Il Venezuela ha aumentato le sue esportazioni di petrolio nonostante l’inasprimento delle sanzioni da parte degli Stati Uniti contro il popolo di quel paese.
Ad indicarlo è un dettagliato rapporto del portale statunitense Bloomberg, in una pubblicazione di alcuni giorni fa: “le esportazioni di petrolio del Venezuela sono aumentate a mezzo milione di barili al giorno nel mese di novembre”, tre volte di più rispetto ai mesi precedenti.
I rapporti sulle spedizioni, sommati ai dati di monitoraggio delle navi, compilati da Bloomberg rivelano che quasi tutta la spedizione è andata in Cina.
Su base annua il calo è stato del 48% ma nell’ultimo mese la produzione di greggio è risalita del triplo “mostrando che il Paese, nonostante le sanzioni e la paralisi di molte operazioni, può ancora produrre più petrolio dell’Ecuador” (uno dei principali paesi produttori), si legge nel rapporto.
I media statunitensi sottolineano che, mentre i principali acquirenti del petrolio venezuelano hanno smesso di acquistarlo a causa delle sanzioni statunitensi, una serie di società meno conosciute ha intensificato i propri acquisti, sfidando il Paese nordamericano.
Bloomberg, citando fonti che hanno familiarità con la questione, afferma che le navi hanno utilizzato varie tattiche per trasportare petrolio dal Venezuela alla Cina, tra cui spegnere i loro dispositivi di segnalazione satellitare e coprire con la vernice i loro nomi sulle imbarcazioni per nascondere la loro identità ed evitare il rilevamento.
Questo rapporto viene alla luce dopo che Washington ha annunciato lunedì scorso le sanzioni contro la società statale China National Electronics Import and Export Corporation (CEIEC) per i suoi rapporti commerciali con il Paese governato da Nicolás Maduro.
Il ministero degli Esteri del Venezuela in una dichiarazione ha definito “illegali” queste sanzioni statunitensi ed ha assicurato che mostrano “la ossessione incessante” degli Stati Uniti “di destabilizzare la società venezuelana”. Anche la Cina, a sua volta, ha chiesto agli Stati Uniti di “rettificare il loro errore” di aver politicizzato la cooperazione Pechino-Caracas.
L’imposizione delle suddette sanzioni statunitensi fa parte dei tentativi dell’amministrazione statunitense, presieduta da Donald Trump, di rovesciare il presidente chavista Maduro.
Il governo di Pechino ha più volte denunciato i piani di golpe promossi da Washington contro la nazione caraibica e ha espresso, come ora, il suo sostegno al Venezuela di fronte alle interferenze esterne nei suoi affari.
Nonostante questo momentaneo aumento delle esportazioni, il Venezuela è ancora danneggiato enormemente dalle sanzioni poiché il suo standard di produzione era di 2 milioni di barili al giorno.