Dopo quanto si è verificato ieri sera, quando il deposito della Carluccio srl si è incendiato ed i vigili del fuoco, pur lavorando alacremente tutta la notte, non sono riusciti a domare le fiamme, tanto che il fumo acre dal sito continua tutt’ora ad uscire, non è mai bello dare dell'”ottuso” (?) a qualcuno perché non è educativo ma, di fronte ad un disastro ambientale che mina la salute pubblica non credo ci stia male… anzi, dovrebbe essere elemento di apertura di un dialogo franco e trasparente. Ci si dovrebbe, anche, chiedere, prima, se sia più importante salvare la faccia (come carica pubblica istituzionale) di fronte ad un disastro ecologico in una metropoli come Milano o usare ragionevolezza.
Il comportamento dell’assessore milanese all’ambiente, Marco Granelli, ci è parso strano quando ha risposto ai cittadini (via internet) senza aver compreso, forse, sino in fondo, il problema dell’installazione di attività pericolose a ridosso di abitazioni, tanto più, adiacenti ad asilo nido, scuola elementare, media visto che vi era già stato un precedente analogo nello stesso posto.
Si dovrebbe ricordare che la Regione Lombardia, dopo il caso diossina della fabbrica Icmesa di Seveso, non ha mai tentato (mancanza di volontà politica?) di prendere adeguati provvedimenti a salvaguardia della salute dei cittadini rendendo pubblici gli innumerevoli siti di attività pericolose nella propria regione per dimostrare, così, sensibilità e responsabilità. Ieri sera, nei popolosi quartieri di Bruzzano, Comasina, Affori (parlando solo di Milano ed escludendo l’hinterland di Bresso, Cormano…) lo stesso incubo di Seveso sembrava riproporsi nella realtà milanese, dove, a ridosso di migliaia di abitazioni, vi sono, probabilmente, attività pericolose poste lì dalla dissennata cementificazione che ha favorito gli interessi di pochissime e discutibili persone a scapito della salute ma, ancor prima, della ragione.
MOWA