Giorgio Bongiovanni
La maggioranza e il governo lasciano l’aula del Senato
Nell’aula del Senato, l’ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato ha dimostrato con rigore scientifico e giuridico che il ministro della giustizia Carlo Nordio è il promotore di una “nuova politica criminale“.
Le forze di maggioranza (formata da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega) e il governo fascista guidato da Giorgia Meloni hanno dimostrato tutta la loro inefficienza e mancanza di educazione nel momento in cui, durante il discorso di Scarpinato, hanno abbandonato l’aula, lasciando quasi vuoto l’emiciclo.
Tra i seggi sono rimasti solo due leghisti, il capogruppo Massimiliano Romeo e la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno. Tuttavia, la nota sorprendente è l’incredibile risibilità del contesto, evidenziata dal fatto che persino i ‘fratelli scemi’ di una certa sinistra renziana hanno abbandonato i loro posti.
Ma cosa ha fatto fuggire le forze di maggioranza e il governo?
Scarpinato ha pronunciato un discorso giuridicamente ineccepibile in cui sono stati elencati tutti gli interventi legislativi che, di fatto, porteranno l’Italia “verso un modello oligarchico e neo autoritario” con l’accentramento del potere nelle mani “di vecchi e nuovi padroni” come “potentati economici sovranazionali, nel settore bancario, dell’energia, delle comunicazioni, della farmaceutica ed in altri settori“; tutti uniti quando “si tratta di schiacciare i salari e i diritti dei lavoratori e dei cittadini senza potere“, ha detto Scarpinato.
Questo modello antidemocratico, ha specificato l’ex magistrato, per essere realizzato ha bisogno “di un Ministro della giustizia, che, incarnando lo spirito del tempo, si attivi adeguatamente per riformare la Costituzione, in modo da ricondurre l’ordine giudiziario sotto il controllo dei vertici politici” e che adegui “il sistema penale all’assetto classista della società”.
Un compito a cui il ministro Nordio sta adempiendo pienamente: basti vedere le recenti riforme della giustizia in tema di separazione delle carriere per i magistrati, prescrizione, i bavagli imposti alla stampa, le continue limitazioni delle “indagini sui reati dei colletti bianchi” e sull’utilizzo delle intercettazioni che sono, come ha ricordato Scarpinato, “l’unico strumento rivelatosi efficace, alla luce dell’esperienza, a perforare lo scudo di omertà blindato e trasversale che garantisce l’impunità per gli affari sporchi di corrotti e di faccendieri sempre più spesso legati da segreti matrimoni di interesse con le mafie”.
E poi ancora, l’abolizione del reato di abuso d’ufficio e la riforma del traffico di influenze: “Con queste riforme il Ministro, che è andato via, quindi non mi posso rivolgere direttamente a lui, ha riabilitato tutti i 3.600 condannati per abuso d’ufficio dal 1996 al 2020, ossia il peggio del peggio dei pubblici amministratori, e ha legittimato per il futuro l’abuso del potere pubblico e l’interesse privato in atti d’ufficio, lasciando indifesi i cittadini contro i favoritismi, le prevaricazioni di tanti piccoli e grandi Don Rodrigo, determinando una degradazione dell’etica pubblica e minando gravemente la credibilità dello Stato“.
Anche in presenza di tutte queste modifiche, è emerso un corollario di motivazioni risibili, del tutto sprovviste di qualsiasi giustificazione di natura giuridica o sociale. Anzi, si è constatato il completo vuoto di argomentazioni che possano legittimare tali cambiamenti. Così operando il “ministro ha ampliato gli spazi di azione e di impunità per tanti lobbisti, affaristi e faccendieri in una fase storica nella quale è iniziata la grande corsa all’oro dei miliardi del PNRR e nella quale, per un verso, è stata ampliata a dismisura la discrezionalità dei pubblici amministratori e, per altro verso, si sta procedendo a depotenziare sistematicamente tutti i controlli – quelli della Corte dei conti e quelli dell’ANAC – e a svuotare la responsabilità erariale” ha ribadito Scarpinato.
Lo scopo è chiaro: l’edificazione “di un diritto penale di casta, che realizza i desiderata di piccoli e grandi padroni“. “Noi – ha concluso – infatti abbiamo scelto di stare dall’altra parte della barricata: stiamo dalla parte dei cittadini senza potere e dalla parte di quell’Italia che ancora crede nell’onestà e nella giustizia uguale per tutti. Va bene dunque quest’Aula vuota, perché resteremo noi a difendere questo Paese!”.