di Angelo Ruggeri
Dallo stato di natura al messianico “destino manifesto” della modernizzazione capitalista
Per gli europei del XVII secolo l’America era il simbolo di uno stato di natura mitico, virtualmente incontaminato dalla civiltà e praticamente senza leggi e di governi privo di arti e di scienze. Quando nel 1689, dunque ben dopo gli insediamenti inglesi d’inizio secolo, John Locke scriveva che “tutto il mondo era America, molto di più di quanto non lo sia ora”, voleva quindi dire che la condizione di originaria purezza era stata già alterata dall’avanzare della civiltà europea nelle regioni libere; la colonizzazione aveva introdotto delle istituzioni sociali in quello che precedentemente era stato un mondo naturale. Questi cambiamenti ai colonizzatori e ai contemporanei di Locke apparivano non solo estremamente vantaggiosi, ma dimostravano un aperto SEGNO del riconoscimento DIVINO dell’espansione europea.
Anticipando quello che sarebbe stata fin dalle origini l’ideologia o religione della nazione e del popolo americano come nazione e popolo eletto da Dio con cui sono collegate l’idea della storia come manifestazione provvidenziale della volontà divina, il tema della “guerra santa” e la nascita dei fondamentalismi, al plurale, perché trasversale alle diverse chiese e correnti protestanti, con punti di convergenza col tradizionalismo cattolico e l’ortodossia ebraica e il sionismo, fondamentalismi in cui l’elemento razziale era comunque presente fin dalle origini puritane: tutti gli uomini sono uguali in quanto creature di Dio eccetto fin dall’inizio i pellirossa e i negri, e , a seguire, messicani, slavi, mediterranei, ecc., a secondo delle esigenze e di “despecificazioni” dell’imperialismo statunitense.
Rilevante è il concetto elaborato a partire da una base protestante puritana della storia degli USA come rispondente al famoso DESTINO MANIFESTO, del popolo prediletto da Dio, in nome del quale – anche trasformando l’idea di democrazia in una idea religiosa, ossia nella “religione civile” statunitense assunta nella stessa Costituzione USA e che di fatto è una religione civica del capitale statunitense – è stata condotta la guerra di sterminio dei pellirossa: donne uomini e bambini pellirossa sono stati letteralmente massacrati, violentati nei loro più elementari diritti umani, espropriati, schiavizzati e sostanzialmente cancellati come popolo.
Il destino manifesto – elaborato in particolare per motivare lo sterminio dei nativi ma poi anche per le guerre con Cuba e col Messico e da allora, per sempre – è l’espressione di una PROVVIDENZIALE “MISSIONE DIVINA” che culmina poi in una sacralizzazione della politica stessa. Nella religione puritana è possibile rilevare che la caratteristica convinzione di essere il popolo eletto da Dio, è passata direttamente alla tradizione politica e a quella economica. Nel primo caso facendo coincidere la causa degli USA con la causa di Dio; nel secondo caso oltre a creare un’ideologia interclassista in cui le classi dominanti si riconoscono in una unità “divina” l’idea di appartenenti alla nazione di Dio si concretizza nel tema calvinista dell’arricchimento come segno divino e di predestinazione, giustificando anche le differenze di classe in quanto frutto del disegno divino.
In ogni caso la causa degli USA e della sua classe dirigente coincide con la causa di Dio, dando così base ad una sorta di ideologia messianica in cui gli USA diventano gli inviati di Dio nel mondo per compiere una missione che vada a beneficio di tutta l’umanità. E’ un processo in cui un elemento particolare come il NAZIONALISMO pretende, tramite la dimensione religiosa, di assumere una DIMENSIONE UNIVERSALE e trasformarsi così nell’UNICO SISTEMA ACCETTABILE , SENZA NESSUNA DIFFERENZA TRA I PRESIDENTI REPUBBLICANI O DEMOCRATICI.
La fondamentalista religione messianica dell’”America first” da Clinton a Obama a Trump e Biden
“La nostra fede nella democrazia è qualcosa di più che il credo nel nostro paese. E’ la SPERANZA innata dell’umanità” (G.W.Bush 20-1-2001), e QUESTA MISSIONE viene poi giustificata teologicamente da Presidenti come CLINTON: “oggi celebriamo il mistero del rinnovamento americano… La primavera rinasce nella più antica democrazia del mondo… Quando i nostri fondatori dichiararono audacemente l’indipendenza della America al mondo e i nostri propositi all’Onnipotente, sapevano che l’America per durare avrebbe dovuto cambiare… un cambiamento per preservare gli ideali dell’America: vita, libertà, perseguimento della felicità… LA NOSTRA E’ UNA MISSIONE SENZA TEMPO… Chiaramente l’America deve continuare a guidare il mondo… La nostra forza grande è il potere delle nostre idee che sono ancora nuove in molte terre… Le nostre SPERANZE, i nostri cuori, le nostre mani sono con quelle di chi, SU OGNI CONTINENTE, sta costruendo democrazia e libertà” (B. CLINTON “First Inaugural Address”, 20-1-1993). Dato il continuo ritorno del termine di “speranza” sia nella TEOLOGIA POLITICA AMERICANA, come anche nella TEOLOGIA LAICA dei nostri CHIERICI d’impresa capitalistica, alias LAICI dell’Umanitaria dei massoni, del Mossad israeliano e craxiani, vale la pena di invitare a rileggere il concetto di “SPERANZA” espresso nella Enciclica “Spe Salvi”.
