L’accordo in Libia e il ministro Gentiloni: ‘La proposta non è stata né approvata, né bocciata’. È nel limbo?
Il rappresentante Onu Bernardino Leon conclude la missione diplomatica in Libia con tanti dubbi e una sola certezza: il suo piano è fallito. Ma il ministro italiano prova a negare smentendo i fatti e la logica. Ed è l’azzardo delle tre carte, con la vincita dell’accordo tra fazioni che non c’è
di Ennio Remondino
Il rappresentante delle Nazioni Unite per la Libia, lo spagnolo Bernardino Leon, voleva finire nella storia ma dovrà accontentarsi della cronaca, di tanti tentativi, di diverse brutte figure e di troppe millanterie. Accade anche in casa nostra. Leon voleva uscire dal caos libico dopo aver creato un governo di unità nazionale. Sognava un ‘Accordo Leon’. Manco il tempo di salutare, ed il povero Bernardino scopre che il parlamento di Tobruk, quello riconosciuto dalla comunità internazionale, ha respinto la sua proposta di un governo di unità nazionale.
Leon Bernardino contestato in Libia
Un No neppure detto, veniamo a sapere dai nostri Esteri, nella nuova formula diplomatica del dico e poi smentisco. Paolo Gentiloni: “la proposta non è stata né approvata, né bocciata”. L’Ue versione Federica Mogherini: “abbiamo 40 giorni per salvarla [la proposta, non la Libia], l’Europa è pronta ad aiutare la Libia”. Funambolici giri di parole per non dover ammettere il totale fallimento, per non offendere Bernardino Leon, e per cercarsi amici per sostenere l’Italia, auto candidata a guidare la transizione politica della futura Libia.
Torniamo in Libia. Il parlamento di Tobruk ha deciso di rigettare in blocco l’ultima rosa dei nomi presentata per la formazione di un esecutivo di transizione. Sono stati respinti i nomi presentati per il Consiglio di presidenza -Faiez Al-Serraj per il ruolo di primo ministro e i tre vice premier Ahmed Maetig, Musa Kuni e Fathi Majbri- Bocciate anche le candidature per la guida del Consiglio di Stato e per il Consiglio di Sicurezza, bollate dal quotidiano Libya Herald, “un grave errore”. Tutta colpa di Leon? Forse no, ma il lascito è ben misero.
Un altro nulla di fatto che appanna definitivamente l’immagine dell’ONU che in guerra o in pace arriva sempre dopo. Nazioni Unite incapaci di far rispettare le scadenze imposte ai due parlamenti nonostante le ripetute minacce di sanzioni economiche. E ora, allo sbaraglio, il tedesco Martin Kobler, al posto dello spagnolo Leon. Tutto questo mentre lo Stato Islamico avanza in Libia e il Mediterraneo continua a mietere vittime tra i migranti in fuga dall’Africa e dal Medio Oriente.
In una acuta riflessione, LookOut vede la situazione attuale come eredità diretta di Gheddafi. La Libia del despota senza un sistema politico. Il leader e una catena di comando segnata da corruzione e invidie. Divide et impera tra etnie e gruppi tribali, uniti solo dalla paura della forza del colonnello. Dopo Gheddafi è rimasto solo il vuoto istituzionale.
E ogni potere è oggi diviso in centinaia di gruppi armati, di interessi contrastanti.
Leon Bernardino e Paolo Gentiloni
Le stesse forze politiche che l’Onu corteggia sono diventate tali imbracciando le armi. Chi comanderà chi e per fare cosa? Chi comanderà le forze armate? Chi imporrà le decisioni politiche alle bande armate? Chi andrà alla guerra con lo Stato Islamico?
Ultimo quesito, ma che resti tra di noi: chi è così matto nel mondo dal volersi cacciare con soldati e soldi in un tal pasticcio per ambizioni di prestigio internazionale che potrebbero facilmente risolversi in una catastrofe?
21 ottobre 2015