TRUMP NUOVO PRESIDENTE USA.
CHE FARE IN RISPOSTA AL RITORNO NEL MONDO ALLA «CIVILTA’» DEI MURI E DEGLI APARTHEID SOCIALI ED UMANI?
A proposito della guerra.
Riccardo Petrella
Una delle sole proposte chiare del Signor Trump candidato è stata quella, se eletto, di cacciare immediatamente dal territorio degli Stati Uniti tutti gli immigrati detti clandestini e di portare a termine, consolidandola, la costruzione del muro, iniziata nel 1994, su tutta la lunghezza della frontiera Stati Uniti-Messico, «da costa a costa». Una volta terminato, il muro – che i Messicani chiamano «il muro della vergogna» – sarà lungo più di 3.140 pari al doppio dei km che separano Roma da Kiev. Solo la grande muraglia cinese, costruita nel III° secolo prima di Cristo per difendere la Cina contro le invasioni dei Mongoli, e mantenuta in funzione fino al ‘500 , ha raggiunto i 3.400 km. Il muro degli Stati Uniti non ha nessuno scopo difensivo contro aggressioni esterne. Come il muro di Berlino fu costruito per impedire agli abitanti della Germania Est di fuggire dal paese, il muro degli Stati Uniti vuole impedire soprattutto alle popolazioni contadine messicane di emigrare negli Stati Uniti dopo che tutte le loro terre sono state accaparrate e trasformate in terre OGM dalle agroindustrie e farmaceutiche USA.
I potenti fabbricano gli apartheid sociali ed umani e costruiscono i muri di segregazione.
In questi ultimi anni anche la stragrande maggioranza degli Stati membri dell’Unione europea hanno innalzato nuovi muri, specie nei confronti della nuova ondata di immigranti in fuga dal Medio Oriente, Asia Minore e Africa subsahariana dalle guerre, dall’impoverimento e dalle persecuzioni etniche e religiose di cui i paesi europei sono in parte responsabili insieme alle classi dirigenti locali. Se si aggiungono il muro divisionario tra ciprioti turchi e ciprioti greci e, soprattutto, il muro innalzato da Israele tra israeliani e le popolazioni palestinesi del territorio a colabrodo in cui Israele ha ridotto la Palestina, è certo che siamo ritornati ai tempi feudali e medievali delle « città -Stato» murate, dominate dalle guerre e dai conflitti fratricidi in seno ad « imperi » .Si pensi oggi alle « gated cities » create a migliaia nel mondo intero nelle grandi città e megalopoli.
La differenza con il passato è che gli imperi di oggi ci sono realmente, sono molto più dominatori ed oppressori di quelli del passato e che le armi a disposizione dei guerrieri imperiali e dei loro vassalli sono infinitamente più distruttrici e penalizzanti di quelle ancora in uso nell’800. La « civiltà » odierna dei muri è strutturalmente anti-umana perché sempre di più tecnologizzata (si pensi all’uso delle hightech per la creazione di frontiere effettivamente invalicabili).
Ma gli esclusi, i dimenticati, si rivoltano e, grazie allo strumento democratico delle elezioni, mandano a gambe in aria tutti i potenti che credevano essere gentili perché compassionevoli e si affidano ad un potente populista, truculento, non amato dalle elite oligarchiche ben «borghesi», ma che è visto dai dimenticati come uno di loro.
Ciò è già avvenuto negli USA 30 anni con l’elezione alla presidenza dell’attore cowboyano Ronald Reagan ed in Italia con l’avvento al potere di Silvio Berlusconi. L’elezione sorpresa di Trump dimostra, in effetti, un’altra grande differenza con il passato: la forza di cui possono disporre i popoli ed i cittadini grazie ai pur incompleti e fragili sistemi democratici. Quale che siano le analisi più approfondite e rigorose che di questa elezione si potranno fare nei prossimi mesi, mi pare evidente che una parte variegata del popolo USA che si è considerata dimenticata da tutti i potenti ha creduto che Trump possa ridare loro dignità e futuro (a giusto o a cattivo titolo) contro i potenti elitisti fautori di apartheid.
Siamo di fronte ad una di quelle forme di mistificazione e di alienazione collettive di cui la storia ha « gratificato » l’umanità e dalla quale i popoli sono riusciti a liberarsi solo grazie a profondi capovolgimenti (rari perché difficili).
La presidenza Trump deve dare forza in Europa alle scelte in favore della pace e della sovranità comune e condivisa dei popoli europei. L’alibi USA è finito. E’ tempo di NATOexit.
A mio parere, la presidenza Trump, se mantiene l’opzione di rivedere i rapporti USA-Europa in seno alla NATO nel senso di esigere un maggiore impegno finanziario e militare dell’Europa, potrebbe offrire l’occasione per gli Europei di mettersi in coerenza con la pretesa che l’integrazione europea è fonte di pace ( questo alibi non funziona più). E’ tempo di rinegoziare l’uscita degli Stati dell’Unione europea dalla NATO e di definire una politica della sicurezza europea non contro gli USA ma autonoma, sovrana, pacifica, in stretto legame con la giustizia sociale, liberata dal dominio degli USA. E questo non può avvenire che nel rispetto dei processi democratici, in particolare attraverso diversi referendum popolari ai livelli nazionali ed a livello europeo.
Chi ha paura di un referendum europeo sull’indipendenza europea in materia di sicurezza comune europea sotto il controllo del Parlamento europeo ?
Non certo l’umanità che da questi cambiamenti tirerebbe importanti benefici collettivi.