Il mito fondante del NAZIONALISMO STATUNITENSE è stato appunto riassunto nella formula divenuta famosa alla metà degli anni 40 del XIX secolo, della provvidenza del “destino manifesto”, la cui funzione iniziale era di giustificare l’espansione verso l’Ovest e lo sterminio dei nativi americani, ma poi è diventata tema e giustificazione dell’espansione americana in tutto il mondo, delle guerre dell’imperialismo statunitense e dello sterminio di ogni opposizione nel mondo.
Se gli Usa sono la nazione eletta da Dio essi hanno il diritto storico, giustificato dalla provvidenza stessa, ad una espansione prima continentale e poi mondiale. Cosicché le giustificazioni dell’espansionismo si sono storicamente succedute a seconda delle ESIGENZE DEL CAPITALE e in particolare con la nascita del capitalismo finanziario imperialistico, di conquistare i mercati di tutto il mondo. INTERESSE DEL CAPITALE ED EVANGELIZZAZIONE sono un matrimonio per la diffusione della DEMOCRAZIA DI DIO del popolo che per CLINTON è “l’unico popolo veramente libero”. Nella lotta contro gli altri paesi ma soprattutto nello STERMINIO DEI PELLEROSSA PAGANI, svolge un RUOLO rilevante il richiamo alla BIBBIA.
Poiché gli USA sono la NAZIONE ELETTA la loro POTENZA IMPERIALE e la POTENZA SOCIALE GENERALE DEL CAPITALE non sono altro che un elemento derivato e necessario, del loro MANDATO DIVINO.
Il PROGETTO per il “NUOVO SECOLO AMERICANO” è decollato soprattutto a partire dagli ANNI NOVANTA con la PRESIDENZA DEMOCRATICA di B. CLINTON, e parla esplicitamente di un RUOLO IMPERIALE per gli USA, in cui però l’USO DELLA FORZA è sempre sotteso al PROGETTO MESSIANICO della realizzazione della americana “democrazia” mondiale (cioè del mercato capitalistico mondiale dominato dagli USA): “QUESTO E’ IL SECOLO AMERIANO… L’America è diventata la maggiore potenza industriale del mondo; ha salvato il mondo dalla tirannia in due guerre mondiali e in una lunga guerra fredda; e ha raggiunto attraverso il mondo i milioni che bramavano la benedizione della libertà… L’AMERICA è stata DA SOLA la nazione indispensabile per il mondo… E la più grande democrazia del mondo guiderà un intero mondo di democrazia (B. CLINTON “Secondo Inaugurale Address”, 20-1-1997).
Se gli USA sono il Bene e la Luce gli altri sono il Male e le Tenebre, da questo alla guerra santa non c’è cesura. In più una lotta contro il Male è senza soluzione di continuità, ha il VANTAGGIO di DELINEARSI come UNA GUERRA che non ha limiti né di tempo né di spazio e questo concetto delle guerra (sempre distruttiva sia degli uomini che dell’ambiente) è un concetto perfettamente conforme SIA all’illimitatezza dell’imperialismo SIA all’illimitatezza del capitale nel suo sviluppo illimitato di forze distruttive senza alcun riguardo né per gli UOMINI né per la NATURA.
Stante che la potenza di Dio è infinita, anche il capitalismo americano è una potenza infinita come del resto gli USA che sono il popolo eletto da Dio, per cui entrambi, il capitalismo e gli USA NON POSSONO AVERE LIMITI POSTI DAGLI UOMINI, DALLA NATURA, DAGLI ACCORDI INTERNAZIONALI E DA QUELLI TRA LE NAZIONI (donde ad es., le centinaia di trattati violati e stracciati fin dal tempo degli accordi con i nativi americani).
Se la potenza americana è una potenza infinita emanata dalla infinita potenza di Dio allora, A QUESTO PUNTO IL DIRITTO NON VALE PIU’ – nemmeno il diritto internazionale e gli accordi sul clima o altro – e CIO CHE VALE E’ SOLO LA FORZA E POTENZA SOCIALE E INFINITA DEL CAPITALE PERCEPITE COME VOLONTA DIVINA.
