di Rita Pennarola
Ai primi di settembre cominciano le rivelazioni di Carmine Schiavone sull’interramento di rifiuti tossici e radioattivi nelle terre del casertano e del Basso Lazio. Secondo Schiavone nei prossimi anni ci sarà un’ecatombe, 5 milioni di morti. Tutto ciò è avvenuto per mano di camorra, ma con la complicità di imprese, politici, colletti bianchi, funzionari pubblici, istituzioni. Chi doveva controllare non lo ha fatto.
E’ partita da qui l’iniziativa della Associazione Antimafia Caponnetto, che il 12 ottobre ha riunito a Formia magistrati, giornalisti, intellettuali e società civile per lanciare un appello e chiedere con forza una bonifica: quella del territorio ma, prim’ancora, la rimozione di quella parte del ceto politico che ha reso possibile il ‘biocidio’ in atto.
Ed è questo il senso del documento sottoscritto a Formia dai partecipanti e dai tanti cittadini che sono intervenuti alla manifestazione in una sala consiliare del Comune strapiena e alla presenza del sindaco Sandro Bartolomeo, che è stato fra i protagonisti dei lavori, assumendo impegni nei confronti della popolazione rispetto ai doverosi accertamenti da compiere sulle condizioni del suo territorio. Dopo il responsabile della Caponnetto a Fondi, Bruno Fiore, ad accendere gli animi è stato l’intervento di Elvio Di Cesare, che dell’associazione è segretario nazionale. «Dobbiamo – è stato il suo duro esordio – prenderne atto: in Italia esistono ormai due forme di Stato: lo Stato-Stato e lo Stato-Mafia. A noi, che apparteniamo al primo gruppo, tocca rassegnarci, siamo una esigua minoranza, un pugno di magistrati, di forze dell’ordine, di giornalisti e di cittadini, che rappresentano numericamente assai poco rispetto alle masse dominanti di corrotti, ladri, tangentisti e mafiosi». «L’antimafia delle sole fiaccolate – ha incalzato Di Cesare – fa il loro gioco. E dobbiamo sapere che quando parliamo di mafia stiamo parlando dell’economia. E delle istituzioni. Per questo, noi lavoriamo ogni giorno raccogliendo elementi, indagini, segnalazioni, prove, per consegnare tutti i materiali agli investigatori. Poi però ci aspettiamo da loro dei risultati. E abbiamo il diritto-dovere di criticarli quando tutto resta lettera morta, come spesso è purtroppo accaduto. Situazioni che alimentano la già diffusa omertà in quella che chiamiamo società civile».
Quanto alle dichiarazioni di Schiavone, è chiaro che la Caponnetto intende tenere alta la guardia: «attenzione – ha concluso il segretario – a coloro che attaccano la credibilità dei collaboratori di giustizia. Solo grazie a loro e grazie alle intercettazioni sono stati compiuti grossi passi avanti nell’azione di contrasto. Invece lo ha fatto solo due settimane fa, in questa stessa sala, una senatrice della repubblica (Rosaria Capacchione, ndr), a proposito di Carmine Schiavone. Quando questo accade, scatta un campanello d’allarme. E dobbiamo chiederci perche´ accade». Un tema, quello dei collaboratori di giustizia, ripreso anche da Marilena Natale, la giornalista dell’Agro aversano minacciata dalla camorra e giunta a Formia per offrire la sua testimonianza sulla battaglia in difesa della vita nella Terra dei Fuochi. Dove manca un Registro Tumori, la cui strategica portata è stato illustrata dal responsabile del Registro di Latina, Fabio Pannozzo.
Ma arriverà mai quella «palingenesi della politica» auspicata nel corso dell’incontro? In queste pagine proponiamo una sintesi di alcuni fra i principali interventi. Di sicuro, però, a Formia un segnale forte è stato lanciato, sull’onda di uno sdegno alimentato dalle notizie appena arrivate sulle nomine dei 50 fra deputati e senatori che andranno a sedere nella Commissione bicamerale antimafia. E qui, nel Sud Pontino, il nome di Claudio Fazzone – uno dei prescelti – è suonato come un autentico schiaffo. Perche´ nessuno dimentica che fu proprio lui ad impedire lo scioglimento per mafia del comune di Fondi, da sempre suo feudo elettorale.
[ 19/10/2013]