cura di Enrico Vigna
I presidenti di Russia e Bielorussia, Putin e Lukashenko, hanno inaugurato il Memoriale di Rzhev al soldato sovietico
La Russia non dimentica, anzi riafferma in ogni occasione possibile, le sue radici e quali esse sono, all’interno di una Memoria storica fondata dalla Lotta di Liberazione Nazionale contro il nazi fascismo. E, come ha dichiarato il Presidente Putin nel discorso di inaugurazione al Monumento…
“…Ricorderemo sempre quale prezzo elevato il popolo sovietico pagò per la Vittoria, quale colpo l’Armata Rossa subì e poi respinse. Oltre 8,5 milioni di combattenti non sono tornati dai campi di battaglia, e questa non è la cifra finale. Il Memoriale di Rzhev è un altro simbolo della nostra memoria condivisa…Il tempo non ha potere sull’impresa del soldato sovietico. E non può, e non deve mai essere dimenticato, cancellato da bugie e falsificazioni, noi proteggeremo la verità storica…Non era consuetudine parlare molto della Battaglia di Rzhev, è sempre stato troppo difficile ricordare questo terribile “tritacarne“. La lotta fu combattuta per ogni boschetto, collinetta, per ogni metro di terra. Oltre 1,3 milioni di persone sono morte “una circostanza mostruosa, semplicemente inimmaginabile…Ma il significato di questa battaglia, nella vittoria sul nazismo fu enorme: alla fine mostrò al nemico che era impossibile lanciare di nuovo un’offensiva…”, ha sottolineato il leader russo.
Il presidente bielorusso Lukashenko ha aggiunto:
“…La guerra è sempre sangue, orrore e morte. In questa realtà disumana e brutale, ci sono solchi in cui lo scontro viene pagato a un prezzo incredibile. Rzhev è proprio un posto del genere, perché dietro c’era la capitale della nostra Patria e il nostro intero grande paese… Non permetteremo mai di diminuire il significato della Grande Vittoria, distorcere la verità sugli eventi di quel tempo e riabilitare il nazismo, altrimenti la tragedia potrebbe ripetersi…”. Ha concluso Lukashenko.
Dopo l’incontro caloroso con i Veterani presenti, i due presidenti insieme a loro, si sono soffermati in silenzio di fronte ai nomi degli eroi, rendendo omaggio ai soldati caduti nella difesa della Patria. Le sedie erano state preparate per i Veterani di guerra, ma essi si sono alzati in piedi come un seguito della battaglia.
Un soldato di bronzo di 25 metri con una mitragliatrice in mano e un impermeabile aperto, così è apparso al mondo, quando è stata levato il telo che lo copriva prima dell’inaugurazione. Ai suoi piedi, sulla base sono incisi i nomi di oltre 17 mila soldati caduti nella battaglia del Rzhev … Il memoriale è ora il primo più grande monumento all’impresa del soldato sovietico, creato nella Russia moderna. In scala e significato, è alla pari con i complessi di fama mondiale: sulla collina di Mamaev Kurgan, “La Madre Patria chiama!” a Volgograd/Stalingrado , quello dei “Difensori dell’Artico sovietico durante la Grande Guerra Patriottica” nella regione di Murmansk, sulla collina Poklonnaya al Parco della Vittoria di Mosca, al Cimitero commemorativo di Piskarevsky a San Pietroburgo/Leningrado.
Qui il video:
Gli ideatori del progetto per la costruzione del monumento sono stati l’Organizzazione dei Veterani, in particolare i sopravvissuti alla battaglia di Rhzev. Il memoriale riceverà lo status di un ramo del Museo della Vittoria. Il progetto è stato realizzato senza intaccare i fondi del bilancio federale. Le donazioni delle persone sono ammontate a oltre mezzo miliardo di rubli, di cui 200 milioni donate dallo Stato dell’Unione Russia Bielorussia.