La rilevanza è anche nella concezione di popolo eletto che come tale contribuisce alla elaborazione di una IDEOLOGIA INTERCLASSISTA (ideologia che era ed è propria del fascismo), in cui le CLASSI DOMINATE si riconoscono in una “UNITA’” DIVINA con le CLASSI DOMINANTI in quanto tutte APPARTENENTI ALLA NAZIONE di DIO.
Fra l’altro qui, dunque, torna il vecchio tema calvinista dell’ARRICCHIMENTO come SEGNO della PREDESTINAZIONE che contribuisce a giustificare le differenze di classe e a renderle accettabili come FRUTTO del SEGNO DIVINO, annullandole all’interno dell’unico disegno provvidenzialistico. E questa diventerà, ed è diventata una delle caratteristiche principali della “famosa”religione civile statunitense. Già a partire dall’insediamento delle prime colonie inglesi si è affermato un concetto religioso dell’uguaglianza, concetto volto a mascherare, a nascondere sotto i rapporti religiosi i reali rapporti sociali e di classe, sicché, anche una volta laicizzatosi questo concetto ha però mantenuto o assunto la stessa valenza ideologica.
Se questa è la nazione di Dio allora anche i rapporti sociali esistenti non sono una cosa modificabile, e sono qualche cosa che si pone al di fuori della storia dell’UOMO-NATURA. Conseguentemente se c’è chi o qualche cosa che tende a impedire questo ordine o tenta di rendere meno perfetto questo stato di Dio, allora questo qualcosa non può che essere una manifestazione del Male, del demonio: col che si comprende la ferocia e la violenza che pervade l’intera storia americana, contro ogni “diverso” e la fobia contro i rossi, i neri, i bianchi che non si allineano, e la caccia alle streghe che non è, come si usa dire, solo del periodo maccartista ma di tutta l’intera storia americana.
Da tutto deriva che la c.d. “religione civile” viene assunta nella stessa Costituzione USA: nella quale il fatto che nell’art. VI ed emendamento 1) sia stabilita la separazione fra Stato e Chiesa, questo non significa assolutamente che da ciò deve derivare una separazione fra politica e fede.
Da qui l’abbrivio in cui l’elemento religioso, rimane a tutt’oggi un elemento importante per riuscire a comprendere la società statunitense e la percezione che questa ha di se stessa. Anche la stessa rappresentazione della società statunitense come insieme di elementi individuali, di auto affermazione di se stesso, con tutto il rituale calvinista della giustificazione del successo capitalistico, nonché la presenza di uno stato “leggero” a tutela della proprietà privata, richiede comunque un elemento unificante e identitario, e questo compito è stato e viene assolto, appunto, dalla religione. Donde che l’IDEA stessa di “DEMOCRAZIA” è trasformata in una IDEA RELIGIOSA, CHE SI AFFERMA ALL’OMBRA DI UNO STATO DETTO LAICO, in cui non e’ prevista una religione di Stato, ma è altrettanto vero che non veniva e non prevede che si possa anche solo concepire l’idea di UNO STATO SENZA RELIGIONE. Qualsivoglia siano i partiti e i Presidenti che vincono le elezioni, per tutti gli USA sono e rimangono un luogo sacro in cui si realizzano i disegni della provvidenza: una sorta di FUSIONE, fra una IDEOLOGIA PROVVIDENZIALISTICA e UNA REPUBBLICA.
Pur essendo passati dall’essere una “nazione cristiana” (nel senso protestante puritana) a quella che chiamano “religione civile” statunitense, con la quale si declinerà poi come “FONDAMENTALISMO PLURALISTICO”, consistente nel fatto che ogni setta o chiesa è libera di adorare come preferisce il suo Dio (come capita ai Presidenti USA tutti aderenti ad una setta o chiesa), purché si accetti il principio della ESTENSIONE ILLIMITATA della POTENZA DEL CAPITALISMO e dell’IMPERIALISMO STATUNITENSE. Si spiega anche così la sostanziale omogeneità dei discorsi dei Presidenti USA che dell’agire delle amministrazioni americane siano esse democratiche o repubblicane ma sempre innervate sulla continuità e stabilità dell’establishment retto e garantito da un partito unico, bipartitico.
