Inviato da: “Coord. Naz. per la Jugoslavia” : jugocoord@tiscali.it
Nelle scuole della Toscana l’antifascismo è messo sullo stesso piano del fascismo in virtù di una proposta votata all’unanimità dal Consiglio Regionale.
ACCOSTAMENTO ABERRANTE
Nel 1976 il professor Giovanni Miccoli definiva limpidamente l’incommensurabilità tra il genocidio, operato programmaticamente dal nazifascismo, e momenti di violenza indiscriminata eventualmente da attribuire ad altre parti in conflitto nella II Guerra Mondiale. Tale distinzione storiografica ed etica in Italia è in corso di eliminazione, al fine di realizzare un “memoria condivisa” fondante per un nuovo sciovinismo nazionale.
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Regione Toscana:
TUTTI “ROSSI” DI VERGOGNA
Sulle Foibe la Regione Toscana all’unanimità accoglie, a pochi giorni dell’anniversario della lotta partigiana al fascismo e al nazismo, una VERGOGNOSA proposta neofascista.
Di seguito: Comunicato stampa del Laboratorio politico perUnaltracittà
Dal prossimo anno la Regione Toscana promuoverà un viaggio studio rivolto agli studenti toscani presso il Monumento nazionale della Foiba di Basovizza (Trieste). Questo, nell’ambito delle iniziative del Giorno della Memoria, dedicato al ricordo delle vittime dello sterminio nazista, che d’ora in poi si chiamerà “Giorno della memoria e del ricordo” equiparando due fatti che la Storia ci insegna a distinguere molto bene.
Felici si dichiarano (ovviamente) Fratelli d’Italia che hanno presentato in Consiglio Regionale la proposta che è stata votata all’unanimità, con l’intento di “superare storiche contrapposizioni che ancora oggi… impediscono la creazione di una memoria nazionale condivisa”.
Se il pd e l’opposizione di sinistra in Consiglio ignorassero, e già la cosa sarebbe imperdonabile per degli eletti in un Consiglio Regionale, cosa siano state le foibe, possono informarsi ad esempio qui:
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Aggiungiamo qualche dato non revisionista:
il fenomeno delle foibe può essere compreso se lo si colloca nella sua reale dimensione storica, a partire da quando l’Italia, vincitrice nella Prima guerra mondiale, ingloba nel proprio territorio 327 mila sloveni e 152 mila croati, ed anziché scegliere la strada del rispetto per le minoranze, sceglie quella dell’assimilazione forzata e brutale basata sull’annientamento del popolo slavo. L’avvento di Mussolini inaugurò il cosiddetto “fascismo di frontiera”, vale a dire una serie di provvedimenti di italianizzazione forzata del confine orientale, che portarono alla chiusura di scuole croate e slovene, all’imposizione dell’italiano nei giornali e nei tribunali, fino all’italianizzazione dei cognomi e della toponomastica). Come se non bastasse, nell’aprile del ’41 l’Italia partecipò all’occupazione nazista della Jugoslavia, rendendosi protagonista di omicidi, stupri e rastrellamenti, di incendi di interi villaggi e dell’internamento di migliaia di civili in campi di concentramento (come ordinava la “famosa” circolare 3c del gen. Mario Roatta).
E’ in questo quadro esasperato che ebbe luogo l’episodio delle foibe. Questo va inoltre diviso in due episodi distinti. Quello del settembre ’43, dopo la rotta dell’esercito italiano, con il fronte che mutava in continuazione, e riguardò per lo più le persone più compromesse con il regime fascista, e con numeri che non si avvicinano neanche lontanamente a quanto si cerca di raccontare nel tentativo revisionista.
L’altro episodio fu quello del maggio ’45, dove gli scomparsi furono circa 500, regolarmente arrestati e giudicati da un Tribunale Militare (della maggior parte di essi, che furono fucilati, è accertata la loro passata appartenenza a forze militari o collaborazioniste del nazifascismo). Delle vendette personali (e ce ne furono in tutta Europa, nei mesi successivi alla fine della guerra) non possono essere resi responsabili un movimento di liberazione intero né, tanto meno, un popolo.
E’ così che nella retorica neofascista membri di milizie fasciste, civili collaborazionisti e delatori diventano “innocenti la cui unica colpa era quella di essere italiani e non vergognarsene”, così come i Repubblichini diventano “bravi ragazzi animati da un non comune amore per l’Italia”, da equiparare ai partigiani liberatori. La Giornata del Ricordo diventa così la giornata dell’orgoglio fascista.
Se poi i consiglieri che hanno votato la mozione di Donzelli fossero consapevoli di cosa siano state le Foibe, e dell’abominio di una equiparazione che mette sullo stesso piano fascisti e vittime del nazismo, allora lasciamo ogni commento a chi legge.
Solo, non ci vengano a parlare fra tre giorni di antifascismo il 25 aprile. Questo non sarebbe tollerabile.