Luca Manes
Manifestazioni davanti la sede della World Bank a Washington – Foto tratte da Fliker di international accountability project
La Banca Mondiale ha continuato a investire nei combustibili fossili nonostante si fosse impegnata a contrastare la crisi climatica. Lo rivela nel suo ultimo rapporto l’organizzazione tedesca Urgewald in concomitanza con gli incontri annuali delle Istituzioni Finanziarie Internazionali (la stessa Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale), che quest’anno per l’emergenza covid-19 si stanno svolgendo su piattaforme digitali.
Proprio online è prevista una mobilitazione globale della società civile. Per saperne di più: https://worldbankactionday.org/
Tornando allo studio di Urgewald, in esso di evidenzia come la World Bank abbia speso più di 12 miliardi di dollari in progetti per l’estrazione di combustibili fossili da quando nel 2015 è stato adottato l’Accordo di Parigi.
L’ultimo conteggio di Urgewald sulla spesa della Banca Mondiale per i combustibili fossili ha mostrato che la maggior parte del denaro investito negli ultimi cinque anni, circa 10,5 miliardi di dollari, è stato costituito da nuovi finanziamenti diretti per progetti, inclusi nuovi prestiti, garanzie e capitale proprio.
La Banca Mondiale ha di recente affermato di aver smesso di finanziare gli investimenti nel petrolio e nel gas nel 2019, ma che continua ad assistere i “paesi in via di sviluppo dipendenti da tali risorse” con “consigli su soluzioni energetiche economicamente valide”.
I ricercatori del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente hanno scoperto che il mondo è attualmente sulla “buona strada” per sfruttare il 120% in più di combustibili fossili entro il 2030, in aperto contrasto con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento medio delle temperature globali al di sotto di 1,5 gradi Celsius.
La stessa Banca Mondiale ha fatto sapere che senza misure urgenti per mitigare gli effetti del riscaldamento globale, entro il 2030 il cambiamento climatico porterà più di 100 milioni di persone alla povertà. Ma l’istituzione è “una grande parte del problema”, ha spiegato Urgewald in un comunicato.
“Il nuovo rapporto mostra come i banchieri di Washington non abbiano ridotto il loro sostegno ai combustibili fossili”, ha dichiarato Heike Mainhard, campaigner di Urgewald. “Hanno promesso di aiutare i paesi più poveri ad affrontare la transizione energetica, ma quello che stanno realmente facendo è sostenere l’espansione dei combustibili fossili”.
Urgewald ha citato come esempi i seguenti progetti recentemente sostenuti dalla Banca Mondiale:
• maggio 2020, 38 milioni di dollari per continuare un programma di assistenza tecnica a sostegno del petrolio e del gas in Brasile.
• marzo 2019, 20 milioni di dollari per il Petroleum Resource Governance and Management Project in Guyana, con un progetto di assistenza dovrebbe durare almeno fino ad aprile 2021.
Il rapporto di Urgewald è stato di fatto “sottoscritto” anche dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che questa settimana ha chiesto a tutte le banche multilaterali di sviluppo di smettere di finanziare il settore dei combustibili fossili.
Guarda il video: “Come la Banca Mondiale sta trasformando la Guyana nell’ultima vittima mondiale della maledizione del petrolio”:
(cliccare sull’immagine per vedere il video)
Articolo pubblicato grazie alla collaborazione con Re:Common