di Gianni Barbacetto
Andare a Strasburgo per arrivare a Brescia. Nella speranza di incenerire la condanna definitiva per frode fiscale. I difensori di Silvio Berlusconi puntano alla revisione (a Brescia) del processo di Milano in cui è stato condannato e per cui ha perso il seggio di senatore. Per ottenere la revisione, sarebbe utile avere una sentenza favorevole (a Strasburgo) presso la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Strada impervia e lunghissima, ma il cammino è iniziato.
Il governo italiano ha tempo fino al 15 settembre 2021 per rispondere alle dieci domande poste dalla Cedu sulla condanna del 2013. È un passo obbligato della procedura innescata dall’ex presidente del Consiglio che nel 2014 ha fatto ricorso contro l’Italia, per la sentenza che lo ha condannato a 4 anni per frode fiscale, nel 2012 in primo grado, nel 2013 in appello e nell’agosto dello stesso anno definitivamente in Cassazione.
Il ricorso presso i giudici di Strasburgo non potrà ribaltare la sentenza italiana, che ha in maniera definitiva accertato i fatti: Berlusconi, con un gioco di specchi realizzato attraverso società estere, ha nascosto al fisco italiano (e agli azionisti di minoranza di Mediaset) 368 milioni di dollari, di cui 7,3 sopravvissuti alla prescrizione e sufficienti a farlo condannare a 4 anni. Ma se la Cedu dovesse accogliere qualcuna delle doglianze (o tutte) che i suoi difensori hanno lamentato, potrebbe condannare lo Stato italiano e questo potrebbe essere un buon motivo per ottenere un nuovo processo (già chiesto) presso la Corte d’appello di Brescia. Con la speranza che – questo sì – ribalti la sentenza di condanna.
Il gruppo dei difensori di Berlusconi (Niccolò Ghedini, Andrea Saccucci, Franco Coppi, Bruno Nascimbene, Keir Starmer, Steven Powles, del foro di Milano, Roma, Padova, Londra) ha portato a Strasburgo 18 punti di critica al procedimento sui diritti Mediaset, sostenendo che Berlusconi non abbia avuto un giusto processo. Ne è nato il procedimento numero 8683/14, “Berlusconi contro Italia”. Dopo sette anni, i giudici Cedu hanno ritenuto ammissibile il ricorso e hanno chiesto al governo italiano – come previsto dalla procedura – di rispondere alle questioni poste dalle difese di Berlusconi, condensate in dieci punti, per verificare se il condannato ha avuto un giudizio regolare.
Alle dieci domande risponderà ora l’avvocatura dello Stato, che di norma difende le scelte dell’Italia, dunque dei giudici italiani, contro i ricorrenti. Sono questioni forse nuove per i giudici di Strasburgo, ma già mille volte affrontate, discusse e risolte nel dibattito processuale, giuridico, politico e giornalistico in Italia. Eccole.
1.
Berlusconi “ha beneficiato di una procedura dinanzi a un tribunale indipendente e imparziale e costituito per legge?”. Era regolare l’assegnazione alla sezione feriale della Cassazione? Tutto regolare, hanno già risposto i magistrati di Roma.
2.
“È stato giudicato da un tribunale imparziale”, visto che il presidente del collegio di Cassazione, Antonio Esposito, rese dichiarazioni alla stampa “poco tempo dopo la lettura del dispositivo e prima del deposito in cancelleria delle motivazioni della sentenza che confermava la sua condanna per frode fiscale?”. Esternazione già oggetto di procedimento disciplinare, concluso con la più ampia assoluzione.
3.
Berlusconi aveva modo in Italia di “sollevare la doglianza relativa alla violazione del diritto a un tribunale imparziale?”.
4.
“Il rigetto di cinque richieste di rinvio dell’udienza per legittimo impedimento e per ragioni di salute ha privato il ricorrente del diritto di partecipare al suo processo?”. L’eterna strategia di fuga dal processo.
5.
“Il rigetto della richiesta di traduzione di alcuni documenti del fascicolo ha privato il ricorrente del suo diritto di essere informato, in una lingua a lui comprensibile, della natura e dei motivi dell’accusa formulata a suo carico?”. Qualcuno dei tanti suoi avvocati glieli avrà tradotti?
6.
“Il ricorrente ha avuto il tempo necessario alla preparazione della sua difesa?”. Molti anni.
7.
“Il ricorrente ha avuto un processo equo”, con la possibilità di far interrogare testimoni di difesa e d’accusa?
8.
“L’azione per la quale il ricorrente è stato condannato costituiva reato secondo il diritto nazionale al momento in cui è stata commessa?”. Sì.
9.
“Il ricorrente si è visto infliggere una pena più grave rispetto a quella che era applicabile al momento in cui la violazione è stata commessa, in ragione della mancata applicazione delle circostanze attenuanti?”.
10.
“Il ricorrente è stato processato due volte per lo stesso reato” (processo Mediaset e processo Mediatrade), per fatti che “a suo dire, erano sostanzialmente identici?”. Erano fatti diversi.
Basta la lettura delle dieci domande per capire che sarà facile per l’Avvocatura dello Stato respingere le richieste di Berlusconi. Poi saranno i giudici di Strasburgo a decidere. E quelli di Brescia (chissà) a rifiutare la revisione o a ricominciare da capo.
18 maggio 2021