La democristiana Rosy Bindi sta operando contro le società segrete, in linea con il dettato dell’art. 18 della Costituzione, per far rispettare la democrazia e la giustizia nei confronti di chi crede di essere al di sopra degli altri.
Lo staff di iskrae
Ordine Antimafia: Bindi manda lo Scico nelle sedi delle logge. Gli intrecci con le inchieste su ‘ndrangheta e Cosa Nostra
di Giuseppe Lo Bianco
L’ultimatum era scaduto l’8 febbraio e nessuna loggia massonica aveva consegnato gli elenchi all’Antimafia. Così ieri Rosy Bindi, presidente della commissione, eseguendo una decisione adottata all’unanimità, ha spedito lo Scico della Guardia di Finanza di Roma nelle sedi delle principali obbedienze italiane per acquisire gli elenchi degli iscritti di Sicilia e Calabria dal 1990 a oggi. Nel mirino delle perquisizioni sono finite le sedi del Grande Oriente d’Italia, della Gran Loggia Regolare d’Italia, della Serenissima Gran Loggia d’Italia, Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori. Nessuna difesa della privacy è stata opponibile, e si è concluso, com’era prevedibile, con l’esercizio dei poteri giudiziari il braccio di ferro sorto fin dall’agosto scorso tra l’ufficio di presidenza della commissione e i vertici massonici, Stefano Bisi del Grande Oriente in testa, che avevano opposto un netto rifiuto alla consegna degli elenchi. E se ieri Bisi lo ha definito un “atto arbitrario e intimidatorio”, tra i parlamentari qualcuno fa notare che l’intervento delle Fiamme Gialle potrebbe essere giunto persino troppo tardi, visto che nel segreto delle stanze di compassi e grembiulini qualcuno potrebbe aver lavorato di “bianchetto” cancellando nomi o eliminando carte e riferimenti compromettenti; altri, invece, fanno notare che comunque l’operazione sarebbe estremamente rischiosa, visto che le tracce dei reati rimarrebbero comunque, e i nomi cancellati potrebbero riemergere dall’incrocio con altre banche dati. L’attenzione di investigatori e parlamentari si concentra adesso sui nomi dei massoni siciliani e calabresi sospetti sui quali verrà avviato il lavoro di verifica di potenziali infiltrazioni mafiose. E se a rivelare per primo alla commissione gli intrecci tra mafia e massoneria era stato Giuliano Di Bernardo, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1990 al 1993, il tema è stato rilanciato dall’audizione del procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato, che ha rivelato la rete di coperture massoniche di cui godrebbe a Castel Vetrano il superlatitante mafioso Matteo Messina Denaro, svelata anche dal collaboratore di giustizia Giuseppe Tuzzolino (e Claudio Fava aveva parlato di ‘cupola di mafiosi e massoni’) e dopo gli sviluppi delle cinque inchieste calabresi condotte dal pm Giuseppe Lombardo “Mammasantissima”, “Leghion”, “Fata Morgana”, “Alchimia”, “Sistema Reggio” per le quali sono stati recentemente inviati 72 avvisi di conclusione delle indagini.
In Calabria a lanciare l’allarme era stato un maestro venerabile, l’avvocato Amerigo Minnicelli, a capo della Loggia Luigi Minnicelli di Rossano (Cosenza) del Grande Oriente d’Italia: “Fino al 1995 gli iscritti al Goi in Calabria erano 600-700 ora sono 2.600 e non si giustifica una crescita in questi termini in alcun modo”. In quel contesto lo scrittore Isaia Sales ha spiegato come la massoneria abbia fornito alla ‘ndrangheta, in Calabria (come peraltro alla mafia in Sicilia) il modello organizzativo trasformato poi in struttura criminale.