“Partito unico” di una RELIGIONE CIVILE FONDAMENTALISTA in quanto si interpreta come FUNZIONE POLITICA divinamente ispirata. In cui ciò che è fondamentale è che la PRIORITA’ SOVRANA dell’INTERESSE PRIVATO venga fatto passare come una sorta di RELIGIONE DELLA LIBERTA’, “religione civile fondamentalista” che superi sul piano religioso e politico, la dicotomia “destra” c.d. religiosa e “sinistra” c.d. laica, in “quanto entrambi assumono acriticamente i testi sacri della religione civile (dalla sacralizzata Costituzione ai discorsi presidenziali), dogmi riconosciuti e condivisi (dal “DESTINO MANIFESTO” alla missione divina degli USA), che rappresentano un qualche cosa capace di conferire una dimensione religiosa all’insieme della società statunitense. TEORIA DELLA MODERNIZZAZIONE come estrema MODERNITA’ del discorso FONDAMENTALISTA e particolare adeguatezza alla fase transnazionale dell’imperialismo, in cui “DESTRA” e “SINISTRA” si presentano come le DUE FACCE della IDEOLOGIA NEOCORPORATIVISTICA TRANSNAZIONALE.
Quello che rileva e che connota tutti i presidenti americani, compresi gli ultimi Clinton, Bush e Obama, è che si fa riferimento ad una divinità non esplicitamente cristiana, ma piuttosto ad una divinità deista, che è lo stesso tipo di divinità dei grandi pensatori borghesi come Locke che stanno a fondamento del pensiero liberale, cioè delle principali correnti filosofiche del modo di produzione capitalistico. Questo, se vogliamo, per spiegare come abbia potuto prendere facilmente piede la teoria della modernizzazione , anche perché si connota e si collega ad una forma politica di tipo religioso, alla religione civile americana, trovando facile accesso e cieca fiducia nella conformazione politica anche di John F. Kennedy.
Pur se Kennedy sarebbe divenuto il primo presidente cattolico nella storia del Paese, la sua infanzia, ad onta del suo curriculum confessionale, richiamava alla memoria la tradizionale, rigida concezione gerarchica dell’impostazione educativa riservata agli adolescenti del ceppo angloamericano. A detta di J. F. K. “la durezza era un tratto essenziale” del padre. “Molto semplicemente, arrivare secondi non era abbastanza”. “La cosa importante era vincere”. Nel suo discorso inaugurale facendo riferimento alla metafora di Franklin D. Roosevelt della politica che è come la guerra, Kennedy disse: “Dobbiamo assolutamente riprendere l’iniziativa, dobbiamo cominciare a spingerci di nuovo in avanti sempre più avanti, a casa nostra e all’estero”. “Siamo alle soglie di una nuova frontiera. Io chiedo a ciascuno di diventare un nuovo pioniere di questa nuova frontiera”.
Gran parte della fiducia di Kennedy derivava dai suoi consiglieri e in particolare dall’economista Walt. W. Rostow. In quel giorno di novembre in cui fu assassinato, Kennedy doveva pronunciare un discorso sul “doloroso, rischioso e costoso sforzo” che l’America stava compiendo nel sud-est asiatico. Chiedendo agli americani di dimostrarsi soldati responsabili capaci di fare i sacrifici necessari per vincere: convinto come i suoi collaboratori di poter porre fine alla rivoluzione comunista estesasi al Vietnam del sud, dal momento che nutrivano fiducia nella tesi di Rostow secondo cui una società tradizionale avrebbe dovuto naturalmente evolversi in senso capitalistico. Per questo motivo aveva dato anche pieno appoggio al piano CIA per invadere Cuba e sovvertire il regime del comunista Fidel Castro. Convinto che la malattia comunista non avrebbe potuto attecchire tra i cubani e che un ristretto gruppo anticastrista fosse in grado di innescare una massiccia rivolta popolare contro Castro. Dopo il disastro della Baia dei Porci, Kennedy si mostrò molto duro verso la stampa che aveva dato largo spazio al fallimento. Infuriato perché la stampa aveva fornito all’opinione pubblica “i dettagli dei preparativi segreti”, nell’ottobre del 1962, senza aver consultato l’opinione pubblica, Kennedy giunse a prendere la decisione di minacciare una guerra nucleare per i missili installati a Cuba. E anche sul massiccio intervento in Vietnam, Kennedy ammise solo di aver aumentato il numero dei consiglieri militari, perché dubitava che l’opinione pubblica avrebbe approvato un aperto impegno americano per soffocare una rivoluzione nazionale (come era stata quella americana).
Il fatto è che Kennedy come poi Johnson nutriva la fiducia che gli economisti fossero in grado di gestire una guerra nello stesso modo in cui gestivano l’economia capitalista.
Come a dire che senza questo andare avanti ed avanzare in unica direzione, come in economia oltrepassando da parte del capitalismo anche i confini stessi della natura, si sarebbe disintegrata l’idea di progresso come avvenne, sembra dire, negli anni precedenti allo sviluppo della teoria della modernizzazione.