Remocontro
Le dimissioni di Victoria Nuland dal corpo diplomatico confermano il disimpegno degli USA dal conflitto ucraino? Dubbio politico, ma certo vantaggio di bon ton diplomatico di parte statunitense. Ormai storica la sintesi politica della signora quando nel 2014 l’ambasciatore americano a Kiev le esprimeva le preoccupazioni europee per i fatti del Maidan e la destabilizzazione dell’Ucraina attuata dagli Stati Uniti: «L’Unione Europea si fotta!» parlando al telefono. I russi intercettarono la conversazione e la resero pubblica.
(foto) Victoria Nuland, 63 anni, è considerata il perno delle politiche anti-Mosca delle amministrazioni del Partito Democratico guidate da Barack Obama e Joe Biden: il suo pensionamento, a fine marzo, è stato annunciato il 5 marzo dal Dipartimento di Stato.
Dimissioni per mancata promozione
Le annunciate dimissioni del sottosegretario al dipartimento di Stato Victoria Nuland, protagonista e artefice della politica statunitense in Ucraina (dalla gestione della ‘rivoluzione del Maidan’ nel 2014, al radicamento del controllo di Washington sul governo di Kiev, dalla minacciata distruzione del gasdotto Nord Stream 2 poi avvenuta, al supporto all’Ucraina nella guerra contro la Russia), si prestano a diverse ipotesi e valutazioni.
Man bassa oltre che mano pesante?
Indiscrezioni rivelano l’avvio di diverse inchieste su di lei circa l’uso dei fondi per l’Ucraina fin dal sostegno al colpo di mano del Maidan. Altri osservatori ritengono lasci ‘Foggy Bottom’, la sede del dipartimento di Stato, per la delusione di non aver ottenuto la nomina a ‘vice segretario di Stato’ ma esistono anche altri aspetti politici che possono aver determinato le sue dimissioni a meno di un anno dallo scadere dell’amministrazione Biden e in piena crisi politica e militare dell’Ucraina, rileva Analisi Difesa.
La mancata promozione
Era stata candidata a succedere a Wendy Sherman come vice segretario di Stato e aveva ricoperto il ruolo di vice ad interim quando Sherman era andata in pensione sette mesi fa, ma ha perso la sua battaglia interna quando il presidente Biden ha nominato Kurt Campbell come numero due del dipartimento di Stato. Campbell è entrato in carica a febbraio.
Nemica irriducibile di Mosca
Antony Blinken, il ministro, con una lunga nota in cui loda ‘Toria’, nome in codice, ne fa un funerale diplomatico di prima classe, con pregio chiave espresso in vari modi e a più riprese, una «irriducibile avversaria di Mosca» nei 35 anni di carriera. Alcuni passaggi di biografia diplomatica sono di valore politico. Funzionario all’ambasciata statunitense a Mosca negli anni ’90 anche in occasione del tento colpo di stato contro l’allora presidente Boris Eltsin, ed è stata prima rappresentante degli Stati Uniti alla NATO proprio mentre montava la sfida dell’Allenza ad Est, verso Kiev.
A lei tutti i meriti, salvo incidenti
«È la leadership di Toria sulla questione Ucraina che i diplomatici e studenti di politica internazionale studieranno per molti anni -esagera Blinken-. I suoi sforzi sono stati indispensabili per opporsi all’invasione su ampia scala dell’Ucraina da parte di Putin, guidando una coalizione globale che assicura il fallimento strategico (russo), e aiutando l’Ucraina a lavorare verso il giorno in cui sarà in grado di reggersi con forza sulle proprie gambe, democraticamente, economicamente e militarmente».
In attesa di quel radioso futuro, l’America guarda altrove
Perché Kurt Campbell numero 2 del Dipartimento di Stato. Campbell è un esperto di Cina, passato da incarichi al Dipartimento del Tesoro all’Istituto di Studi Strategici Internazionali, all’incarico di sottosegretario per l’Asia con l’Amministrazione Obama al Consiglio per la sicurezza nazionale (dove vera coordinatore per l’Indo-Pacifico) fino al dipartimento di Stato. Campbell è considerato l’uomo di fiducia di Biden e l’ispiratore della strategia USA per lo scacchiere asiatico-cinese.
O Biden o Trump l’Ucraina sullo sfondo
La designazione di Campbell sembra indicare che gli Stati Uniti, anche con una prossima amministrazione del Partito Democratico, «punteranno il focus strategico e politico sull’Asia e la sfida con la Cina nell’Indio Pacifico», scrive Gaiani. «Come farebbe del resto anche Donald Trump se tornasse alla Casa Bianca e infatti ha già fatto capire che chiuderebbe in fretta la guerra in Ucraina lasciando all’Europa il compito di raccogliere i cocci».
La Russia applaude e centra il bersaglio
Il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha attribuito le dimissioni di Nuland al fallimento del corso ‘anti-russo’ dell’amministrazione Biden. «Il motivo non vi verrà detto ma è semplice: il fallimento del corso anti-russo dell’amministrazione Biden. La russofobia, proposta da Victoria Nuland come principale concetto di politica estera degli Stati Uniti, sta trascinando i democratici verso il fondo». I democratici Usa e in magma caotico europeo.
Oltre ‘L’Ue si fotta’
Nel 2016, in un’audizione al Congresso confermò il ferreo controllo sul governo ucraino affermando che gli USA avevano consiglieri in 16 ministeri a Kiev. A fine gennaio 2022 dichiarò che «se la Russia invade l’Ucraina, in un modo o nell’altro, il gasdotto Nord Stream 2 non andrà avanti». Infatti fu fatto esplodere, e altra cosa curiosa, né in Germania né nelle altre nazioni del Nord Europa dove sono state avviate inchieste sulla distruzione dei gasdotti Nord Stream, nessuno abbia mai chiesto chiarimenti su quella frase.
12 Marzo 2024
Memoria Rai 2014