Il metodo vincente attuato in Brasile contro Luiz Inácio Lula da Silva per eliminarlo dalle elezioni è stato attuato ieri contro altri due ex presidenti progressisti sudamericani.
Lo stesso piano con la stessa tattica. È di ieri infatti la notizia che sia a Rafael Correa ex presidente di sinistra dell’Ecuador, che ad Evo Morales, ex presidente socialista della Bolivia estromesso da un colpo di Stato, è stato impedito, con due sentenze di due diversi tribunali, di candidarsi alle elezioni.
Correa vive in Belgio dal 2017, a suo carico è stato istituito un processo ed una condanna in contumacia ad 8 anni con inabilità a presentarsi alle prossime elezioni ribadita dal Tribunale Elettorale lunedì scorso. Correa è il principale oppositore del presidente Moreno e si era presentato come candidato alla vicepresidenza per le elezioni di febbraio.
Questa scena si è ripetuta anche in un altro paese sudamericano. Ad Evo Morales, il deposto presidente boliviano e candidato al Senato, è stata vietata la partecipazione alle elezioni con il pretesto che non risiede in Bolivia e non ha presentato manualmente l’iscrizione ma l’ha spedita.
Morales ha risposto a queste accuse sostenendo che la sua residenza temporanea in Argentina è stata causata dal colpo di Stato e dal rischio della sua incolumità, che ha spedito la canditatura autografandola con firma elettronica e filmandola con un video come prevede la legge e che la sua residenza era la regione del Chapare, Cochabamba, per la quale intendeva candidarsi al Senato.
Tenendo conto che entrambi i partiti di questi due leader sociali, Correa e Morales, guidano attualmente le intenzioni di voto nei sondaggi, si può capire il motivo della loro squalifica da parte dei loro avversari attualmente al governo.
Il presidente Correa ha dichiarato: “Quello che non riescono a fare nelle urne, lo fanno utilizzando la persecuzione politica come metodo contro i leader progressisti dell’America Latina. Ho presentato in cassazione 20 ricorsi contro la mia condanna, la quale, a sua volta, si compone di 900 pagine, ed il Tribunale ha respinto tutto in fretta e furia in meno di una settimana per inabilitarmi prima della scadenza del termine per le candidature alle elezioni. Ciò è ridicolo, non li hanno nemmeno letti.
Oggi non ha vinto la giustizia né ho perso io. Oggi ha perso l’intero popolo ecuadoriano. Hanno manipolato le leggi a loro piacimento, sono persone malvagie e cattive, Dio protegga il paese da così tante aberrazioni. Solo il popolo salverà il popolo”.
Evo Morales ha dichiarato: «La giustizia ecuadoriana emette di corsa una sentenza contro il fratello Rafael Correa con l’obiettivo politico di bandirlo come candidato alle elezioni. Non si rendono conto che è impossibile mettere fuori legge i popoli.»
Il ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza, sul suo account Twitter, ha evidenziato la fraudolenta coincidenza: “Nello stesso giorno sono state perseguite due potenti opzioni politiche e sociali: Evo Morales e Rafael Correa sono stati illegalmente squalificati. Le oligarchie li temono troppo. Tuttavia, nulla può impedire le prossime vittorie popolari in Bolivia ed in Ecuador”.
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