Antonio Cipriani
Mattarella ha preso il Parlamento a legnate, con gentilezza. Con i capelli cotonati e quel senso di responsabilità politica e civile che oggi sembrano alieni. Ha strapazzato la politica del Governo dettando l’agenda, così ci hanno spiegato gli esperti. E tutti i politici a fiondarsi sull’agenda Mattarelliana, come fosse un cadeau da acchiappare al volo in una conferenza stampa.
Chi si è intascato la giustizia, chi la democrazia parlamentare necessaria, chi la scuola, chi ha finto di prendere sul serio i richiami sul disagio sociale crescente o sull’ingiustizia che regola la nostra società in crisi.
Peones o leader, ministri, sottosegretari, nani o ballerine, tutti a spellarsi compiaciuti le mani di fronte a un anziano che li ha presi a parole, che ha mostrato il senso di responsabilità e di equilibrio che deve possedere un uomo delle istituzioni in democrazia. Che non deve e non può essere di parte, se la parte è rappresentata dagli interessi finanziari e dalle spinte sovranazionali; da quell’insieme di regole e significati che non hanno niente a che vedere con la democrazia compiuta, ma che costituiscono la parte solida e intangibile della nostra sovranità limitata.
Mi è sembrato, Mattarella, dignitoso e consapevole. I venti che spirano da queste parti, tra populismi mediatici e scelte ecologiche devastanti, non promettono niente di buono. Sollevano polveroni che impediscono ai cittadini di vedere le condizioni reali in cui viviamo in questo paese in cui alle ingiustizie quotidiane, alla meritocrazia come finzione, alle posizioni politiche roboanti e futili, corrisponde una visione prospettica oscura, non identificabile se non in un rigoroso rispetto di diktat economici e militari internazionali.
Non è certo una storia nuova. E di fronte ai dilettanti allo sbaraglio, il vecchio presidente ha mostrato di avere, per lo meno, rispetto per l’idea di democrazia che non può prescindere dal bene comune.
6 Febbraio 2022