche e operative che Jan Kuciak aveva individuato in azione nel suo Paese, ritenuto ingiustamente immune da fenomeni mafiosi.
Le due giornate in programma incarnano una decisa domanda di giustizia alla Slovacchia, perché si faccia piena luce sull’omicidio del giornalista e della sua fidanzata, ma anche una forte richiesta di legalità nel comparto agricolo, per mettere fino ai soprusi cui i contadini sono stati sottoposti. Saranno stabilite anche le premesse di una collaborazione con “International Land Coalition”, un cartello di associazioni ed organizzazioni di agricoltori che collabora con le Nazioni Unite e altri enti, proprio per provare a dare un sostegno esterno in grado di superare quelle che sono le evidenti difficoltà locali.
Il primo nemico da affrontare in Slovacchia è una mafia agricola che sembra nuova, ma odora di stantio, di arcaico e produce i ben noti guasti all’economia e alla società, dimostrando di tessere pericolose relazioni con la temibile ‘ndrangheta italiana nella gestione del traffico di sostanze stupefacenti, un altro importante “fil rouge” del lavoro giornalistico del giornalista ucciso nel 2018.
Uno di quei fili dell’alta tensione che sfiorati da Jan Kuciak ne hanno determinato la prevedibile eliminazione, in ragione della sua estrema pericolosità per il blocco criminale operante in Slovacchia.