Uno sguardo attraverso gli anni, così ha definito questo Memoriale il sottosegretario di Stato dell’Unione Russia Bielorussia, Grigory Rapota:
“… Questo è un monumento al soldato. Non è per un maresciallo, non per un ammiraglio, non per un generale. E’ per colui che qui, in questa terra, ha pagato con la sua vita per frenare l’enorme armata di tedeschi, per non dare loro la possibilità di arrivare a Stalingrado o Mosca, questa era la parola d’ordine, impedire loro di sfondare a Mosca o di ritirare le loro truppe nel Caucaso. Questo è stato l’immane sacrificio pagato con la vita dai soldati delle prime linee di fuoco. E il Monumento è a tutti loro“, ha detto Rapota.
Brevi cenni storici
La controffensiva sovietica dei primi mesi del 1942, seguita al fallimento dell’assalto tedesco a Mosca aveva ottenuto importanti risultati, allentando la tensione attorno alla capitale e infondendo nuova fiducia nelle truppe dell’Armata rossa e nei suoi alti comandi militari. La Wehrmacht fu costretta ad arretrare per diversi chilometri: i tedeschi avevano sottovalutato la forza dell’esercito sovietico e la sua determinazione a evitare una nuova sconfitta. Questo errore di valutazione per poco non costò molto caro ai tedeschi, che rischiarono di mandare in crisi tutto il settore centrale del loro dispositivo bellico. Nel corso dell’inverno, però, le truppe tedesche riuscirono a riorganizzare una linea di difesa efficace, basata sul controllo di alcune città-chiave, che divennero dei veri e propri bastioni: nonostante i sovietici riuscissero a spingersi per chilometri
Nel settore centrale del fronte, la città di Rhzev costituiva la città-bastione attorno a cui si basava la difesa di tutto il fianco sinistro del Gruppo d’armate tedesche Centro . I ripetuti attacchi sovietici in questo settore così cruciale determinarono la formazione di un profondo cuneo, di cui Rhzev costituiva la punta. Il controllo di questo era di fondamentale importanza strategica per i tedeschi: solo mantenendo le posizioni a Ržev, infatti, la Wehrmacht sarebbe riuscita a mantenere al sicuro la principale via di rifornimento di tutto il Gruppo d’armate Centro ( la strada che va da Smolensk a Mosca), altrimenti minacciata dagli attacchi sovietici.
Per quasi tre settimane si susseguirono scontri durissimi con ripetuti assalti sovietici: furono lanciati all’assalto una dopo l’altra tutte le unità disponibili, ma le difese tedesche riuscirono faticosamente a respingere gli attacchi. Anche i tedeschi subirono perdite pesantissime in questa battaglia. La difesa di Rhzev era costata assai cara alla IX Armata; tuttavia, considerato il fatto che una sconfitta avrebbe segnato il collasso dell’intero Gruppo d’armate Centro, il bilancio per i tedeschi avrebbe potuto essere ancora più grave, mettendo a rischio l’intero dispositivo bellico. Il bastione di Rhzev avrebbe comunque continuato a rappresentare un costante obiettivo de gli attacchi sovietici per tutto l’anno seguente, fino a quando venne poi evacuato dalla Wehrmacht.
La mattina del 5 marzo 1943, un anno dopo, senza combattere, le truppe sovietiche occuparono Rzhev. Il bastione di Rzhev era eliminato. La prima linea fu ridotta da 530 a 200 km. Le truppe sovietiche liberarono poi Sychevka, Gzhatsk, Bely, Vyazma. La Wehrmacht fu spostata dalla capitale sovietica di 100 – 120 km.
Finì così una delle battaglie più sanguinose e feroci della Seconda Guerra Mondiale: la Battaglia di Rzhev. Le perdite delle truppe sovietiche in queste operazioni furono, secondo alcune stime, fino a 1.600.000 persone.
2 luglio 2020