COMUNICATO STAMPA
L’Associazione culturale “Tina Modotti” organizza il 10 aprile 2019 ore 18.30 presso il Teatro dei Fabbri, Via dei Fabbri 2 (Trieste) un incontro dal titolo “La narrazione intorno alle foibe: riflessioni su un’ambigua verità di stato“.
Relazione del prof. Angelo D’Orsi, docente di Storia delle Dottrine politiche presso l’Università di Torino. Introduzione di Claudia Cernigoi, storica e giornalista. Interverranno Alessandra Kersevan, Piero Purich Purini e Claudio Venza.
In una Trieste e in un’Italia sempre più preda di un radicale revisionismo storico, che in alcuni casi diventa rovescismo per cui Resistenza e Liberazione vengono presentate come crimini mentre le forze nazifasciste emergono come le protettrici della cosiddetta italianità, l’Associazione culturale “Tina Modotti” chiama le cittadine e i cittadini della città giuliana a un incontro–dibattito; esso vuol essere anche una apologia della storia, secondo quanto ha insegnato Marc Bloch.
Pensiamo sia venuto il momento di una svolta nel pensiero e nelle pratiche memoriali in direzione di un profondo equilibrio e di un amore inesausto per la conoscenza storica. Così rispondiamo ai veri negazionisti.
In allegato il documento di convocazione dell’incontro, con le adesioni finora pervenute.
Associazione culturale “Tina Modotti” Trieste VERSO IL 10 APRILE: INCONTRO CON ANGELO D’ORSI LA NARRAZIONE INTORNO ALLE ‘FOIBE’: RIFLESSIONI SU UN’AMBIGUA VERITÀ DI STATODOCUMENTO DI CONVOCAZIONE 10 aprile 2019 ore 18.30 Teatro dei Fabbri Via dei Fabbri 2 – Trieste In una Trieste e in un’Italia sempre più preda di un radicale revisionismo storico, che diventa in alcuni casi ‘rovescismo’ (1), per cui Resistenza e Liberazione vengono presentate come crimini mentre le forze nazifasciste emergono come le vere protettrici della cosiddetta ‘italianità’, l’Associazione culturale “Tina Modotti” ha creduto opportuno chiamare le cittadine e i cittadini della città giuliana a un incontro–dibattito sul tema. L’incontro, che ha per titolo La narrazione intorno alle ‘foibe’: riflessioni su un’ambigua verità di Stato, è diventato sempre più urgente anche in seguito a quanto accaduto il 10 febbraio 2019, in cui altissime autorità dello Stato e dell’U.E., tra cui il Presidente della Repubblica Mattarella, il ministro dell’interno Salvini e il presidente del Parlamento europeo Tajani, hanno rilasciato dichiarazioni inquietanti e prive della minima solidità storiografica. Particolarmente preoccupanti, anche perché provenienti dalla massima carica dello Stato italiano, sono state le parole del presidente Mattarella (“Fu odio etnico contro gli italiani”); intellettualmente triviali e offensive, come sempre, quelle di Salvini (“I morti qui a Basovizza come quelli di Auschwitz”, in un improprio parallelo che però la vicinanza tra il 27 gennaio e il 10 febbraio ha voluto ad arte creare); e ridicole, se non fossero state pronunciate da una delle più alte cariche della U.E., quelle di Tajani (che chiude il suo intervento a Basovizza urlando “viva l’Istria italiana, viva la Dalmazia italiana!”, e che peraltro anche più recentemente si è lasciato andare a una avvilente difesa di Mussolini) (2). Contro tutto questo l’incontro che proponiamo vuole ribadire le ragioni storiche della Resistenza nei territori in cui viviamo e in tutta Europa, Resistenza che è stata assai forte nella Jugoslavia occupata dalle forze nazifasciste (dal 6 aprile 1941), protagoniste di eccidi feroci nei Balcani occidentali – e non consideriamo in questa sede quanto compiuto in Africa Orientale e in Libia. L’incontro vuol essere anche una apologia della storia, secondo quanto ci ha insegnato Marc Bloch, fatta di passioni e di ragioni, ma anche di ricerca del documento e di comparazione delle fonti, cosa non sempre praticata dagli storici ufficiali della cosiddetta Giornata del ricordo. Aver imposto questa Giornata con un voto parlamentare pressoché unanime, e con la complicità del centrosinistra (3), ha reso ancora più indiscutibile una invece discutibilissima verità di Stato che ormai si erge come moloch dinanzi a chiunque voglia fare ricerca seria, sul campo e negli archivi, cercando e verificando, provando e riprovando. Chi compie questo tipo di ricerca viene chiamato paradossalmente negazionista; chi invece si accontenta di frammentarie e non verificate informazioni, ripetendole incessantemente, ha il nome di storico; questi sono aiutati anche da mediocri opere cinematografiche a diffondere popolarmente una serie di falsità mescolate a mezze verità, ancora più pericolose. Il tutto condito da un odio antislavo che credevamo fosse sepolto da tempo e che invece si rinnova con protervia giorno dopo giorno. Pensiamo sia venuto il momento di una svolta nel pensiero e nelle pratiche memoriali in direzione di un profondo equilibrio e di un amore inesausto per la conoscenza storica. “La conoscenza (anche la conoscenza storica) è possibile” (4): questo ci guidi nell’azione quotidiana e in percorsi politici che sempre più dovranno essere capaci di smentire e smontare menzogne e strumentalizzazioni, basati sullo studio attento e su una sempre più acuta disamina di quanto accaduto. L’incontro si articolerà in alcuni momenti:
Hanno assicurato la loro presenza gli storici e le storiche del gruppo “Resistenza storica”, tra cui Alessandra Kersevan, e altri intellettuali tra cui Claudio Venza, già docente di Storia della Spagna contemporanea presso l’Università di Trieste, e Piero Purini Purich. Adesioni:
Associazione culturale “Tina Modotti” PRC PCI UDI “Velia Sacchi” (Bergamo) (1): “…Ma il revisionismo vuole invece pregiudizialmente «rivedere», possibilmente in modo drastico, le conoscenze acquisite, partendo dal presupposto che quello che abbiamo appreso finora siano «bugie»: sintomatico in tal senso il titolo dell’ultimo Pansa (La grande bugia) o quello del recente pamphlet di Melograni (Le bugie della storia), nel quale apprendiamo una serie di comiche «rivelazioni» partorite tutte dalla fertile inventiva dell’autore: da Marx che «ignorava il mondo del lavoro» a Hitler che «non voleva la guerra». Con questi due esempi – non sono certo gli unici – siamo oltre il revisionismo: siamo in pieno «rovescismo». Che può essere definito come la fase suprema del revisionismo stesso…” (Angelo D’Orsi, https://www.lastampa.it/2006/10/18/cultura/rovescismo-fase-suprema-del-revisionismo-hSrdQkhZpnvcsYvNAoYfQN/pagina.html ). Di Angelo D’Orsi segnaliamo anche un recente articolo sulla questione ‘foibe’, “La questione foibe e la verità di Sato” ( http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-questione-foibe-e-la-verita-di-stato/ ) da cui abbiamo preso ispirazione per il titolo del nostro incontro. Altro materiale interessante in http://www.diecifebbraio.info/ (4): Carlo Ginzburg, pag. 49 in Rapporti di forza. Storia, retorica, prova, Milano, Feltrinelli, 2000, pp. 161. |