Storica condanna ai genocida a Mar de la Plata
di Andrés Volpe*
La giustizia argentina ha dimostrato ampiamente che quando vuole può. In una sala vuota nel rispetto delle misure restrittive della pandemia globale, il Tribunale Federale di Mar de la Plata, presieduto da Roberto Falcone, Mario Portela e Martín Bava, lo scorso lunedì 27 aprile, ha condannato all’ergastolo ventotto genocida per reati di lesa umanità commessi durante l’ultima dittatura militare, e emesso altre condanne tra 7 e 20 anni, e cinque assoluzioni. Una sentenza che si avvicina molto a quanto richiesto dalla procura. Questo è il risultato di due anni di udienze e più di 300 testimonianze. Un processo peculiare e storico poiché la maggioranza degli accusati ha appreso la sentenza dalle loro case e il Tribunale Federale ha letto il verdetto davanti a pochi difensori, alcuni querelanti ed i pubblici ministeri.
Il processo ha riguardato 272 casi di sequestri e torture, 133 dei quali riguardano persone tuttora desaparecidas e altri 27 casi in cui è stato dimostrato trattarsi di omicidio perché i resti delle vittime sono stati trovati. Questo processo ha permesso di delineare un quadro completo di come si attuava la repressione nella ‘sottozona 15’, avendo unificato diverse cause. La repressione nei centri clandestini noti come “Base Naval” e “Cueva” era sistematica. Sono stati giudicati anche fatti accaduti in altri centri che si trovavano nel “Partido de general Pueyrredón’ e nei suoi dintorni che vedevano coinvolte le Forze armate, la Prefettura e la Polizia di Buenos Aires.
“Ho ancora il nodo in gola”, ha detto Gloria León che, insieme ai tre rappresentanti della Procura della Repubblica e ai tre avvocati difensori, è stata l’unico avvocato dell’accusa presente alla lettura della sentenza che ha condannato 28 accusati all’ergastolo per sequestro, tortura, sparizioni e omicidi. Ha espresso anche la difficoltà del momento che stiamo vivendo: “In altre occasioni a fine udienza uscivamo a festeggiare abbracciandoci. Oggi siamo usciti e non c’era nessuno”. I membri delle ONG per i diritti umani e i familiari delle vittime che ben conoscono queste situazioni, questa volta hanno dovuto viverle dalle loro case. Il Procuratore ausiliario, Eugenia Montero, ha giudicato la circostanza insolita, descrivendo come gli accusati seguivano il processo in video-conferenza, addirittura uno degli accusati si è espresso tramite una video chiamata Whatsapp al telefono del segretario del tribunale.
I colpevoli
Juan Eduardo Mosqueda è stato condannato a 25 anni di prigione, mentre a Ariel Silva sono stati inflitti 22 anni, Gonzalo Gómez Centurión 12 anni, Cesar Martí Garro 10 anni e Miguel Ángel Domingo 7 anni di prigione.
Sono stati assolti Silverio Cortez, Juan Tomás Carrasco (che era Commissario della località di Miramar ed è l’unico agente di polizia tra gli imputati), Juan Alberto Rincón, Eduardo Isasmendi Sola e Juan Roberto Contreras.
D’altra parte i 28 condannati all’ergastolo, per lo più membri delle tre forze armate e della Prefettura Navale Argentina sono: Rafael Guiñazú, José Lodigiani, Carlos Robbio, Justo Ortíz, Eduardo Frías, Alfonso Nicolás, Roberto Blanco Azcarate, Luis Bonanni, Raúl Pagano, Osvaldo Siepe, Néstor Vignolles, Carlos Suárez, Hugo Pabón, Alcides Cerutti, Oscar Gronda, Alfredo Weinstabl, Ernesto Davis, Raúl Pizarro,VirtonMendiaz, Alfredo Arrillaga, Eduardo Blanco, Jorge Toccalino, Julio Falcke, Oscar Ayendez, Héctor Azcurra, Policarpo Vázquez, Héctor Vega e Fortunato Rezzet.
Colpevoli di aver ucciso. Colpevoli di aver seminato terrore. Colpevoli di aver tradito la patria nonostante avessero giurato di difenderla. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate il prossimo 18 giugno, ma intanto la giustizia argentina ha dimostrato il suo lato più nobile: ora esortiamo i giudici a continuare ad indagare perché il silenzio degli imputati è ancora grande e rimane molto da fare, e soprattutto molta memoria da onorare.
* Our Voice
06 Maggio 2020