Come hanno notato gli esperti di diritto penale, la legge di tutela sul segreto di Stato sembra, vistosamente, quello del diritto alla difesa della sicurezza nazionale, entrato in vigore nel maggio 1941, prima che il Giappone iniziasse la guerra del Pacifico.
Una dichiarazione in segno di protesta contro la mossa del Ministro di Gabinetto Abe di promulgare la legge a tutela dei segreti di Stato, veniva pubblicata dai ricercatori di diritto penale il 28 ottobre, sottolineando che la legge del 1941 aveva ai cittadini, durante la guerra, brutalmente, limitato la libertà di parola e tolto il diritto di conoscere.
La Legge di Sicurezza Difesa Nazionale, insieme alla Legge sui segreti militari, costituiva il nucleo del controllo statale delle informazioni, prima e durante la guerra. Tutte le informazioni designate come “segreti nazionali” venivano coperte da questa legge con la pena massima di morte.
Il disegno di legge sulla sicurezza e di difesa è stato presentato alla Dieta un anno dopo che tutti i partiti politici, tranne il Partito comunista giapponese, si dissolsero e fusero l’imperiale Assistance Association.
Molti legislatori, durante le deliberazioni nella Dieta imperiale, espressero preoccupazioni per le regolazioni dei possibili discorsi sotto la legge, tra cui Odaka Chozaburo, che asseriva alla camera: “Quasi tutti i politici come noi o, coloro che, sono impegnati nel giornalismo, potrebbero essere messi sotto un ordine di stretto bavaglio.”
La legge di sicurezza di difesa ha molte analogie con il disegno di legge sui segreti di stato, come, d’altronde, la definizione di “segreto” è troppo ampia e vaga.
La legge al tempo di guerra era destinata a nascondere informazioni riguardanti “diplomazia, finanza, economia e altri settori connessi con gli affari nazionali importanti.”
Il disegno di legge sui segreti viene progettato per etichettare come segrete “informazioni inerenti la sicurezza nazionale,” inclusa la difesa e la diplomazia.
Il presente disegno di legge, consente al governo, come allora di riuscire a nascondere, al pubblico, informazioni perché designate come segreto. Parlando, a nome dell’esercito imperiale, il generale Tanaka Ryukichi aveva detto alla camera: “darebbe un vantaggio al nemico indicare ciò che è segreto. Quale segreto potrebbe essere così segreto.”
I due condivisero, anche, quali azioni potessero essere soggette a punizione: coloro i quali, trapelassero, rintracciassero, o raccogliessero “informazioni segrete”, così come coloro che istigarono o spalleggiarono tali atti.
Una volta che la legge di sicurezza di difesa entrò in vigore nel 1941, il governo assegnò alle procure delle operazioni di controspionaggio nelle principali città di tutto il Giappone, che condussero allo shadowing, spionaggio e altri metodi di sorveglianza dei cittadini che pregiudicarono la privacy. Presso la camera bassa, l’allora capo dell’ufficio affari penali del Ministero della giustizia, aveva sottolineato la possibilità che la legge avrebbe violato i fondamentali diritti umani.
La legge di sicurezza di difesa, come mezzo, per creare una “società silenziosa”, era la più forte arma utilizzata dal gabinetto guidato dal primo ministro Tojo Hideki (1941-1944), che più tardi fu giustiziato come criminale di guerra di classe A.
Il Ministro di Gabinetto Abe ha ammesso che i cittadini comuni potrebbero essere soggetti a punizioni se fosse promulgata la legge di protezione di segreti.
1 Dicembre 2013