Mauro Alboresi, Segretario Nazionale PCI
Il prossimo 22 Settembre si terrà, su iniziativa della Ministra della Salute Beatrice Lorenzin, il Fertility Day, intesa come giornata nazionale di informazione sulla maternità e sulla paternità, dichiaratamente per “richiamare l’attenzione di tutta l’opinione pubblica sul tema della fertilità e della sua protezione”. Poiché, come noto, le bugie hanno le gambe corte, gli slogan utilizzati a sostegno di tale campagna, tra gli altri : “ Genitori giovani, il miglior modo per essere creativi”, “La fertilità è un bene comune”, “ Datti una mossa, non aspettare la cicogna”, “La Costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile”, “ La bellezza non ha età, la fertilità si”, ne hanno svelato la vera natura.
Relativamente ad essi le reazioni sdegnate di tante e tanti, soprattutto attraverso i cosiddetti social, non si sono fatte attendere, così come i peana di alcuni giornali della destra che connota il nostro Paese.
La stupidità, la superficialità usate nel trattare l’argomento sono evidenti, così come la mancanza di rispetto nei confronti di chi non vuole o non può avere figli.
Colpisce che una Ministra non evidenzi, chiamando alla coerenza il Governo del quale è parte, innanzitutto le tante condizioni che impediscono a chi lo desidera di procreare, a partire dall’assenza di lavoro, dalla precarietà ( che non sono eventi naturali, bensì il prodotto di precise scelte politiche).
Non colpisce che la stessa, in linea con il Governo, pieghi la Costituzione ad una lettura di parte anche relativamente a tale questione, ponendo l’accento su “procreazione” anziché su “procreazione cosciente e responsabile” come è in realtà.
Preoccupa ed indigna tante e tanti soprattutto quanto contenuto nel su richiamato Piano Nazionale per la Fertilità, che ha come sottotitolo “Difendi la tua fertilità, prepara una culla nel tuo futuro”.
In esso, infatti, “si evidenzia la relazione tra la tematica più generale dell’istruzione ed il ritardo nei tempi della maternità/paternità, soprattutto il fatto che la crescita del livello di istruzione delle donne ha avuto come effetto sia il ritardo nella formazione di nuovi nuclei familiari, sia un vero e proprio minore investimento psicologico nel rapporto di coppia, per il raggiungimento dell’indipendenza economica e sociale”.
Ciò che si sottolinea non è un mero dato statistico, è qualcosa che rimanda ad una visione oscurantista relativamente al ruolo della donna nella nostra società, della quale la Ministra ha dato prova anche in altre occasioni.
L’emancipazione della donna è e resta per noi un valore, e tanta strada in tale direzione resta da fare, essa in alcun modo può essere vista come un impedimento alla procreazione, a più alti indici di natalità.
Essere madri, genitori, deve e può essere una libera e consapevole scelta, e ciò passa anche e soprattutto dalla possibilità di affrancarsi dai bisogni che non la rendono tale, dalla realizzazione di sé come individuo.
Non abbiamo bisogno di una distorta lettura della natalità, casomai connessa ad un’altra altrettanto distorta lettura dell’italianità, della riproposizione di un’idea della suddivisione dei ruoli tra uomo e donna che pensavamo superata, se non ancora nei fatti almeno nelle intenzioni.
Anche per queste ragioni è bene cambiare Ministra e Governo.