Ieri mattina la redazione di Report ha avuto una visita inaspettata: un funzionario Digos si è presentato di buon ora chiedendo di poter entrare nella palazzina della Rai per un mandato di perquisizione ma senza voler spiegare in un primo momento per quale inchiesta o autore. Grazie alla fermezza della redattrice presente che non ha dato l’autorizzazione alla vigilanza e alla pronta risposta di Fnsi e Usigrai che si sono mobilitati, avvertendo l’amministratore delegato Salini e facendo circolare la notizia su twitter, all’arrivo dei responsabili della redazione il mandato si è rivelato essere solo mirato all’acquisizione di documentazione.
Ad interessare gli investigatori i documenti che hanno portato l’inviato Giorgio Mottola a realizzare l’inchiesta su Steve Bannon e la certosa di Trisulti, andata in onda lo scorso 29 aprile. Nell’inchiesta “Tu vuo’ fa’ l’americano”, Report aveva evidenziato tutte le anomalie e le incongruenze nei documenti presentati al Ministero dei Beni Culturali dall’associazione di Steve Bannon e Benjamin Harnwell Dignitatis Humanae Institute, che si era assicurata la concessione della gestione del monastero del 1200, dove aveva dichiarato di voler organizzare una scuola di formazione politica sovranista e anti papa Bergoglio.
Un interesse curioso, questo di Digos e magistrati: innanzitutto, non hanno prelevato nessun documento, anche perché, come chiarito fin dal primo momento dai giornalisti del programma di Rai 3, Report non conserva presso la redazione alcuna documentazione sulle inchieste condotte e in via di realizzazione, proprio per proteggere le proprie fonti; peraltro, nel caso dell’inchiesta sulla concessione per Trisulti, i documenti erano tutti scaricabili dal sito del Ministero, in quanto relativi a un bando pubblico. Peraltro non è stato chiesto neanche un contatto con l’autore del servizio, che pure, forse, avrebbe potuto fornire elementi aggiuntivi. Ma a quanto pare non erano richiesti.
Inoltre, coincidenza curiosa, proprio ieri mattina il Mibac ha reso noto di aver avviato l’iter per revocare la concessione dell’abbazia all’associazione di Bannon e Harnwell. La decisione è arrivata dopo il parere dell’Avvocatura di Stato che ha ravvisato irregolarità nell’aggiudicazione del bando, come dimostrato nell’inchiesta di Report. L’ispezione era partita dopo il ricorso in autotutela presentato da un comitato di cittadini che fin dall’insediamento della Dignitatis Humanae ha protestato contro l’assegnazione del bene di proprietà dello Stato all’associazione di Bannon per 19 anni.
Naturalmente ben venga un’indagine della magistratura sulla vicenda. Tuttavia, ci chiediamo il perché di una visita inquietante e, in apparenza, senza un obiettivo definito. Sempre che l’indagine riguardasse solo l’eventuale illecito relativo al bando per l’assegnazione della certosa.
Nell’inchiesta di Mottola, infatti, si raccontava la stretta collaborazione tra Bannon e Salvini grazie alla mediazione di Federico Arata, figlio di Paolo Arata, consigliere della Lega per le questioni energetiche e ora indagato per una presunta mazzetta da 30mila euro che sarebbe finita all’ex sottosegretario Siri, nonché sospettato dalla procura di Palermo di essere socio occulto di Vito Nicastri, presunto prestanome di Matteo Messina Denaro. Ma si ricostruiva anche il giro, in ambiente vaticano, di raccomandazioni e lettere indirizzate a papa Bergoglio con cui alti prelati hanno perorato la causa della Dignitatis Humanae Institute, descritta come un sodalizio ispirato ai principi francescani. In pratica, il lupo veniva dipinto da agnello. Una storia oscura con grandi interessi e grandi trame che il giornalismo investigativo di Report ha contribuito a svelare. Infastidendo forse qualcuno.