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Washington Post: miliardi di dollari in armi. E Gallant presenta a Biden la sua idea: truppe arabe per tagliare fuori Onu e palestinesi.
Cinquecento bombe Mk82 da 230 chili e oltre 1.800 Mk84 da più di 900 chili: è il pacchetto di aiuti militari di cui, secondo il Washington Post, l’amministrazione Biden ha appena autorizzato l’invio a Israele.
La Mk84 forma un cratere di circa 15 metri di diametro ed 11 di profondità spargendo nel raggio di 360 metri schegge e frammenti letali.
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Le bombe di Pasqua
Mk84 da più di 900 chili non sono bombe qualsiasi: sono quelle accusate di aver causato le peggiori stragi a Gaza. La scorsa settimana il Dipartimento di Stato aveva autorizzato l’invio di 25 jet F35, per un valore di 2,5 miliardi di dollari. «E nei giorni in cui si preparava ad astenersi, con una decisione storica, nella risoluzione 2728 che ha chiesto il cessate il fuoco e mentre insisteva con Tel Aviv per farsi dire come usa le armi statunitensi, Washington continuava a inviarne», denuncia Chiara Cruciati sul Manifesto. Più che probabile che l’approvazione finale alle mega- bombe sia arrivata durante la visita del ministro della difesa israeliano Gallant a Washington.
Paesi arabi per la distribuzione degli aiuti?
È in quell’occasione, ha scritto Axios, che Gallant avrebbe presentato la sua ultima idea: una forza di Paesi arabi per assicurare la consegna di aiuti umanitari a Gaza. A comporla, secondo Axios, sarebbero tre paesi arabi «amici» (tra cui l’Egitto) che resterebbero per un periodo limitato a fare la guardia molo di attracco che gli Stati uniti stanno costruendo lungo le coste gazawi. Peccato che i paesi coinvolti non intenderebbero mandare truppe. Almeno per ora.
Usa con Netanyau contro l’Onu?
Agli eventuali futuri militari arabi a Gaza, il compito di scortare i convogli in partenza dal porto. «Ennesimo modo per bypassare le agenzie delle Nazioni unite», come denuncia Ocha, l’agenzia per gli affari umanitari, secondo cui Israele ha negato l’autorizzazione a otto delle 19 missioni di consegna degli aiuti al nord di Gaza programmate tra il 23 e il 29 marzo. Da inizio marzo il diniego ha riguardato 18 missioni, il 30% del totale.
Da Gallant a Eisenkot
L’idea di Gallant che si aggiunge e si accoppia con quella di un altro esponente del gabinetto di guerra, Gadi Eisenkot. La supervisione araba e statunitense su una fantomatica nuova leadership palestinese che si occupi di «garantire la sicurezza di Israele e di modificare il sistema scolastico». Ma Israele non ha mai autorizzato nessuna forza multinazionale, nemmeno sotto bandiera Onu, a svolgere ruolo di interposizione dentro Gaza.
Cessate il fuoco immediato Onu beffato
A quattro giorni dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza, a Gaza si muore come prima. Ieri un cecchino israeliano ha ucciso un giornalista di Al QudsRadio, Muhammad Abu Sakhl. Il 137esimo reporter ammazzato in 175 giorni. E il bilancio di ieri ci diceva di 32.623 palestinesiuccisi dal 7 ottobre. «Ma c’è anche un altro bilancio, la distruzione di strutture e infrastrutture che impedirà per anni la vivibilità di quella terra». Sempre Chiara Cruciati.
Forensic Architecture: serre e scuole
Ieri Forensic Architecture ha denunciato la distruzione di oltre 2mila siti agricoli, tra fattorie e serre, un terzo del totale. Nelle stesse ore usciva il rapporto di Ocha: il 67% delle scuole è distrutto o danneggiato, il 38% (212 istituti) è stato deliberatamente preso di mira e una parte «usata per operazioni militari,come centri di detenzione e interrogatorio».
Corte penale internazionale (Cpi)
Da Gennaio la Corte internazionale di Giustizia (Cig) ha emesso sei misure cautelari, disattese da Israele. Giovedì nuovi ordini. Il ‘rischio carestia’, ora è realtà. E cita dati impressionanti: il 31% dei bambini sotto i 2 anni soffre di malnutrizione acuta e almeno 27 minori sono morti. Però la Corte non impone il cessate il fuoco ma la garanzia immediata di aiuti umanitari e la prevenzione di ‘atti genocidari’. Ordini al vento, ma non inutili.
Fine della impunità internazionale di Israele
Gli effetti nascosti della decisione Onu del 26 gennaio, secondo Triestino Mariniello, associato di diritto penale internazionale alla Liverpool John Moores University e componente del team legale che rappresenta le vittime palestinesi.
«Fine per la prima volta all’impunità di Israele a livello internazionale. Sul breve periodo paesi o tribunali hanno ordinato l’interruzione della vendita di armi a Israele. È una tendenza che crescerà e nel medio periodo inciderà sui rapporti economici e militari con Israele, anche di paesi occidentali. E non escludo sorprese nel futuro anche negli Stati uniti».
30 Marzo 2024